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Chi comanderà in Siria dopo Assad

Che cosa sta succedendo in Siria. Fatti, nomi, approfondimenti e testimonianze

Cambio di regime in corso in Siria: sta finendo l’era Assad, ma chi comanderà davvero?

Ecco fatti, schede e approfondimenti sul crollo del regime sciita rappresenterebbe il più significativo sviluppo politico in Medio Oriente dal 7 ottobre dello scorso anno.

LE ULTIME NOTIZIE DALLA SIRIA

I ribelli siriani guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) sono entrati nella capitale Damasco e l’hanno dichiarata “libera” dal regime autoritario del presidente Bashar al-Assad, in carica da 24 anni.  Dopo 14 anni di guerra civile, inizia “una nuova era per la Siria”, hanno scritto su Telegram.

LE MOSSE DEGLI ANTI ASSAD

Gli anti Assad non avrebbero incontrato opposizione – secondo la Bbc – da parte dell’esercito alle porte di Damasco, ultimo atto di un’avanzata-lampo durata poco più di una settimana. Poco prima, avevano preso il controllo della città di Homs, la terza del Paese e importante snodo strategico verso le basi russe nel Mediterraneo.

ASSAD FUGGITO?

I vertici dell’esercito, secondo quanto riporta Reuters citando fonti interne, avrebbero informato gli ufficiali che Bashar al-Assad sarebbe fuggito da Damasco verso una destinazione sconosciuta – informazione non confermata dalle autorità siriane – e che il regime sarebbe giunto al capolinea. Il primo ministro siriano Mohammed Ghazi Jalali ha dichiarato che il governo è pronto a “tendere la mano” all’opposizione e cedere le funzioni a un esecutivo di transizione, secondo la ricostruzione di Ap.

CHI E’ IL LEADER DEGLI ANTI ASSAD

Abu Mohammed al-Jolani, capo dell’Hts e artefice dell’offensiva di questi giorni, dopo aver rotto i legami con al-Qaeda nel 2016 ha cercato di presentarsi come un leader più moderato, ha sottolineato il Guardian.

LE PAROLE DI TRUMP

Poco prima dell’ingresso dei ribelli a Damasco, il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump aveva affermato che Washington non dovrebbe impegnarsi militarmente in Siria, aggiungendo che “questa non è la nostra guerra”, in risposta ad alcune indirette aperture diplomatiche di Assad verso gli Usa.

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IL PUNTO DELL’AGI SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO IN SIRIA

Gli insorti siriani del gruppo Hayat Tahrir al-Sham guidato da Abu Mohammed al-Jolani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa, che hanno lanciato un’offensiva contro il governo di Bashar al-Assad appena undici giorni fa, hanno annunciato il loro ingresso a Damasco nelle prime ore di oggi, dichiarando la città “libera”, in mezzo a notizie secondo cui il presidente avrebbe lasciato il Paese su un aereo “speciale” di cui non si conosce la destinazione.

l comando delle operazioni militari della coalizione di gruppi islamisti e filo-turchi che guidano l’offensiva degli insorti ha inviato una dichiarazione in cui afferma che Damasco, una delle città più antiche del mondo, è “libera dal tiranno Bashar al-Assad”, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ha affermato che il presidente siriano ha lasciato l’aeroporto della città con un aereo “speciale”.

Inoltre, l’Ong con sede nel Regno Unito, che ha una vasta rete di partner sul posto, ha affermato che “i funzionari di sicurezza del regime si sono ritirati dall’aeroporto internazionale di Damasco dopo il decollo di un aereo privato che probabilmente trasportava Bashar al-Assad”.

Al momento non ci sono comunicazioni da parte del governo fedele ad al-Assad. “Questo è il momento che gli sfollati e i prigionieri aspettavano da tempo, il momento di tornare a casa e il momento della libertà dopo decenni di oppressione e sofferenza”, ha aggiunto l’alleanza islamista in un comunicato.

Nel frattempo, fonti presenti a Damasco hanno riferito della presa dell’edificio principale della radiotelevisione siriana da parte di uomini armati non identificati, che hanno ordinato di lasciare i locali, mentre migliaia di persone si sono radunate in piazza degli Omayyadi, uno dei punti nevralgici della città, dove, oltre alla stazione televisiva, si trovano le sedi del ministero della Difesa e dell’esercito. Gli islamisti hanno anche confermato la presa della prigione militare di Saydnaya, situata a circa 30 chilometri a nord di Damasco e uno dei centri di repressione del regime di Bashar al-Assad, e la liberazione dei suoi prigionieri.

Poche ore prima, i ribelli guidati dall’Organizzazione per la Liberazione del Levante (Hayat Tahrir al Sham o HTS, in arabo), erede dell’affiliata siriana di Al Qaeda, hanno annunciato la totale cattura della città di Homs, situata a circa 160 chilometri a nord di Damasco, un’estremizzazione che è stata negata al momento dall’esercito fedele a Damasco.

Tuttavia, Al Jazeera ha riferito di festeggiamenti nelle strade di Homs, dove centinaia di persone si sono riunite presso l’iconica “rotonda dell’orologio” nel centro della città, chiedendo la caduta del presidente siriano.

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ESTRATTO DEL POST DA ALEPPO DI FRANCESCA BORRI TRATTO DAL SUO PROFILO FACEBOOK:

(Francesca Borri, studi in relazioni internazionali, dopo una prima esperienza nei Balcani ha lavorato in Medio Oriente, e in particolare in Israele e Palestina, come specialista di diritti umani. Nel 2012 ha deciso di raccontare la battaglia di Aleppo come giornalista freelance, e da allora, i suoi reportage sono stati tradotti in 21 lingue)

Appena i sostenitori di Assad sono venuti meno, è venuto meno. Perché senza Hezbollah, e la Russia, non è niente. Senza le armi, e la violenza. Non è che uno spacciatore di Captagon: l’anfetamina il cui export è il 25% del PIL.

Come tutti i siriani ora sparsi ovunque, non sono mai andata via da Aleppo. E né mai andrò via.

In Siria ho visto tutto il male del mondo. E lì resterò per sempre.

So che è complicato. Perché so perfettamente cosa è Hayat Tahrir al-Sham. Questa milizia che nel giro di tre giorni,ha riconquistato Aleppo e adesso avanza verso Damasco: è un’evoluzione di Jabhat al-Nusra. O più esattamente, un re-branding. Un’operazione di marketing. Perché Jabhat al-Nusra era al-Qaeda. Letteralmente. Era la filiale di al-Qaeda in Siria. Hayat Tahrir al-Sham non ha niente in comune con gli attivisti da cui tutto è iniziato. E in un certo senso, la Siria stessa non ha niente in comune con la Siria in cui tutto è iniziato.

Perché di cosa parliamo, ormai, quando parliamo di Siria, se oltre la metà dei siriani è sottoterra o all’estero? Cosa è la Siria, oggi? E chi sono i siriani? Ed è chiaro che dietro tutto questo c’è Erdogan. Che la caduta di Aleppo non riguarda tanto la Siria, quanto l’intero Medio Oriente, ed è un effetto della guerra di Gaza: della disfatta di Gaza. E di tutto l’asse sciita.

Perché soprattutto ora che Trump è di nuovo alla guida degli Stati Uniti, si va verso la normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita, e diversi equilibri. E la Turchia sta tentando sia di arginare bin Salman, sia di inserirsi nello spazio lasciato da un Iran in crisi. Hayat Tahrir al-Sham non è che una sua pedina. E quando non sarà più utile, verrà liquidata. Non è un movimento di resistenza. Non combatte una guerra di liberazione. Appunto: non è che una milizia tra mille milizie.

Ma d’altra parte: in un paese in cui il 90% della popolazione è in povertà, in povertà assoluta, cosa pensavate di avere? Una generazione di Frantz Fanon? Di Che Guevara? Un’avanguardia illuminata che la sera legge Gramsci?

Sono ventenni, trentenni, che nella vita non hanno avuto che sangue e macerie. Volevate anche che fossero perfetti? I poveri, diceva Manzoni: ci vuole poco a farli comparir birboni.

Quello che conta, è la direzione della Storia. Per molti, il 7 ottobre è arrivato imprevisto a sovvertire le cose. A destabilizzare tutto. Ma la quiete del giorno prima, un giorno in cui ero a Jenin, in mezzo al solito raid, i soliti morti, perché a Jenin, quella era la vita – quella quiete, era quiete o repressione? Pace o guerra? Il silenzio, era silenzio o paura? Il Medio Oriente era fermo perché stabile, o fermo perché fermato?

Dalla Tunisia allo Yemen, è da anni ormai che vivere qui significa vivere ogni giorno, ogni ora, tra fratelli, padri, figli, amici morti, arrestati, torturati, spariti, fuggiti. Una vita di problemi. Costantemente. Una vita senza respiro.

Dico che l’Iran salterà, che questo è l’obiettivo ultimo di Netanyahu, il cambio di regime a Teheran, ma che l’Iran salterà perché questo è l’obiettivo degli iraniani, e in Europa, molti mi guardano come un’illusa: e invece, certo che salterà. Cosa sono quarant’anni di ayatollah, nella storia millenaria della Persia?

La Primavera Araba non è mai finita. Perché non sono mai finite le sue ragioni.

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