Un grande campione dello sport è tale non solo per il valore atletico ma anche per le qualità umane: insieme queste doti ne fanno un personaggio unico nella sua specialità. L’ascesa di Sinner in questi ultimi anni è stata qualcosa di prodigioso anche in considerazione della giovanissima età: ha rapidamente scalato in modo incalzante, vertiginoso e dirompente tutte le classifiche del tennis mondiale fino a diventare il numero uno del range ATP, battendo tutti i migliori tennisti in circolazione e vincendo tornei di altissimo prestigio.
Quando da adolescente iniziava questa fantastica galoppata che lo ha portato ai vertici, probabilmente seguiva le prodezze di altri grandi campioni che lo hanno preceduto, ammirandoli e prendendoli ad esempio ma con un’idea fissa in testa: diventare il numero uno. Dirlo o raccontarlo è facile, ma lui e i sui preparatori atletici, lo staff che lo ha circondato di attenzioni e consigli sanno benissimo – e lo hanno sperimentato – che dietro grandi e continuative vittorie ci sono giorni e giorni di dura preparazione e fatica, di oscuro sacrificio, di meticoloso apprendimento delle tattiche e delle strategie di gioco, di affinamento di ogni colpo di racchetta, dalla battuta al palleggio, ai lungolinea micidiali e ai passanti incrociati che lo hanno reso ineguagliabile, un vero talento, una forza della natura che è andata via via perfezionandosi sino ad ottenere i risultati strabilianti ai quali ci ha abituati.
Eravamo orfani da tempo di grandi campioni, possiamo dire, in molte discipline sportive, ma Sinner e altri talentuosi campioni, soprattutto dal nuoto all’atletica, ci hanno restituito l’orgoglio di essere rappresentati in vari ambiti ai massimi livelli. Sinner ha conquistato i cuori e il tifo della gente fino all’immedesimazione, fino a sentirsi parte delle sue emozioni, dei suoi gesti atletici, ammirati da tanta bravura. Ma ciò che lo ha reso unico, un vero esempio per tutti e in primis per i giovani, è la sua innata e coltivata educazione, il suo stile mite e mai supponente, il saper anteporre l’autocritica (anche quando non ce n’è bisogno) alla celebrazione di sé e delle sue performance, la sua mitezza e la sua umiltà: questi sono valori che rendono leggendario un campione dello sport. La sua grande umanità, la capacità di saper parlare a tutti, la sensibilità e il rispetto sempre rivolti ai suoi avversari ne hanno fatto un ragazzo maturo, un vero valore aggiunto per chi pratica un’attività sportiva dove la competizione e l’agonismo non devono mai offuscare i sentimenti e la naturalezza dell’approccio con cui si affronta una gara, un match nel suo caso, preparati a vincerlo ma ben disposti ad accettare anche una sconfitta come punto di partenza per migliorarsi, per rivedere eventuali errori ed emendarli.
Mai una polemica, neanche di fronte ad evidenti errori arbitrali, una naturalezza che è il talento innato e virtuoso dei grandi campioni, la capacità di usare riguardo e gentilezza, ricordiamo tutti quando reggeva l’ombrello alla raccattapalle in una pausa del match, conversando con lei come si fa con amici conosciuti da tempo. I veri grandi sono persone semplici e – come mi disse in una intervista un altro grande altoatesino, Reinhold Messner – in loro “le dimensioni umane nascoste sono più interessanti di quelle trionfalistiche”. Si guarda e si ammira l’eroe, il fuoriclasse ma si trascura spesso – nel fargli elogio- la grande umanità che è in lui.
Capita ora che Sinner debba rinunciare a partecipare alle Olimpiadi – che tanto sognava, fino a essere nella sua mente la competizione più prestigiosa e rappresentativa di un’appartenenza, quella di essere testimone del suo Paese – e credo che si tratti di un’assenza forzata dolorosa: il cuore lo portava a Parigi ma una banale tonsillite (impedimento dirimente per un atleta) lo ha fermato. Penso al suo rammarico, apprezzando la sua grande e spontanea sensibilità – penso quasi ad un dolore vissuto intimamente e non compensabile. Anche in questo caso Sinner, pur esprimendo il dispiacere di non essere presente e dimostrare il suo valore, ha saputo metabolizzare questa rinuncia imposta da motivi di salute per guardare oltre.
Ci sono altri traguardi che lo aspettano, quattro anni passano in fretta e alle prossime olimpiadi Sinner sarà ancora giovanissimo e il campione da battere. Verranno altri tornei e lui sarà presente, preparato, pronto a misurarsi, desideroso di vincere. Siamo tutti orgogliosi di questo ragazzo e personalmente sono commosso dall’aver letto che il suo più grande dispiacere è quello di non poter rappresentare il suo Paese.
Dobbiamo imparare da questo giovane atleta e grande campione tutte quelle doti, quei valori umani che andiamo cercando nella nostra vita e che la società ha troppe volte dimenticato. La sua lealtà, la sua serietà, la sua forte motivazione lo accompagneranno – ne sono certo – in altre grandi imprese.