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Berlusconi

Ecco il (vero?) testamento di Silvio Berlusconi

Il testamento ombra di Silvio Berlusconi: ai figli azioni e ville, a Marina e a Giorgia il "brand Berlusconi"? Il Cameo di Riccardo Ruggeri.

Un amico, giovane e riservato, mi ha chiesto un’intervista, ponendomi sette domande sul testamento di Silvio Berlusconi. Si dice che sarà aperto prossimamente. Le mie risposte sono quelle di un semplice “scenarista apòta”.

Ci fu un tempo, a cavallo degli anni 2000, in cui fui consulente (segreto) di alcune famiglie dell’imprenditoria che volevano ragionare di successione. Suggerivo loro che, accanto al testamento depositato dal notaio, ce ne fosse un altro “ombra”. Per me solo l’integrazione dei due avrebbe configurato il vero testamento. Perché il testamento è il tabernacolo della nostra vita, lì ci sono tutte le ostie, benedette o no, che hanno connotato il nostro viaggio sulla terra. Con il testamento “ombra” hai la possibilità di tornare umano nel momento in cui cade l’eterna illusione di diventare immortale accumulando poteri e ricchezze.

1 Adesso manca l’ultimo capitolo di ogni saga imprenditoriale che si rispetti: l’apertura del “Testamento”. Lei che ne ha viste tante, che cosa si aspetta?

Silvio Berlusconi rappresenta un unicum perché solo lui, nel mondo occidentale, possiede un partito politico, inteso come asset di cui disporre. Alle ultime elezioni 2,3 milioni di elettori lo hanno votato (8,6%, secondo i sondaggisti più della metà sono da considerarsi voti ad personam) e i suoi 31 deputati sono indispensabili a Giorgia Meloni per governare il Paese. Forza Italia ha debiti verso la Famiglia Berlusconi per circa 100 milioni €, ed è questo aspetto che lo trasforma in un asset di alto valore strategico.

Invece, il patrimonio classico è rappresentato, oltre che da immobili, ville, terreni, opere d’arte, jet privati, ecc., dalla holding di famiglia, con tutte le partecipazioni azionarie. Qua Berlusconi ha già proceduto a una ripartizione fra i cinque figli, assegnando ad ognuno poco meno del 8%, trattenendo per se oltre il 60%.

Se non avesse disposto diversamente, per la legge tutte le azioni da lui possedute verrebbero divise in parti uguali, per cui i primi due figli andrebbero in minoranza con circa il 40%, contro circa il 60% degli altri tre. Soluzione inverosimile, stante che i primi due sono invecchiati sul core business.

Però la legge stabilisce anche un’altra opzione: mentre i due terzi dell’intero patrimonio devono essere tassativamente distribuiti in parti uguali fra tutti, con la parte a lui riservata Berlusconi potrebbe aver fatto tornare in maggioranza i primi due, e compensare con asset diversi gli altri tre, come successe alla morte di Gianni Agnelli.

Visto che l’ha citato, mi permetta un inciso: cosa avevano in comune l’Avvocato e il Cavaliere, a parte l’amore sconfinato per le donne?

Erano due arcitaliani voraci, ai quali noi italiani stavamo bene così, non pretendevano di cambiarci. E noi della maggioranza silenziosa, proprio per questo, li abbiamo accettati, senza amarli troppo, ma anche senza disprezzarli troppo.

E del “patrimonio segreto” di Berlusconi che dice?

Nessuno può dire se sia mai esistito, e anche se fosse esistito, potrebbe essere rientrato legalmente con i condoni. Una cosa è certa, se ci fosse, non entrerebbe nell’asse, sarebbe tutto a disposizione di Marina, l’unica persona di cui si fidava, morta sua mamma.

4 Quindi, che cosa succederà? La vedo perplesso sul futuro.

Berlusconi non poteva non sapere che i successori, con quella configurazione di asset industriali, non sopravviverebbero nell’acquario di squali che è diventato il mondo del business, targato Ceo capitalism. La soluzione migliore sarebbe ripetere quella degli Agnelli, con il modello “spezzatino” targato Sergio Marchionne: vendere tutto e lasciare nottetempo l’Italia.

L’operazione non sarebbe ripetibile?

Non credo. Gianni Letta e Fedele Confalonieri non hanno né l’età né la postura adatta a tale mondo, incomprensibile a quella generazione di persone perbene e ancora ricche di valori umani. Oggi il peggio del business globalizzato ha cooptato il peggio della politica, il wokismo si è mischiato con il capitalismo industriale e bancario più bieco, dando origine a un nuovo fascismo capitalista.

Chi sarà il successore?

Nella Chiesa cattolica vige un principio non scritto, che però sta alla base delle successioni dei Conventi. Una delle sue menti oggi più eccelse è quella di Elmar Salmann, monaco benedettino tedesco, maestro di teologia sapienziale. Sostiene che nei Conventi, alla morte dell’Abate, se ne elegge uno nuovo, che abbia però caratteristiche opposte al predecessore. Modalità geniale per gestire, dall’interno, il “cambiamento”.

 Secondo questa assunzione, chi sarà il nuovo Abate?

Da “scenarista apòta”, le rispondo Marina Berlusconi, con l’aiuto di Giorgia Meloni. Sono certo che entrambe hanno capito che il valore del “Brand Berlusconi” si esalta in Forza Italia, non in Fininvest. Quindi, prima devono mettere in sicurezza, poi potenziare, Forza Italia, anche perché FI è l’unico a rappresentare i popolari europei, oggi e domani al governo in Europa. Berlusconi fondò un partito politico per salvare le aziende, perché non utilizzare la politica per permettere a Marina di massimizzare il valore delle stesse nella vendita, mantenendo il Brand? Marina e Giorgia sono due donne di polso, con interessi diversi sul lungo, ma coincidenti sul breve.

Come finirà? Lo sapremo solo vivendo. Prosit!

Zafferano.it

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