TUTTI CONTRO LA RUSSIA? SICURI SICURI?…
Su Formiche Francesco Bechis scrive: «Il fascino di Putin ha colpito quasi tutti i partiti, chi più chi (molto) meno, ha inebriato una parte del mondo industriale, impegnato fino all’ultimo minuto, perfino con i carri armati già sulla strada per Kiev, a strappare concessioni e scavare canali preferenziali. Contribuendo ad abbozzare l’identikit di un paese, volente o no, diventato campo da gioco del “potere tagliente” russo».
Nella nostra informazione che ha indossato l’elmetto c’è una rilevante mancanza di analisi critica. In Francia i partiti filo Putin sono quello lepeniano dato al 20 per cento, l’estremista France Insoumise data al 13 per cento, il vecchio Pcf al 4 per cento, poi c’è l’incerto movimento di Éric Zemmour al 10 per cento. Solo il verde Yannick Jadot ha chiesto il ritiro della Total da Mosca. In Spagna al governo c’è un movimento come Podemos molto incerto sull’appoggio militare all’Ucraina, mentre il premier socialista, che ha denunciato il movimento russofobico Vox (prezioso alleato dei conservatori polacchi, i principali nemici di Mosca), ha impiegato sei mesi prima di parlare al telefono con Joe Biden, perché ha legami troppo stretti con la maduriana russofila Caracas. E questo per non citare Gerhard Schröder che continua a scorazzare per Mosca e a essere membro della Spd, partito del cancelliere tedesco in carica.
SOLO LOBBY PRO RUSSIA IN ITALIA?…
Sul Sussidiario Gennaro da Varzi scrive: «Ma non sono neanche sfuggite le prese di posizione dell’ala “pacifista” del partito, sempre più insofferente verso le posizioni del segretario. Ha sorpreso la presa di distanza di Graziano Delrio, fino a pochi mesi fa capogruppo alla Camera. Più prevedibili le posizioni della sinistra storica del partito, che però stavolta si è affidata ad un nuovo volto per far sentire la propria voce. È infatti emersa in queste settimane una nuova leadership interna al Pd intorno a Elly Schlein, la giovane vice-presidente della regione Emilia-Romagna. Netto il rifiuto da parte sua di accettare senza discutere la svolta a favore delle nuove spese militari, della difesa unica europea, dell’escalation verso una nuova guerra fredda».
La verità è che la politica italiana dopo il commissariamento dall’alto praticato da Giorgio Napolitano è affidata (soprattutto a sinistra) più a compagnie di ventura spesso legate a influenze straniere che a un vero rapporto con la società italiana e Delrio, dalla sua, è legato alla lobby filocinese prodiana.
DESTABILIZZIAMO LA SECONDA POTENZA NUCLEARE?…
Sulla Zuppa di Porro Toni Capuozzo scrive: «Ingolositi dall’opportunità di sconfiggere non solo l’invasione, ma il regime russo, di sbarazzarsi di Putin. Nessuno che si chieda qualcosa sul dopo, e nessuno che si interroghi su quanto tempo possa durare, e quante vite costare, e quali contagi. La Russia non è una Libia qualunque da provocare. L’Unione Europea sembra una Nato in borghese, i leader sembrano generali, e trattano la questione come se fosse una campagna elettorale. Gli unici a mostrare prudenza sono i generali veri, che conoscono i rischi».
È moralmente necessario stare con l’Ucraina aggredita, è giusto armarla perché tratti da posizioni di forza ed è dunque simmetricamente corretto mettere sanzioni a Mosca per indebolirla. Però perseguire la strategia di destabilizzare la seconda potenza nucleare del pianeta senza sapere quali esiti avrà questo tentativo, è da irresponsabili.
MAPPA DEI POCO ANTI PUTINIANI
Su Dagospia si cita un intervista di Federico Novella sulla Verità a Marco Carnelos, ex ambasciatore italiano in Iraq, che dice: «Diversi segnali mi fanno temere che Mosca sia molto meno isolata di quanto viene raccontato in questi giorni. È stata sostanzialmente sanzionata solo dalle democrazie occidentali, il resto del mondo sembra riluttante o indifferente. Il presidente siriano Assad è stato in visita negli Emirati. L’Arabia Saudita si rifiuta di aumentare la produzione di petrolio per calmierarne il prezzo, e progetta di commerciare con Pechino in valuta cinese. L’India si rifiuta di sanzionare la Russia, e quadruplica l’acquisto di petrolio da Mosca. Insomma, anche alcune potenze alleate o amiche degli Usa iniziano a dare segni di insofferenza. L’intero sistema finanziario internazionale che ruota intorno al dollaro rischia dei contraccolpi. E le conseguenze di questo conflitto potrebbero essere del tutto imprevedibili, sia politicamente che economicamente».
Nella nebbia della guerra, in the fog of the war, capita di perdere di vista la realtà effettuale delle cose. Ciò non aiuta capire che cosa sta sul serio avvenendo.
LE FURBIZIE FRANCESI IN RUSSIA
Su Startmag Marco Dell’Aguzzo scrive: «Oltre a Renault, altre importanti aziende francesi non hanno mostrato intenzione di abbandonare il mercato russo. Tra queste c’è la compagnia energetica Total Energies, che possiede una quota del 19,4 per cento in Novatek (il maggiore produttore russo di gas liquefatto) e delle partecipazioni rilevanti in due progetti sul Gnl: Yamal Lng (20 per cento) e Arctic Lng 2 (10 per cento). Anche le compagnie petrolifere britanniche Bp e Shell possiedono asset importanti nel paese, ma hanno comunque deciso di rinunciare alle operazioni. Total Energies ha però specificato che non stanzierà fondi per nuovi progetti in Russia. Anche la catena di supermercati Auchan, l’azienda di fai-da-te Leroy Merlin e la società di articoli sportivi Decathlon continuano a operare in Russia. Auchan possiede 311 punti vendita nel paese, Leroy Merlin ne ha 112 e Decathlon 60. Addirittura, stando alle fonti del Telegraph, Leroy Merlin starebbe valutando un’espansione della presenza in Russia, approfittando della ritirata dei concorrenti».
Ecco un aspetto della realtà reale, vista innanzi tutto da Parigi, con cui fare i conti.
COME CAMBIERA’ LA POLITICA ESTERA TEDESCA?
Su Startmag Pierluigi Mennitti scrive: «Abbandonano il terreno neutrale degli studi e scendono in campo per una nuova politica tedesca verso la Russia novantanove esperti di Europa dell’Est, attraverso un manifesto pubblicato sugli organi di informazione e sui social media. A firmarlo professori e ricercatori universitari, storici, pubblicisti, direttori di think tank e fondazioni e anche ex ministri degli Esteri, come il polacco Radek Sikorski (che è anche il marito della storica statunitense Anne Applebaum) e Markus Meckel, ministro dell’ultimo governo della Ddr (l’unico votato in elezioni libere dopo la caduta del Muro di Berlino). Rappresentano l’ossatura dell’intellighenzia centro-europea, e tedesca in particolare, per quel che riguarda gli studi sull’Europa orientale. Il loro è soprattutto un atto di accusa nei confronti della politica tedesca, che decreta il fallimento della Ostpolitik nella versione rimodulata da Gerhard Schröder prima e da Angela Merkel poi negli ultimi due decenni. Una politica basata “sulla speranza di attenuare le crescenti ambizioni neo-imperialiste di Mosca con una combinazione di intensa diplomazia, integrazione contrattuale e molteplici rapporti commerciali”. La Germania, proseguono i firmatari, ha volutamente sottovalutato le azioni russe in Moldavia, Georgia e Ucraina (2014), firmando nel 2015, cioè un anno dopo l’annessione della Crimea e la pseudo guerra civile in Donbass, l’accordo per il deposito sui fondali del Mar Baltico dei tubi del Nord Stream 2».
La strada per costruire una coerente politica estera tedesca non sarà breve.
MOSCA ISOLATA?
Su Formiche Francesco De Palo scrive: «Londra si è detta delusa dalla postura indiana sulla guerra in Ucraina. Secondo Anne-Marie Trevelyan, ministro del Commercio del Regno Unito, l’India resta comunque un “partner commerciale incredibilmente importante”, per questa ragione sarà importante assicurarsi che Putin non sia in grado di finanziare la guerra in Ucraina in futuro. Perché Nuova Delhi non condanna la guerra russa? Il governo Modi sta pensando seriamente di acquistare petrolio russo, nonostante le sanzioni statunitensi contro Mosca. A quel punto si aprirà un tema non da poco nell’alleanza atlantica che guarda all’India come un interlocutore prezioso a quelle latitudini».
Bisogna analizzare bene che cosa sta succedendo prima di sostenere che Mosca è completamente isolata.
ARRENDERSI ALLA PROPAGANDA?
Sulla Nuova Bussola quotidiana Anna Bono scrive: «Anche il Sudafrica, altro paese astenutosi il 1° marzo, ha poi preso apertamente le parti della Russia. Il presidente Cyril Ramaphosa, dopo aver seccamente smentito il suo ministro degli Esteri Naledi Pandor che in un comunicato aveva chiesto il ritiro di Mosca dall’Ucraina, il 17 marzo ha accusato la Nato di aver scatenato la guerra in Ucraina. Pur non approvando l’uso della forza. “La guerra sarebbe stata evitata”, ha dichiarato, “se la Nato avesse ascoltato i suoi stessi leader e militari che nel corso degli anni hanno avvertito che una espansione verso est avrebbe accresciuto, non ridotto, l’instabilità nella regione”. Il suo predecessore, Jacob Zuma, tuttora tra i leader del partito di governo, l’Anc, si è spinto oltre. La sua fondazione ha diffuso un comunicato in cui si definisce “giustificabile” la decisione di Putin».
Ecco un altro elemento da considerare da parte di chi vuole fare i conti con la realtà e non arrendersi alla propaganda.
Estratto di un articolo pubblicato su Tempi, qui la versione integrale