skip to Main Content

Mattarella spacca in Parlamento ma i giornaloni non se ne accorgono

Come i grandi giornali hanno letto i 166 voti ottenuti da Mattarella.

 

Non è, o almeno non vuole essere un processo ai giornali, non foss’altro per carità di mestiere. E’ solo un elenco dei titoli di prima pagina dei quotidiani sull’esito della quarta votazione per l’elezione del Capo dello Stato e, più in generale, sulle prospettive della corsa al Quirinale: un elenco che vi propongo sfogliando la benemerita e tempestiva rassegna stampa del Senato.

Il Corriere della Sera ha titolato sulla “carta Casellati” da giocare non si sa ancora, mentre scrivo, in quale votazione, senza una parola -dico una- sui 166 voti presi da Sergio Mattarella nel quarto scrutinio, dopo i 16 del primo, i 39 del secondo e i 125 del terzo.

La Repubblica ha preferito proporre ai lettori l’immagine del “Colle dei veti incrociati”, col Mattarella relegato in fondo al sommario, pur con la riconosciuta “crescita” dell’ipotesi di un suo bis. Una notizia tutto sommato minore, sembra di capire.

La Stampa ha dedicato invece in prima pagina al Mattarella bis il richiamo di un articolo del quirinalista Ugo Magri, ma il titolo di apertura è andato alla rappresentazione evidentemente più allettante e vendibile, in termini di copie all’edicola, del “tutti contro tutti”.Titolo

Il Messaggero ha annunciato “trattative ad oltranza”, senza una parola su Mattarella. Il cugino Mattino, dello stesso editore, si è spinto più avanti anticipando “la volata”, ma di Mattarella e dei suoi 166 voti, a dispetto del trasloco già in corso, niente.

Anche il Fatto Quotidiano, pur provenendo buona parte di quei voti dai parlamentari pentastellati che lo leggono più di ogni altro giornale, ha preferito sorvolare e prendersela con la condotta obiettivamente molto, troppo mobile di Matteo Salvini, tornato ai tempi del Papeete.

Il Giornale della famiglia Berlusconi ha proposto ai lettori “la frittata Quirinale”, com’è ormai diventata la corsa dopo il ritiro dello stesso Berlusconi. Ed ha relegato nel sommario “l’invocazione” a Mattarella, di cui pure si è accorto, da parte di un crescente numero di cosiddetti grandi elettori. Il collaterale – d’area politica – Libero ha deriso quell’invocazione con una vignetta su Mattarella alle prese con i bagagli e ha proposto come scena principale l’ipotesi di un duello in arrivo fra la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e il senatore, ma già presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini.

Il Foglio, sempre sostenitore di Mario Draghi al Quirinale, ha cercato in un titolo di convincere quel testone di Matteo Salvini che l’elezione del presidente del Consiglio converrebbe anche a lui. Potrebbe diventarne addirittura il regista se solo volesse uscire “vincente” dal torneo che rischia invece di diventare per lui una palude.

La Verità di Maurizio Belpietro ha sparato contro “il caos” e ha opposto ai 166 voti presi da Mattarella, senza però citarli, la notizia di “un’altra inchiesta” giudiziaria sul fratello.

Il Secolo XIX se l’è presa con la vittoria “solo delle liti”. Per Avvenire, il giornale dei vescovi, “si gira a vuoto” anche con “i voti a Mattarella”, peraltro non quantificati.

La Nazione e gli altri giornali del gruppo Riffeser Monti hanno esortato genericamente il Parlamento a “fare presto” perché “il Paese ha altri problemi” e non si diverte a vedere “infilzato un candidato all’ora”, secondo il titolo del Tempo, o ad assistere allo “stallo” lamentato dal Quotidiano del Sud.

Solo su Domani e sul Riformista si trovano titoli di un certo riguardo, diciamo così, per Mattarella e il credito che gli danno i grandi elettori. Gran parte dei giornali, quindi, ha mostrato di soffrire di torcicollo, per parafrasare il felice titolo col quale, al solito, il manifesto ha rappresentato la vicenda quirinalizia in corso, pur pensando forse ai colli più dei partiti che dei quotidiani.

Back To Top