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Mattarella

Seggi in base all’affluenza? Sarebbe una vera riforma

Risposta all’appello al voto dei presidenti di Italia, Germania e Austria. Contro lo stigma dell’astensionismo “evasore”. Il corsivo di Battista Falconi

 

Pezzone sul Corrierone, ogni tanto capita: “ci sta”, come usa dire oggigiorno. Intendiamoci, da via Solferino continua a uscire uno dei pochi quotidiani che valga la pena di scorrere, se non di leggere, ma la tendenza all’articolessa è irrefrenabile e poi c’è da fare concorrenza al Messaggero (altra degnissima testata) come organo quirinalizio. Già, perché a firmare il lenzuolo di oggi sono tre presidenti della Repubblica: quello italiano, il tedesco e l’austriaco, anche se detta così sembra una barzelletta. Età media degli autori superiore ai 70 anni, tutti e tre maschietti, tanto per rimarcare che l’equilibrio di genere e anagrafico non è rispettato alla perfezione. Ma lo scopo dell’editoriale era talmente nobile che non ci possiamo fermare a certe sottigliezze: un appello a votare per salvare le democrazie in previsione delle elezioni europee.

In effetti, il tema dell’astensionismo non è affrontato quanto meriterebbe, mentre si tratta di un fattore che potrebbe condizionare la composizione degli organismi comunitari in modo significativo. Al di là del pistolotto di prammatica, la preoccupazione dei firmatari è probabilmente determinata dalla curiosa mutazione per cui, da qualche anno, la protesta mediante il “non voto” si è trasferita da destra a sinistra, giacché la prima ha trovato un’altra valvola di sfogo nei partiti cosiddetti “sovranisti”, mentre i progressisti sono talmente delusi e disillusi dalle varie liste da decidere di andarsene al mare, ovviamente a leggere un libro sotto l’ombrellone. Pensiamo ai verdi, che hanno incominciato a tracollare proprio quando l’ambientalismo si affermava come tema da tenere fisso in cima all’agenda (btw: Greta Thunberg è tornata sugli altari mediatici per la sua nuova battaglia “propal”).

Oltre che per il suo cambiamento di fisionomia ideologica, l’astensionismo meriterebbe attenzione anche perché potrebbe essere oggetto di una riforma istituzionale vera, giusta, concreta, efficace. L’altro giorno si è tenuto un convegno sulla “Costituzione di tutti”, titolo molto efficace che ha indotto il già citato Sergio Mattarella a intervenire, il giorno successivo, per aggiungerci un puntuto “va difesa”, facendo supporre che bisogna lasciarla immutata, secondo il paradigma per il quale si rispettano le istituzioni e gli accordi soltanto se non li si adatta ai tempi. È la stessa storia che sta capitando all’Onu, organismo che ha evidentemente perso qualunque funzione e del quale, ieri, il rappresentante israeliano ha fatto letteralmente carta straccia.

All’incontro Meloni, tra molte altre cose, ha ricordato di avere votato, ma senza piena convinzione, la riduzione del numero dei parlamentari. In effetti i tagli orizzontali sono sempre iniqui e spesso inefficaci, lo sappiamo bene. Si potrebbe invece adottare una misura diversa: assegnare i seggi in proporzione al numero degli elettori. Semplice e tutto sommato anche doveroso, se si vuole dare piena attuazione alla cittadinanza di coloro che non trovano nell’offerta politica nulla che possa interessare loro. Ci sono mille seggi disponibili, vota il 60%, se ne danno solo 600 in proporzione ai voti ottenuti (e secondo le norme concordate). Ad abbassare la qualità partitica, infatti, è anche la certezza dei posti assegnati agli eletti.

Lo stigma dell’astensionismo come un’evasione dal dovere elettorale è profondamente errato e, per essere onesti, fino a qualche tempo fa noi italiani guardavamo come a sistemi più avanzati e civili proprio ai Paesi nei quali le percentuali di affluenza erano molto più basse della nostra, tradizionalmente plebiscitaria ma per ragioni non sempre onorevoli, come il clientelismo o la contrapposizione per blocchi.

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