Skip to content

Scurati

Perché difendere Scurati è la maschera del fascio-qualunquismo

Quanti conformisti, per dirla con Moravia e Bertolucci, applaudono oggi a Scurati come ieri a Mussolini? Il commento di Gregory Alegi. (Per questo pezzo, nessun giornalista è stato pagato 1.800 euro)

 

Ogni anno, il 25 aprile ci invita a riflettere sul fascismo. Non su cosa sia stato o come sia giunto al potere, ma su come sia potuto durare così a lungo. Perché 20 anni più 2 sono troppi per una fatalità: è difficile che una pianta o un animale sopravvivano in un ambiente estraneo, almeno senza che qualcuno se ne prenda cura. E allora, il fascismo non è stato l’invasione degli hyksos, come diceva Croce per assolvere sé stesso, la classe dirigente e l’Italia liberale dalle proprie responsabilità. Il fascismo è stato lui, è stato mio nonno, è stato come diceva Flaiano «una trascurabile maggioranza» di questo Paese. E non perché se ne siamo tutti partecipi non è colpa di nessuno, ma anzi proprio perché oggi cerchiamo di assolverci con la duplice favoletta di un regime imposto da una minoranza a una maggioranza, e da una maggioranza poi scalzato senza alcun aiuto esterno.

Non è andata così. Certo, l’avvento del regime si giovò della sottovalutazione da parte della vecchia classe politica, convinta che aprirgli – ma che dico: spalancargli – le porte servisse a normalizzarlo. Ma questo non sarebbe bastato se il fascismo non fosse stato appoggiato da una maggioranza che aggregava gruppi sociali più o meno ampi che in esso credevano o trovavano il proprio perverso tornaconto.

Dai professori universitari, dei quali nel 1931 uno su 100 rifiutò di giurare fedeltà al fascismo (secondo i criteri di calcolo, tra 12 e 19 su 1.251). Dalla Chiesa, che per salvare l’Azione Cattolica scaricò ogni altro associazionismo e che benedisse le guerre del regime in nome della lotta al comunismo (come in Spagna) o della civilizzazione (come in Etiopia). Dai magistrati, nei tribunali ordinari e in quello Speciale per la Difesa dello Stato, creato proprio contro il dissenso.

Dalla Fiat, pronta a regalare un gigantesco fascio luminoso quale contributo alla non realizzata Esposizione Universale di Roma del 1942. Dai giornalisti, disposti a pubblicare le veline del Minculpop o addirittura a far carriera nelle sue strutture, fino a diventarvi Direttore Generale della Stampa. Dal mondo associativo, rapido ad applicare fasci persino sui gagliardetti degli Yacht Club e nei loro nomi, diventando Confederazione Fascista dell’Industria o altro. Dai rappresentanti di ordini professionali e categorie, rapidi ad accettare (quando non a inseguire) una nomina alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Dai cittadini che si offrivano volontari per combattere le guerre del regime. Dagli artisti che si accaparravano il 2% del costo delle opere pubbliche destinato ad abbellirle con opere magniloquenti inneggianti alla gloria del regime e dei suoi gerarchi. Dai pubblici dipendenti che si facevano funzionari della Direzione Generale Demografia e Razza, applicando con zelo le ignobili leggi antiebraiche. Dai cittadini lesti a ricoprire i ruoli che il fascismo andava creando, dal capo fabbricato in su, come demoltipliche del suo potere. Dei giovani intellettuali in gara per vincere i Littoriali, non importa se dello sport o della cultura.

Certamente vi fu chi fece di più e più esplicitamente, per esempio uccidendo Matteotti. Ma altrettanto chiaro è che la presenza di qualche assassino non può nascondere le responsabilità di tanti (se non tutti) i nostri nonni, a ogni livello, che tesserandosi a milioni nel PNF gli consentirono di farla franca.

Se vogliamo che il 25 aprile abbia un senso, dobbiamo riconoscere l’eroismo dei pochi che al fascismo si opposero in maniera aperta. Ma dobbiamo soprattutto accettare l’ignavia dei molti nostri famigliari che per vent’anni non si opposero. Quanti di questi conformisti, per dirla con Moravia e Bertolucci, applaudono oggi a Scurati come ieri a Mussolini, aspettando che uno sbarco angloamericano in Sicilia e o un bombardamento di Roma catalizzino il dissenso?

Torna su