Caro direttore,
in effetti ti devo dare ragione: il social X – nonostante il muskismo traboccante, ossia la presenza indefessa di Musk proposta dall’algoritmo di X – mi pare sempre molto interessante e sfizioso, si leggono tranquillamente anche post anti Musk: perché della serie tutto fa a brodo, d’altronde purché se ne parli è sempre un’utile forma di pubblicità…
Te lo dico perché mi ha molto colpito quello che hai ritwittato (lo so, non si dice più da quando il social non si chiama più Twitter ma a me piace tanto dire twittare o ritwittare) sulla sequela di richiesta di dimissioni invocate da Daniela Santanchè per la qualunque e per chiunque.
Ma quella sequela in effetti mostra un pizzico di garantismo da parte di Santanchè (scherzo, dai, direttore): non compare la richiesta di dimissioni per l’allora ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che durante il governo Renzi mollò il dicastero per una faccenda di un Rolex per il figlio.
Ricordo la vicenda grazie a una sintesi del quotidiano La Verità di fine novembre del 2019:
“Il 15 marzo 2015, senza essere indagato, Maurizio Lupi si dimise da ministro delle Infrastrutture in seguito all’inchiesta Grandi Opere secondo la quale l’imprenditore Stefano Perotti e il superdirigente del ministero Ercole Incalza, si sarebbero interessati all’assunzione di mio figlio Luca. Al quale, in occasione della laurea, Perotti, amico di vecchia data del ministro, regalò un orologio Rolex. L’archiviazione dell’indagine è di aprile”.
Non so se all’epoca Daniela Santanchè chiese o meno le dimissioni di Lupi, ma per una vicenda ben minore della gragnuola di accuse che riguarda ora il ministro del Turismo l’allora ministro delle Infrastrutture lasciò appunto il dicastero con sede a piazza di Porta Pia.
Mi limito solo ad osservare che il confronto è emblematico di un certo modo di intendere la politica: a distanza di anni, quel Lupi è il leader di un partito che fa parte della maggioranza del governo Meloni; non so se fra qualche anno Santanchè sarà ancora in politica e cosa farà.
Cordiali saluti,
Francis Walsingham