Oggi il Parlamento giapponese ha eletto Sanae Takaichi come prima donna premier nella storia del Paese, segnando un momento epocale per una nazione che figura tra le ultime nei ranking mondiali sull’uguaglianza di genere in politica e business.
Come riporta il New York Times, Takaichi ha ottenuto 237 voti nella Camera Bassa, superando la soglia di maggioranza di 233 su 465 seggi, grazie al sostegno di parlamentari indipendenti come Tadashi Morishima. Il voto al Senato, meno influente, è stato un ballottaggio rapido, aprendo la strada al suo insediamento serale come 104ª premier.
Secondo Bloomberg, questa vittoria arriva dopo manovre politiche all’ultimo minuto, inclusa una coalizione tra il Partito Liberal Democratico (LDP) e il Japan Innovation Party (Ishin), che ha garantito i numeri necessari nonostante la coalizione sia due seggi sotto la maggioranza assoluta.
Takaichi, 64 anni, ha battuto quattro rivali interni all’LDP, cavalcando un’onda di sostegno popolare tra i membri di base, come scrive Reuters, che ha confermato la sua elezione come “un punto di svolta per rimuovere l’incertezza politica”.
Trascorsi di una “Iron Lady” nipponica
Nata nel 1961 nella prefettura di Nara, Takaichi proviene da un contesto umile: la madre era un’agente di polizia e il padre lavorava in un’azienda di ricambi auto, come scrive il New York Times, contrariamente all’élite politica che domina l’LDP.
Da giovane, negli anni ’70, viaggiava sei ore al giorno per studiare all’Università di Kobe, contro il volere dei genitori che ritenevano inutile l’università per una ragazza.
Appassionata di heavy metal e batterista amatoriale, ha sognato “un castello tutto suo”, come confida nel memoir scritto nel 1992.
Dopo la laurea, ha frequentato l’Istituto Matsushita per la gestione governativa e ha lavorato come stagista a Washington presso l’ufficio della deputata democratica Patricia Schroeder, sviluppando un’ammirazione per il femminismo americano, sebbene le sue idee evolveranno verso il conservatorismo.
Entrata in politica nel 1993 come indipendente da Nara, grazie ai risparmi paterni, ha forgiato un’alleanza con Shinzo Abe, suo mentore assassinato nel 2022.
Come riporta la BBC, è la terza volta che tenta la leadership: sconfitta nel 2021 e 2024, ha vinto nel 2025, diventando la quarta premier LDP in cinque anni.
Sposata con il politico Taku Yamamoto (divorziati nel 2017 e risposati nel 2021, con lui che ha assunto il suo cognome), Takaichi ha affrontato lutti personali, inclusa l’assenza di figli biologici e l’ictus recente del marito, esperienze che, secondo la BBC, plasmeranno le sue politiche.
Le idee
Takaichi incarna l’ala dura dell’LDP, ed è definita “Iron Lady” per l’ammirazione verso Margaret Thatcher, incontrata nel 2013, come rileva Reuters, che ne elogia il “carattere forte con calore femminile”.
Protégé di Abe, spinge per politiche da falco verso la Cina, minimizzando le atrocità giapponesi della Seconda Guerra Mondiale e promuovendo il messaggio “Japan is back”, come osserva il Nyt.
Critica la dipendenza dagli Usa ma promette collaborazione con Trump; è scettica sull’immigrazione e il turismo, accusando i visitatori di Nara di maltrattare i cervi sacri, un commento visto come xenofobo.
Sul piano sociale, nota il New York Times, si oppone a riforme come il cambio del cognome coniugale obbligatorio, ma sostiene cure sanitarie per le donne. Pragmatica, ha evitato il festival Yasukuni quest’autunno per non irritare Pechino, come scrive il Guardian, e durante la campagna ha moderato toni su riforme costituzionali pacifiste.
La BBC la descrive come un misto di tradizione e apertura: “Vuole un Giappone forte, prospero, che conosca la propria cultura ma sia aperto al mondo”.
Il programma
Takaichi eredita un’economia stagnante, con inflazione record e calo demografico e, come riporta Reuters, promette di rivitalizzarla riprendendo l'”Abenomics”: tagli fiscali, spesa pubblica elevata e influenza sulla Banca del Giappone per politiche monetarie accomodanti, ritenendo che ciò possa scuotere la fiducia degli investitori data l’alto indebitamento del Giappone.
Il Guardian evidenzia priorità come la crisi del costo della vita e la migrazione come soluzione demografica, con possibili tagli all’IVA sul cibo per due anni.
Secondo il Financial Times, la coalizione discuterà aumenti della spesa per la difesa, riavvio delle centrali nucleari ferme dal disastro di Fukushima e riforme strutturali.
Bloomberg nota come la nomina di Satsuki Katayama come prima ministra delle Finanze donna sia un segnale di aggressività fiscale, ma con moderazione: Takaichi non contesta la consolidazione fiscale e lascerà autonomia alla BOJ.
Il pacchetto economico immediato includerà un budget supplementare 2025 per combattere l’inflazione, come annuncia Shunichi Suzuki su NHK citato da Reuters, priorizzando misure anti-prezzi.
Reazioni in Giappone
In Giappone, la vittoria di Takaichi ha scatenato euforia tra i media: testate come Mainichi Shimbun e Sankei Shimbun, come riferisce la BBC, la celebrano come “storica”, focalizzandosi sulla sua ascesa senza legami familiari in un Paese dominato da dinastie politiche.
A Nara, amici d’infanzia e sostenitori pregano nei templi e inviano orchidee, mentre l’ex parrucchiere Yukitoshi Arai, artefice del suo iconico caschetto, la definisce “una donna del Kansai: umile e spiritosa”, secondo il New York Times.
Tuttavia, femministe e analisti esprimono dubbi: il New York Times cita attiviste preoccupate che “poco cambierà per le donne” data la sua opposizione a riforme di genere. Il Guardian riporta Chiyako Sato del Mainichi: “L’era del dominio LDP è finita, entriamo in una politica multipartitica”.
La Borsa di Tokyo ha raggiunto un record, con il Nikkei a +0,3% (fino a 49.900 punti), spinto dal “Takaichi trade” per stimoli attesi, come scrive il Financial Times. Investitori come Kerry Craig di J.P. Morgan, citato da Reuters, vedono il Giappone come “alternativa solida agli Usa”, mentre Naomi Fink di AMOVE avverte di compromessi con l’opposizione.