Le immagini cruente della strage di mercenari dell’agenzia Wagner nel nord del Mali, al confine con l’Algeria, accendono i riflettori su un capitolo che era praticamente sconosciuto prima della guerra in Ucraina: la presenza militare russa in Africa.
LA STRAGE TRASMESSA MEDIATICAMENTE
Il 28 luglio, a sud del comune di Tinzaouaten, un reparto di 50 miliziani della agenzia Wagner è caduto in un imboscata dei combattenti Tuareg affiliati ad al-Qaeda ed è stato annientato. Circa 50 mercenari sono rimasti uccisi ed un numero imprecisato è stato catturato. Questo è il più grande colpo inferto sul campo di battaglia al gruppo mercenario russo che opera da diversi anni in Africa. Le immagini della zona cosparsa di corpi e mezzi distrutti sono molto eloquenti.
In una dichiarazione rilasciata qualche giorno dopo, al-Qaida ha affermato che militari della Wagner sono stati uccisi per “vendicare i massacri commessi nel centro e nel nord” (del Mali) nella guerra contro i ribelli che dura da anni. I combattenti Tuareg hanno affermato che un numero imprecisato di mercenari e soldati maliani si è arreso a loro.
LA COMPAGNIA PRIVATA WAGNER NEL MALI
La Wagner è la stessa agenzia russa di mercenari tristemente famosa nelle operazioni militari in Ucraina, in particolare nella battaglia per la conquista di Bakhmut, ed è stata la protagonista del tentato colpo di stato del suo leader Prigozhin, morto successivamente in un attentato aereo, insieme a tutto il gruppo di comando.
L’Agenzia è presente in Mali dalla fine del 2021 in seguito a un colpo di stato militare, sostituendo le truppe francesi e le forze di pace internazionali presenti per contrastare insieme all’esercito le milizie che minacciano da oltre un decennio le comunità nelle regioni centrali e settentrionali. Nel nord del Mali i mercenari russi hanno aiutato a riprendere il controllo della città chiave di Kidal. Si calcola che la Wagner ha circa 1.000 uomini nella regione. Molti rapporti accusano la Wagner di aver effettuato incursioni e attacchi con droni che hanno ucciso diversi civili.
La notizia della strage è rimbalzata anche sui media ucraini dove esponenti dell’intelligence militare hanno affermato di aver contribuito all’operazione militare dando supporto informativo. Tale collaborazione sembra avvalorata da alcune foto dei guerriglieri tuareg in costume tradizionale, che mostrano la bandiera ucraina. Nel gruppo si notano due elementi in tenuta militare occidentale, uno dei quali con una maglietta con il simbolo del tridente ucraino.
LA GUERRA IN UCRAINA ESPORTATA IN AFRICA
Questo episodio è esemplare di una guerra che oggi viene combattuta anche al di fuori dell’Ucraina. La cosa non deve sorprendere. In ogni guerra i contendenti cercano di colpirsi a vicenda nelle zone in cui l’avversario è vulnerabile. La guerra si combatte non solo sul piano militare, ma anche economico, diplomatico e comunicazionale. E se il tuo nemico ha truppe o interessi in altri paesi, anche quelli diventano bersagli. È successo anche nella Prima Guerra Mondiale, quando Inghilterra, Francia, Belgio e Portogallo hanno attaccato le colonie tedesche in Africa, mentre il Giappone (allora alleato di Francia e Inghilterra) attaccava la colonia Austro-Tedesca a Tsingtao, in Cina. Ma nessuno due anni e mezzo fa, mentre la Russia scatenava una invasione su larga scala dell’Ucraina, pensava alla possibilità di vedere i due belligeranti sfidarsi in Africa.
L’INFLUENZA SOVIETICA E RUSSA IN AFRICA
In verità, pochi sapevano della penetrazione russa nel continente africano, dove ritenevamo che i Paesi europei avessero ancora una certa influenza. La scoperta di una presenza militare russa articolata in diversi paesi africani era sfuggita all’opinione pubblica, e probabilmente Putin si pentirà di aver acceso i riflettori su quelle regioni, dove si era infiltrato in modo inosservato.
Innanzitutto, la Federazione Russa ad oggi ha firmato accordi di cooperazione militare con 43 governi africani (ricordiamo che l’Africa ha 54 stati, secondo l’ONU). Molti di questi accordi sono mirati a facilitare l’esportazione di armi prodotte in Russia. Inoltre, la Federazione ha firmato anche accordi di cooperazione nucleare con 20 paesi, con l’obiettivo di realizzare centrali nucleari (Egitto e Kenya).
La presenza russa in Africa ha una storia antica. L’URSS aveva investito molto economicamente e militarmente nei paesi africani. L’Unione Sovietica era l’alleato ideale per tutti i paesi africani che volevano liberarsi dal giogo coloniale e contrastare i tentativi di Francia, Inghilterra e Belgio di continuare ad esercitare un controllo politico ed economico. Per espandere la sua influenza, l’Unione sovietica ospitava nelle università di Mosca e Kiev i giovani figli delle nuove classi dirigenti africane, mentre molti eserciti africani accoglievano consiglieri militari sovietici. Ancora oggi, non è insolito incontrare degli africani che parlano Russo. Questa politica di influenza sistematica cessò con il crollo dell’URSS, per mancanza di fondi e di spinta ideologica. Ma nel 2011 sia l’esplosione della guerra civile in Siria, sia l’abbattimento del regime di Gheddafi in Libia, a seguito dell’attacco di Francia e Inghilterra, hanno offerto alla Federazione russa un terreno fertile per tornare ad essere un attore protagonista nel continente. Nel 2014, le sanzioni economiche per l’invasione della Crimea, hanno spinto la Russia a cercare nuove aree di influenza e di profitto. Per esempio, la presenza di truppe in Libia e di una base navale molto importante in Siria, restituisce alla Russia un ruolo di attore nelle questioni economiche e di sicurezza del Mediterraneo.
APPOGGIO DIPLOMATICO AFRICANO NELLE NAZIONI UNITE
Il 2 marzo 2022 l’assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la sua prima risoluzione sull’Aggressione contro l’Ucraina con 141 voti a favore, 5 contrari e 35 astensioni. Però, solo 20 paesi africani su 54 votarono a favore, mentre gli altri si astennero o erano assenti (con l’unico voto contrario dell’Eritrea). Un indicatore chiaro dell’interesse di molti di questi stati a preservare i rapporti diplomatici con la Russia. Ma nell’ultima risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU sull’immediata cessazione del conflitto, adottata nel 23 febbraio 2023, a un anno dall’inizio dell’invasione su vasta scala, i paesi africani favorevoli salirono a 28 (con il voto contrario ancora dell’Eritrea, a cui si aggiunse il Mali).
Alla luce di questa situazione, era molto importante l’esito del secondo vertice Russia-Africa che ha riunito 49 dei 55 membri dell’Unione Africana a San Pietroburgo il 27-28 luglio 2023. Di questi, solo 17 erano rappresentati dal un Capo di Stato, molti di meno rispetto al primo vertice a Sochi nel 2019. Oltre agli impegni su cooperazione, commercio ed economia, ambiente, scienza e tecnologia, alcuni leader africani espressero preoccupazioni sugli effetti della guerra in corso sulle loro economie, a causa del blocco delle importazioni di cereali dall’Ucraina. Ma il presidente Vladimir Putin respinse la loro richiesta di estendere l’iniziativa del Corridoio del grano del Mar Nero, che avrebbe garantito le esportazioni di grano, e si offri in cambio di donare grano a diversi paesi, ma in misura insufficiente. Putin respinse anche la proposta di un piano di pace africano e non volle condannare i colpi di stato militari nell’Africa occidentale, in contrasto con la posizione ufficiale dell’Unione Africana.
COLPI DI STATO E MINIERE
Rapporti ufficiali di diverse fonti indicano che almeno sette agenzie russe hanno effettuato almeno 34 operazioni in 16 paesi africani dal 2005. Tra queste, quelle condotte dalla Wagner sono state le più rilevanti. Questo comporta non solo una presenza militare costante nel paese, ma anche azioni di influenza politica e relazioni economiche opache nella estrazione di risorse naturali. Per molti anni la Russia ha negato qualsiasi collegamento con il gruppo Wagner, ma questa ipocrisia si è dissolta dopo l’ammutinamento fallito nel giugno 2023. Dopo la morte del suo leader Evgenij Prigožin in un attentato aereo, il Cremlino ha inviato il viceministro della Difesa Yunus-bek Yevkurov e il generale Andrei Averyanov dell’intelligence militare russa (GRU) ad incontrare i leader di Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Libia, Mali e Niger e confermare la continuità delle operazioni russe nei loro paesi. Per recuperare il controllo governativo degli ex asset di Wagner, il Ministero della Difesa russo ha creato nel dicembre 2023 una nuova struttura militare: l’Africa Corps. La recente strage in Mali contribuirà a consolidare la gestione diretta del Ministero sulla compagnia militare privata.
Oltre al già citato Mali, ci sono molti altri paesi con una accertata presenza della Wagner: Burkina Faso, Libia, Ciad, Sudan, Repubblica Centrafricana e Mozambico. Praticamente la fascia subsahariana dall’Oceano Atlantico fino al Mar Rosso. La Russia si è inserita in questi paesi offrendo servizi di sicurezza ai governi locali, con l’obiettivo di indebolire politicamente ed economicamente la presenza residua europea, soprattutto quella della Francia. E ha creato grandi opportunità di profitto nello sfruttamento delle risorse minerarie locali. Infatti le concessioni minerarie russe sono concentrate proprio in paesi caratterizzati da una alta instabilità politica, come la Repubblica Centrafricana, la Guinea, il Madagascar, il Mozambico e il Sudan.
UN NUOVO AFGHANISTAN?
Ma oggi, questa attività di penetrazione russa indisturbata per anni, non solo è emersa nella sua completezza, ma è diventata anche un bersaglio militare degli Ucraini, che nell’ultimo episodio hanno dimostrato quanto possa essere micidiale la loro capacità di intelligence combinata con le forze nemiche dei Russi in campo. Potrebbe essere il primo di una serie di attacchi. L’ufficiale addetto alle relazioni con la stampa della Direzione dell’intelligence ucraina Andriy Yusov ha affermato: “il monopolio delle compagnie militari private russe in Africa sta finendo e stanno emergendo delle controforze che possono mettere questi criminali al loro posto.” Sembra una riedizione dell’Afghanistan ai tempi dell’invasione sovietica.