Nonostante il mezzo golpe di Prigozhin, il regime russo è stabile, con il potere saldamente nelle mani di Putin. È questa la valutazione di Carlo Pelanda, analista, saggista e docente di Geopolitica economica all’Università degli Studi Guglielmo Marconi, il quale, in questa intervista con Start Magazine, spiega perché, parole sue, “il regime… resta forte e la guerra in Ucraina continua”.
Che cosa le ha suggerito la “marcetta” di Prigozhin?
Fondamentalmente si è trattato di un conflitto tra la Wagner e l’apparato militare istituzionale. La mossa di Prigozhin era in particolare finalizzata a sostituire il Ministro della Difesa e il Capo di Stato maggiore e non aveva uno scopo più esteso. Poi è successo qualcosa di cui non conosciamo ancora i contorni e la ribellione è stata assorbita. Quindi abbiamo a che fare con un evento dall’impatto molto minore di quello che è apparso nei primi momenti.
Il regime è instabile secondo lei?
Diciamo che si vedono delle fratture che però sono sotto la soglia della destabilizzazione. Il regime dunque resta forte e la guerra in Ucraina continua.
Dunque il potere di Putin è saldo?
Diciamo che nel momento in cui l’Armata rossa è con lui, il regime è saldo. Chi fa un’analisi dal punto di vista sistemico si deve chiedere: “il regime di Putin è stabile o instabile?” A questa domanda risponderei che non è più stabile come una volta ma non è neanche instabile.
Esagerano quindi gli analisti secondo cui il potere di Putin vacilla?
Diciamo che esagerano a metà. Sono state notate delle crepe nel regime, ma questo lo sapevamo già da parecchio tempo. Però queste crepe, al momento, non sono tali da far prevedere un’implosione del regime stesso. Questo anche perché il regime gode di un forte sostegno da parte di Pechino, che teme molto scenari di caos a Mosca, in una posizione simmetrica a quella dell’America che insieme agli alleati ha preso un gran spavento quando hanno visto che una colonna corazzata della Wagner era a 200 chilometri dalla capitale. Temevano infatti che venisse fuori qualcosa di peggio di Putin.
Pare infatti che Washington si sia messa in qualche modo in contatto con Mosca nelle ore concitate del golpe.
Senz’altro. I canali tra servizi segreti sono sempre aperti e tutti parlano con tutti.
Questo nonostante la guerra, le tensioni, le reciproche espulsioni di diplomatici accusati di essere spie e tutto il resto?
Ogni stato ha una struttura di intelligence molto riservata che ha il compito di parlare con tutti.
Questi contatti potrebbero allora far sperare nell’apertura di un negoziato per porre fine al conflitto in Ucraina?
No, questa è un’illusione. Una cosa è parlare con tutti, una cosa è essere d’accordo. Di solito si parla per evitare guai peggiori, questo però non vuol dire che si arrivi a delle convergenze. Tra l’altro Mosca ha bisogno di continuare la guerra e non può certo accettare una eventuale sconfitta. La Russia in questa fase ha bisogno di comunicare le proprie linee rosse oltrepassando le quali si potrebbe giungere anche allo scontro nucleare.
Ossia, se l’Occidente o l’Ucraina facessero un passo falso, scatterebbe l’escalation?
C’è questo rischio. La Russia ha fatto chiaramente capire che i propri confini più i territori occupati devono essere considerati inviolabili. Se qualcuno attaccasse queste linee, la difesa potrebbe essere nucleare. Infatti gli alleati stanno ponendo dei limiti molto forti alla controffensiva ucraina. Per calmare l’Ucraina offrono la prospettiva di un’adesione all’Ue e poi magari alla Nato, in vista della quale si offre nel frattempo un partenariato e poi la fornitura di armi sempre più evolute, inclusa un’aviazione competitiva con quella russa. Diciamo che lo sforzo per sostenere la difesa dell’Ucraina è illimitato, ma il sostegno perché l’Ucraina possa vincere questa guerra è molto limitato.
Allora questa è una guerra che non si può vincere?
Diciamo che, dal punto di vista degli alleati, la vittoria è già stata raggiunta. La Russia infatti non è riuscita, nonostante l’asimmetria dei rapporti di forza, a travolgere l’Ucraina, inoltre Svezia e Finlandia sono praticamente entrate nella Nato, quindi l’alleanza occidentale può ritenersi vittoriosa. Ogni passo in più comporta dei rischi. Per questo la Nato dice di non essere in guerra con la Russia, e che c’è solo una guerra economica e diplomatica. Non c’è un ingaggio Nato per destabilizzare la Russia.
Intanto però il conflitto prosegue.
Certamente. Se infatti la guerra continua, l’Ucraina non può entrare nella Nato. Mosca ha tutto l’interesse a continuare la frizione con l’Ucraina per mantenerla in stato di guerra, e per pretendere, in caso di negoziato, che resti fuori dalla Nato come Stato cuscinetto, disarmato e neutrale. Cosa che peraltro non avverrà.