Sorvoli di caccia russi sopra i cieli estoni, droni che penetrano nello spazio aereo polacco e smentite puntuali da parte di Mosca. Dietro queste manovre, che si ripetono con frequenza crescente, non ci sarebbe il caso o la disattenzione, ma una precisa strategia: mettere alla prova la prontezza e la credibilità della Nato.
A sostenerlo è Carlo Masala, professore di politica internazionale all’Università della Bundeswehr di Monaco, intervistato dal canale di informazione di Ard “tagesschau24”.
Masala dà voce alle inquietudini degli analisti militari tedeschi. A suo avviso, le violazioni russe dello spazio aereo non sono episodi isolati, bensì provocazioni deliberate volte a misurare la reazione dell’Alleanza. Mosca, spiega, intende mostrare che non si lascia intimidire dal rafforzamento della difesa sul fianco orientale deciso a Bruxelles, come dimostra la recente operazione “Eastern Sentry” (Sentinella orientale). Una tattica che rientra in una più ampia strategia di sfida: “La Russia vuole ridicolizzare la Nato, dimostrare di non credere al suo potere deterrente”, afferma l’esperto, ricordando come già l’incidente con i 19 droni in Polonia fosse stato interpretato nello stesso modo.
LE SANZIONI TRA EFFICACIA E LIMITI
Di fronte a queste mosse, Masala indica due possibili risposte. La prima è militare, con il rafforzamento della deterrenza e della difesa aerea, così da ridurre la possibilità stessa che episodi simili possano ripetersi. La seconda è politica ed economica: lanciare un segnale chiaro attraverso l’Unione Europea, prevedendo nuove sanzioni immediate in caso di ulteriori violazioni. È ciò che definisce “escalation orizzontale”, un modo per rendere più costoso a Mosca continuare a spingersi oltre.
Sul terreno delle misure restrittive, Masala riconosce che i pacchetti di sanzioni hanno un effetto, ma giudica l’Ue incapace di colmarne le falle. Permangono triangolazioni con paesi terzi che aggirano l’embargo e mancano decisioni incisive sull’uso dei beni russi congelati. In più, l’Europa continua a importare petrolio da Mosca, contraddizione che riduce la credibilità della linea dura. “Non è che le sanzioni non abbiano effetto – osserva – ma non siamo bravi a chiudere le lacune”.
IL RUOLO INCERTO DEGLI STATI UNITI
Accanto alle divisioni interne all’Europa, l’elemento che più preoccupa Masala e in generale tutti gli osservatori tedeschi è il ruolo degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump. Washington garantisce la cornice operativa della difesa aerea Nato, ma sul piano politico manca un sostegno chiaro. Trump tende a minimizzare le violazioni russe, indebolendo così la capacità deterrente dell’Alleanza, e lascia aperto un grande interrogativo sul suo impegno a favore dell’Ucraina.
L’Ue ha provato a mantenere Washington agganciata anche attraverso concessioni commerciali, ma questa strategia, nota Masala, sembra esaurirsi. Oggi Trump sposta il focus sulla Cina, chiedendo agli europei sanzioni per i suoi acquisti di petrolio russo. Se Bruxelles non seguirà questa linea, il presidente potrà addossare all’Europa la responsabilità di un eventuale disimpegno americano.
Per questo, conclude Masala, la sola strada percorribile appare un’iniziativa autonoma dei grandi paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania. Sono gli unici, afferma, a disporre delle risorse e anche delle forze armate necessarie per inviare a Mosca un segnale credibile di compattezza e determinazione.