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Russell Vought

Russell Vought, tutto sullo stratega arruolato da Trump

Fuori Musk, entra Vought? Si rinnova il cerchio magico di Trump. Biografia, idee e mosse di Russell Vought

 

Nell’agenda dell’amministrazione Trump ci sono molte impronte, ma ad aver inciso più profondamente sulle politiche della Casa Bianca sembrano essere quelle di un politico e stratega conservatore arruolato dal presidente come Russell Vought.

Chi è Vought.

Nonostante sia relativamente giovane (classe 1976), Vought, nominato da Trump direttore dell’Office of Management and Budget (OMB) e direttore ad interim del Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), ha alle spalle una lunga carriera come ispiratore e fautore di politiche etichettabili come di destra che gli sono valse incarichi di prestigio sia dentro che fuori le istituzioni.

Ha infatti operato per lungo tempo nella iperconservatrice Heritage Foundation, dove si è guadagnato  la fama di “falco” fiscale e iper-deregolatore, ed ha fondato il Center for Renewing America, un think tank che elabora  politiche perfettamente allineate alla visione di Trump, nella cui prima amministrazione ha ricoperto gli incarichi di vicedirettore e poi direttore dello stesso OMB.

L’ideologia di Vought.

Come ricorda Bloomberg, al cuore dell’ideologia di Vought c’è il cosiddetto “nazionalismo cristiano”, un movimento che reinterpreta radicalmente la separazione tra Stato e Chiesa sostituendola con l’idea che il governo debba necessariamente essere guidato da valori cristiani.

Non a caso, al tempo della sua prima esperienza all’OMB, Vought amava prendere di mira il famoso senatore nonché sfidante di Trump nelle presidenziali del 2016, Bernie Sanders, definendo la sua tiepida fede come un “segnale d’allarme” per un mondo cristiano, ritenuto da Vought oggetto di un violento attacco culturale.

La sua visione è poi caratterizzata dalla convinzione che il presidente debba attuare una riforma radicale dell’intricato complesso della burocrazia federale, tanto che la sua conferma al Senato lo scorso 8 febbraio, passata col risicato margine di 53 a 47, è stata seguita con estrema attenzione dai media Usa e accompagnata da un acceso dibattito scandito dalle accuse dell’opposizione democratica che lo ha bollato come un estremista.

Ma, come sottolinea Msbnc, ciò che rende assai invise le idee di Vought all’universo progressista è la sua teoria del cosiddetto “esecutivo unitario”, secondo la quale al presidente andrebbero assegnati poteri quasi illimitati a scapito del ruolo delle agenzie federali indipendenti.

Un corollario di tale concezione è l’idea (pro domo sua) che l’OMB debba funzionare come il “sistema di controllo del traffico aereo” del presidente incaricato di allineare le agenzie federali all’agenda della Casa Bianca.

Project 2025.

Il ritorno alla ribalta di Vought, così come il suo arruolamento nel Trump 2, è dovuto anche ad aver contribuito a firmare il cosiddetto Project 2025, un piano di 900 pagine partorito all’interno della Heritage Foundation e concepito esplicitamente come l’agenda della seconda presidenza Trump.

Come rileva il Guardian, il piano è infarcito di proposte radicali tra cui, oltre al chiodo fisso di centralizzare il potere presidenziale, spiccano i famosi dazi, l’idea di annettere la Groenlandia, l’auspicio di smantellare lo “Stato amministrativo”, tagliare drasticamente la spesa pubblica, piani per attuare un massiccio licenziamento dei dipendenti pubblici oltre alla rimozione delle protezioni introdotte dalle precedenti amministrazioni per tutelare gli strenuamente avversati diritti LGBTQ+.

Il ruolo di Vought nel Trump 2.

L’attenzione su Vought è esplosa negli ultimi mesi in quanto molti ritengono che Trump stia effettivamente dando applicazione alle sue idee e in particolare al Project 2025 nonostante lo stesso tycoon lo avesse pubblicamente disconosciuto durante la campagna elettorale.

Oltre alla sua riconferma alla guida dell’OMB, indizi concreti e prontamente rilevati dai media americani sono i ben 31 collaboratori di Project 2025, incluso Vought, arruolati da Trump e collocati in posizioni chiave.

A confermare ulteriormente l’influenza di Vought e dei suoi colleghi ci sono poi i dazi, l’ossessione per la Groenlandia, ma anche atti concreti come l’ordine esecutivo firmato dal presidente lo scorso 19 febbraio con l’obiettivo di portare le agenzie indipendenti sotto il controllo diretto dell’OMB.

Ad allarmare i detrattori del piano sono state poi le sue prime azioni in qualità di direttore ad interim del CFPB, tra cui la più contestata è stata il ritiro di un’azione legale contro una piattaforma di prestiti accusata di pratiche predatorie.

La sinergia con Musk.

All’interno del Trump 2 Vought ha sviluppato una particolare sintonia con il capo del DOGE Elon Musk.

Come ha scritto Esquire, la collaborazione tra i due può essere interpretata come una strategia “dentro-fuori” per smantellare gradualmente il governo federale, con Vought che fornisce l’expertise ideologica e Musk il volto pubblico.

Tale sinergia ha suscitato particolare allarme in uno strenuo critico come il senatore Jacky Rosen, che ha bollato la singolare coppia come “estremista” e fonte di pericoli per le classi meno abbienti.

Non manca in America chi ritiene che, se i due collaboratori del presidente avessero davvero briglia sciolta, si potrebbe innescare una vera e propria crisi costituzionale, sebbene tale prospettiva sia probabilmente destinata ad attenuarsi a seguito dell’annuncio di Musk di uscire il mese prossimo dall’amministrazione per tornare ad occuparsi a tempo pieno dei suoi affari.

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