La grande storia dell’editoria inizia grazie anche a due monaci. Venuti dalla Germania nel 1465 allestiscono la prima tipografia italiana nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco. L’intuizione decisiva viene però a un giovane veneziano che si trova a Roma per perfezionare i suoi studi di latino: Aldo Manuzio è il primo in assoluto a vedere nell’invenzione di Gutenberg l’opportunità di stampare libri e diffondere la cultura fino quel momento riservata a pochi eletti. Dall’opera omnia di Aristotele alla Divina Commedia di Dante Alighieri centinaia di volumi delle edizioni aldine sono una svolta epocale. Nascono nuovi caratteri come il corsivo e il bembo. Viene regolato definitivamente l’uso della punteggiatura. Dopo Manuzio l’arte di fare libri trova molti emulatori in Europa e poi nel resto del mondo. Ma a distanza di più di cinque secoli l’editoria italiana può legittimamente vantare una storia sempre ad altissimo livello.
La ripercorre Roberto Cicala con “Andare per i luoghi dell’editoria” (Il Mulino, 192 pagine, 14 euro) che è un bellissimo viaggio attraverso la penisola ma soprattutto è il racconto di come piccole e grandi iniziative imprenditoriali hanno allargato l’orizzonte culturale degli italiani. Il percorso comincia dalle grandi città, vera e propria culla dell’editoria. Come Torino dove si stampano i primi libri dell’Italia unita e dove Edmondo De Amicis scrive “Cuore”. Anche Emilio Salgari si stabilisce a Torino, convinto da un editore di libri di evasione. Anni dopo Italo Calvino la definisce “la città ideale per scrivere”. E sicuramente anche Fruttero e Lucentini erano dello stesso avviso. Ma Torino è soprattutto la città di editori illuminati come Giulio Einaudi di cui non vanno dimenticati la genialità e il coraggio. A Milano l’editoria ha rapidamente successo. Si stampano le opere di Alessandro Manzoni. Si affermano editori come Sonzogno. Il libraio Hoepli ha l’idea di pubblicare gli utilissimi manuali. E nascono i giganti dell’editoria: Mondadori e Rizzoli che di fatto sono assoluti protagonisti dell’industria libraria. Ma ciò non toglie spazio ad altre iniziative di grande spessore come Bompiani, Longanesi e Garzanti. L’itinerario di Roberto Cicala continua con Bologna, Firenze, Roma e Napoli ma non trascura nessuna città che sia da considerare un luogo dell’editoria. E’ fondamentale l’importanza di Bari con il libraio Laterza che da editore coraggioso durante la dittatura fascista pubblica le opere di Benedetto Croce. A nomi che hanno fatto la storia dell’editoria se ne aggiungono negli ultimi decenni altri non meno importanti. In un angolo della Calabria nasce la Rubbettino. E a Palermo Elvira Sellerio investe tutti i 12 milioni di lire della sua liquidazione da funzionaria pubblica per fondare insieme al marito Enzo l’omonima casa editrice a cui si deve aver fatto conoscere i libri di Andrea Camilleri. E’ l’ennesima conferma che l’editoria è sì un’attività imprenditoriale ma la passione e l’attenzione per la cultura quasi sempre contano più della ricerca del profitto.