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Achille K

Riccardo Ruggeri, Il processo di Achille K. e l’amore per la libertà

La lettera dell'avv. Antonio De Grazia

Gentile direttore,

la mia copia (cartacea) è la numero 9, editore Grantorino, “Il Processo di Achille K.”, autore Riccardo Ruggeri.

Riccardo Ruggeri è personaggio dal passato avventuroso: ex-operaio, studente serale, amministratore delegato in America di una primaria industria italiana, ora editore e scrittore (i suoi Cameo appaiono spesso su quotidiani, anche su Start).

Da outsider della società letteraria, il Maestro Apota Riccardo Ruggeri scrive un racconto-diario intenso, raffinato e understatement.

La trama è semplice: Achille K., l’io narrante, all’Hotel Negresco di Nizza, da un collega non amico, riceve la notizia di una indagine penale su di lui.

Achille K. è consapevole di essere innocente, ma lui è la vittima designata di falsi d’autore, il cui fine è evitare il coinvolgimento giudiziario dei Quattro del Tabernacolo. Ma rifiuta un accordo con cospicui benefici economici e si rivolge all’avvocato Attilio K. Achille K. spiega all’avvocato di fiducia la sua decisione: “Sono innocente, ma non voglio andare in galera. Punto”.

K. è un omaggio a Franz Kafka, con citazioni all’inizio di ogni breve capitolo.

Achille K. sa di essere in trappola, ma ben conosce l’aforisma di Leonardo Sciascia: “Il più bell’esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è.”

Achille K. confessa benché innocente (“avrei confessato non il falso, ma il non vero”), così riesce a evitare la galera e la pena viene sospesa: “Scoprii che per me, la libertà veniva molto prima della giustizia”. Achille K. diviene in apparenza un delinquente certificato.

Il racconto diario prosegue con una sequenza di colpi di scena, che lasciamo al lettore.

Riccardo Ruggeri è noto per aver coniato il termine ceo capitalism, una modificazione genetica del Capitalismo: la trasformazione del cittadino in consumatore, anzi consumatore parassita.

Mi è sembrato di scorgere echi delle opere di Pier Maria Pasinetti e di Enrico Emanuelli (Un gran bel viaggio), con una scrittura secca, dry, a volte aforistica, ma sempre di raffinata e intelligente semplicità.

Così è, se vi pare, l’amore anglosassone per la libertà.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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