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Arnese

Renzi salviniano, circo capitale M5s-Pd, le piroette di Caltagirone, le scudisciate di Zambon (ex Oms) all’Oms

Non solo Renzi, Salvini, Raggi, Conte, Letta, Zingaretti, Caltagirone e Zambon (ex Oms). Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

EFFETTI DELLE SINTONIE PD-M5S

 

PARLA RENZI O SALVINI?…

 

DOSSIER MIGRANTI

 

MISTERI E PIROETTE DI CALTAGIRONE

 

COMUNISTA ANTI FEDEZ

LE OPERE DEGLI SVIZZERI

 

L’EX OMS ZAMBON SCUDISCIA L’OMS

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DI REPUBBLICA A ZAMBON:

«Il Covid è stato segnalato in Cina il 31 dicembre 2019 quando l’ufficio Oms di Pechino venne a conoscenza di circa 27 casi di polmonite di eziologia sconosciuta. C’è stato però detto che non c’era alcuna prova di trasmissione da uomo a uomo». E ancora: «L’Italia non era del tutto impreparata a un’epidemia quando arrivarono le prime notizie dalla Cina. Nel 2006, dopo la prima di epidemia di Sars il ministero della Salute e le regioni hanno approvato una preparazione nazionale contro l’influenza pandemica. La pianificazione, tuttavia, è rimasta più teorica che pratica».

Partiamo da qui. Da questi paragrafi a pagina 2 del rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità «Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al Covid». Un report completo. Che, però, non esiste più. Fu ritirato poche ore dopo la pubblicazione perché la politica, in Cina e forse anche in Italia, non aveva gradito. Su questo la procura di Bergamo ha un’inchiesta delicata, che vede indagato il direttore generale vicario dell’Oms, Ranieri Guerra, per false dichiarazioni al pm.

Ma Francesco Zambon, il medico veneto dirigente dell’Oms che aveva coordinato la scrittura del report, e che dopo il ritiro si è dimesso, sta facendo risuonare quesiti più ampi: quanto è davvero indipendente l’Organizzazione? È la domanda che pone nel suo libro, Il pesce piccolo, in uscita il 13 maggio con Feltrinelli, a un anno dal ritiro del rapporto. Parliamo di Italia. Quando ha capito cosa stava per accadere? «Il 21 febbraio. L’Oms faceva documenti ogni giorno e fino a quel momento erano stati segnalati solo nove casi. Improvvisamente sono diventati 76: Vo’, Codogno, i focolai erano troppo distanti uno dall’altro. La situazione era incontenibile, eravamo già spacciati». Era inevitabile o è stato commesso qualche errore? «Le date sono una traccia importante. Il 21 gennaio l’Oms aveva comunicato che esisteva un virus che si trasmetteva da uomo a uomo. L’Italia aveva un piano nazionale pandemico, seppur datato al 2006 e mai aggiornato. Ma c’era. Ecco, io penso che da gennaio al 21 febbraio si potessero fare tante cose che non sono state fatte. Piuttosto che donare le mascherine, era necessario stoccarle, verificare il magazzino italiano, formare il personale sanitario. L’Italia non si sarebbe salvata dalla pandemia, ma avremmo potuto ridurre di molto i danni. Ma non è stato soltanto un problema italiano. Il fronte più importante è quello internazionale».

Perché? «Il 31 dicembre Taiwan ha captato autonomamente, perché non gli era stato notificato dalla Cina, che c’era un’infezione di un virus nuovo. Taiwan non è uno Stato membro Oms. Lo stesso giorno ha allertato l’Oms di una possibile trasmissione tra uomo e uomo. L’Oms lo ha detto ufficialmente solo il 21 gennaio, sono passati venti giorni. Questo perché l’Oms non ascolta, per ragioni politiche, Taiwan. E Taiwan è uno degli Stati che ha avuto una reazione migliore al virus: ad oggi 12 morti». Lei aveva segnalato entrambi i ritardi – quello italiano e quello dell’Oms – nel report. «Erano poche righe a pagina 2 di un lavoro collettivo. Ogni parola era verificata. Ma nessuno ha messo in dubbio le qualità scientifiche del lavoro, il problema è stato politico: come emerge dagli atti della procura di Bergamo, dalle chat, dalle mail, il report è stato ritirato per pressioni cinesi, principalmente. E poi perché si è ritenuto fosse troppo critico con l’approccio italiano. Quello dell’Oms sia stato un errore imperdonabile. E anche un campanello di allarme importantissimo. La domanda che cerco di porre è semplice: l’Oms fa politica o si occupa di salute? Io so che la Cina è allergica alle discussioni, ma noi abbiamo il dovere di capire in maniera autonoma cosa è accaduto, perché di fronte alla prossima pandemia dovremo dare risposte migliori. Il nostro dovere è proteggere tutti i cittadini del mondo. Ecco, credo che il Covid ci abbia offerto l’opportunità di affrontare questi nodi cruciali. Che non riguardano l’Oms, ma la nostra vita, il nostro futuro. Riguardano noi».

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