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Relazioni Usa-Ue e trattative di pace con la Russia, che cosa sta succedendo

Guerra Russia-Ucraina, le ultime novità sulle trattative di pace. L'approfondimento di Francesco D'arrigo

Dall’insediamento della seconda amministrazione Trump, le relazioni tra Stati Uniti ed i suoi alleati europei sono diventate instabili, imprevedibili e per molti versi conflittuali. Un brusco cambiamento dovuto alla postura assertiva di Washington, alla politica della Casa Bianca sull’Ucraina, con il cambio di fronte che ha portato ad un vero e proprio reset nei rapporti Usa-Russia, alle ambizioni di annessione di Canada e Groenlandia e, di recente, ai dazi imposti dal presidente Trump, che hanno creato i presupposti di una guerra commerciale e minacce ibride contro l’Unione Europea.

Un improvviso divario ideologico che minaccia i principi sui quali si fonda la Nato, i suoi valori, i suoi obiettivi strategici ed i legami transatlantici, soprattutto per quanto concerne la gestione delle crisi e la sicurezza cooperativa.

Tensioni nelle relazioni transatlantiche provocate dalle differenze ideologiche tra la base politica di Donald Trump e la visione prevalente in quasi tutti i governi e le principali élite europee. Mentre gli Stati Uniti navigano nelle acque turbolente della rivoluzione populista dell’”America First”, l’establishment politico europeo si sta attenendo ai precetti chiave delle democrazie liberali, che sembrano non risiedere più a Washington. In poche parole, le due sponde dell’Atlantico sono sempre più ideologicamente disallineate, con enormi ripercussioni per le democrazie liberali, e fino a qualche mese fa, inimmaginabili vantaggi per gli Stati dell’asse dell’autoritarismo.

LE DIVERGENTI PROPOSTE PER LA PACE IN UCRAINA

Mentre l’inviato speciale del presidente Usa Donald Trump, l’immobiliarista Steve Witkoff, continua a stringere sommessamente la mano del presidente Putin, dimostrandosi ottimista mentre gli concede la Crimea, tutti i territori occupati dell’Ucraina Sudorientale ed il divieto di Kyiv di entrare a far parte della Nato, anche a Washington cominciano a toccare con mano ciò che in Europa è sempre stato chiaro: la Russia non vuole la pace.

L’agenzia di stampa Reuters ha recentemente ottenuto e pubblicato in esclusiva alcuni documenti sulle trattative in corso per un cessate il fuoco, che dimostrano l’enorme distanza tra la proposta degli Stati Uniti (che hanno fatto proprie tutte le ambizioni russe) e le condizioni minime necessarie per Ucraina e Unione europea. I diplomatici ucraini ed europei – secondo quanto scrive l’agenzia – tra il 17 e 23 aprile hanno respinto le proposte americane su come porre fine alla guerra della Russia in Ucraina, avanzando delle controproposte.

Si tratta di due diverse proposte: una versione di accordo Usa, predisposto dall’inviato Steve Witkoff, intitolato “proposte finali”, l’altro testo è quello elaborato a seguito dei colloqui tra funzionari ucraini ed europei a Londra. Secondo la Reuters, le principali differenze nei testi riguardano la sequenza di soluzioni sulle questioni territoriali, sulla revoca delle sanzioni, sulle garanzie di sicurezza e sulle capacità militari ucraini del dopoguerra.

Il piano Usa prevede il riconoscimento legale del controllo da parte della Russia sulla Crimea, annessa fin dal 2014. Gli Usa vorrebbero inoltre confermare il controllo de facto delle aree occupate nei quattro oblast di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzha, Kherson.
Il piano concordato da Ucraina e Ue rimanda invece ogni discussione dettagliata sulle questioni territoriali “fino alla conclusione di un cessate il fuoco”, mentre nel documento non viene fatta alcuna menzione al riconoscimento del controllo russo sui territori ucraini.

Per quanto riguarda le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, il documento di Witkoff afferma che l’Ucraina avrà una “solida garanzia di sicurezza” dall’Europa e da altri Stati amici che fungerannno da garanti, ma non contiene ulteriori dettagli in merito, oltre ad affermare che Kiev non aderirà alla NATO.
Il documento ucraino-europeo è più specifico, e richiede garanzie molto più solide. Afferma che non ci saranno limiti alle forze di difesa ucraine e nessuna restrizione agli alleati che vorranno mettere le loro forze militari sul suolo ucraino. Inoltre, a favore di Kiev, si dovrà stipulare un “accordo simile all’articolo 5” della Nato che dovrà vedere coinvolti anche gli Stati Uniti, in una sorta di modello di difesa israeliano.

Per quanto riguarda le misure economiche, le proposte di Witkoff affermano che le sanzioni in vigore contro la Russia, dall’annessione della Crimea nel 2014, saranno rimosse come parte dell’accordo in discussione. Le controproposte affermano invece che “le sanzioni statunitensi imposte alla Russia dal 2014 possono essere soggette a un graduale allentamento soltanto dopo il raggiungimento di una pace sostenibile” e che potranno essere ripristinate qualora la Russia violasse i termini dell’accordo di pace.

L’UCRAINA NON SI ARRENDE

Zelensky risponde alle durissime dichiarazioni di Trump, ed ai bombardamenti russi della capitale ucraina: “La Crimea appartiene a noi, la nostra posizione non cambia”.

Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che la Crimea appartiene all’Ucraina e che la sua posizione non è cambiata dopo le dichiarazioni di Donald Trump, che hanno messo in discussione il futuro status della Crimea e dei territori annessi dalla Russia a partire dal 2014 fino ad oggi.
In una potente dichiarazione durante i colloqui con i Capi di Stato e di governo europei della “Coalizione dei volenterosi” riunitisi a Londra, il presidente Zelensky ha chiarito:
“non ci arrendiamo, ci adattiamo”. “Sono d’accordo con Trump: l’Ucraina non ha le armi per riconquistare la Crimea, ma ci sono le sanzioni e le pressioni diplomatiche, che integrano la nostra difesa e rappresentano la capacità di sostegno dell’Occidente. Solo gli ucraini decideranno il destino della terra ucraina”.

TRATTATIVE USA-RUSSIA E DIRITTO INTERNAZIONALE

A sostegno della posizione euro-ucraina, bisogna considerare alcuni fattori chiave:

  • La Crimea non è dimenticata
  • l’occupazione non ha legittimità
  • il controllo russo sui territori occupati non è “effettivo”
  • la pressione delle sanzioni e gli aiuti militari sostituiscono ed integrano la capacità difensiva ucraina
  • la diplomazia arma la causa dell’Ucraina anche quando l’artiglieria non può

Intanto, a margine dei funerali di Papa Francesco, il presidente Trump ha incontrato in Vaticano in uno dei pochissimi faccia a faccia concessi, il presidente ucraino. “Un buon incontro, abbiamo avuto tempo di discutere molto a quattr’occhi. Ci auguriamo che tutto quanto detto abbia un risultato: proteggere la vita della nostra gente, un cessate il fuoco completo e incondizionato. Una pace affidabile e duratura che impedisca il ripetersi della guerra. Un incontro altamente simbolico che potrebbe diventare storico se si raggiungessero risultati congiunti. Grazie, presidente Trump!”. Così il presidente Volodymyr Zelensky in un post su Telegram.

La guerra è brutale, ma la resistenza strategica dell’Ucraina rimane intatta: tra i suoi cittadini, sul territorio e nella diplomazia.

La vittoria non è sempre una questione di potenza militare. A volte, una vittoria politica si può ottenere rifiutandosi di capitolare, rifiutandosi di legittimare un’aggressione, potendo contare sul sostegno degli alleati nell’ottenere quanto previsto dal diritto internazionale. Mi riferisco in particolare al diritto alla legittima difesa individuale e collettiva in caso di attacco armato (art. 51 della Carta NU), e del principio del non riconoscimento delle situazioni di fatto prodotte dall’uso illegittimo della forza.

 

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