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Johnson Javid

Regno Unito, ecco motivi ed effetti del rimpasto di governo

Il Punto di Daniele Meloni sul rimpasto di governo voluto da Boris Johnson

 

Sajid Javid lascia il numero 11 di Downing Street dopo avere rassegnato le dimissioni da Cancelliere dello Scacchiere del governo Johnson. Al suo posto il 39enne Rishi Sunak, già ministro junior al Tesoro, e astro nascente del partito Conservatore.

Questo è stato l’atto più significativo del rimpasto con cui Boris Johnson ha voluto dare una sferzata alla sua squadra di governo dopo la Brexit del 31 gennaio.

Differenze di vedute inconciliabili tra il premier e Javid, che non ha accettato di rinunciare ai suoi advisor nell’ambito di un ripensamento delle strategie del governo che vedrà le due unità di consiglieri del Treasury e di Downing Street lavorare insieme in questo anno che porterà alla chiusura degli accordi commerciali tra Regno Unito e Unione Europea dopo la Brexit.

Sunak è un convinto brexiteer, mentre Javid non aveva mai nascosto in passato la sua posizione di scettico sulla Brexit prima di reinventarsi Chancellor nel governo Johnson. Il nuovo Cancelliere avrà solo 4 settimane di tempo per imparare a menadito i conti del Regno: a metà marzo infatti dovrà prendere la tradizionale valigetta rossa e presentarsi ai Comuni per il Budget, la finanziaria britannica.

Non ci è andato con la mano leggera Johnson con il reshuffle: fuori dall’esecutivo sono finiti ministri non certo di secondo piano come Andrea Leadsom (Business), Julian Smith (Irlanda del Nord), Theresa Villiers (Ambiente), Esther McVey (Casa) e Nicky Morgan (Cultura). Anche l’Attorney General – il capo dell’avvocatura dello stato – è cambiato: fuori Cox, dentro Suella Braverman, ex presidente dell’euroscettico European Research Group e convinta sostenitrice di un ruolo meno attivo del potere giudiziario nelle faccende della politica britannica (Anche Cox per la verità si era espressa in modo simile nei giorni precedenti). Novità anche per il ruolo di Presidente del partito: James Cleverly avrà un ruolo al ministero degli esteri con il confermatissimo Dominic Raab e sarà sostituito da Amanda Milling, che parteciperà ai consigli dei ministri come ministro senza portafoglio.

Non è stata la “notte dei lunghi coltelli” con cui all’inizio degli anni ’60 Harold Macmillan aveva purgato buona parte del suo Cabinet ma poco ci è mancato. Johnson inizia una nuova fase di governo: à la guerre comme à la guerre con l’Unione Europea sul trattato di libero scambio che andrà contrattato e ratificato entro il 31 dicembre prossimo, e apertura nelle politiche sociali e infrastrutturali verso quei territori che hanno premiato i Tories per la prima volta alle elezioni del 12 dicembre scorso.

Premiata dunque la fedeltà al premier e alla Brexit, ma un Javid libero da impegni governativi e sicuramente scontento per il trattamento riservatogli potrebbe ben presto diventare una spina nel fianco di Johnson, ben più di un’opposizione laburista che è ancora in attesa di eleggere il successore di Jeremy Corbyn.

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