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giustizia

Perché il voto referendario sulla giustizia sarà storico

Il varo parlamentare della riforma della giustizia, cui seguirà presto il voto referendario, rappresenta un momento storico nella vita della Repubblica italiana. Il Canto libero di Sacconi pubblicato su QN.

Il varo parlamentare della riforma della giustizia, cui seguirà presto il voto referendario, rappresenta comunque un momento storico nella vita della Repubblica perché costituisce l’esito di un disordine durato oltre trent’anni. Il trauma iniziale fu tangentopoli, una città in parte illuminata e in parte conservata al buio.

Questa asimmetria, in un sistema che includeva tutti, ha viziato la competizione politica fino ad oggi. Emblematica è la recente sentenza della Cassazione su Berlusconi dopo tre decenni di accuse infamanti. Ma le conseguenze hanno riguardato l’intera società e la nostra economia. L’uso politico e mediatico del moralismo, cosa diversa dalla buona etica pubblica, ha generato una iper-regolazione giustificata dall’impossibile patologia zero e una giurisprudenza imponderabile. Si è così frenata l’attitudine a decidere e a intraprendere.

Dall’altro lato, il conflitto istituzionale è diventato ricorrente, dall’immigrazione, all’ordine pubblico, al ponte sullo stretto. Fino alla politica urbanistica della capitale economica. Nessuno può negare che abbiamo un problema. Ora dovremmo auspicare che nel dibattito referendario prevalga il confronto sulle soluzioni. La maggioranza e un po’ di centro dichiarano di voler liberare il giudice affinché sia terzo tra difesa e accusa. L’opposizione contesta al governo di voler controllare l’attività inquirente. Sarebbe utile approfondire queste affermazioni.

Intanto già si mobilitano molti corpi sociali perché l’esito referendario sarà valido con qualunque percentuale di votanti. Una rete di oltre cento associazioni cattoliche ha ieri annunciato di voler organizzare “comitati civici” per il sì, richiamando quelli di Luigi Gedda nel 1948. Altri si stanno organizzando per il no. Buon segno perché significa partecipazione pur nella contrapposizione. Anche dopo quel fatidico voto il Paese si ricompose e ne venne la più lunga e vivace stagione di crescita.

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