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Rapporto Anac sul whistleblowing. Numeri e commento

L’articolo dell’analista Stefano Masa sul quarto rapporto Anac in tema di whistleblowing

Il quarto rapporto Anac in tema di whistleblowing è stato presentato.

I numeri a cui si fa riferimento sono quelli del 2018 ed evidenziano un netto incremento rispetto all’anno precedente. La sintesi che viene riportata sullo stesso sito dell’Autorità Nazionale Anticorruzione è eloquente: «Nel 2018 più che raddoppiate le segnalazioni, trend in crescita anche nel 2019. Nel 2018 l’Anac ha ricevuto 783 segnalazioni di whistleblowing (65 al mese), ovvero più del doppio rispetto alle 364 del 2017. Nei primi sei mesi del 2019 ne sono giunte già 439 (73 al mese). In media, si tratta di oltre due segnalazioni di illeciti al giorno».

Da evidenziare inoltre come la stessa Anac – dopo aver riscontrato la fondatezza della segnalazione pervenuta – abbia inviato ulteriori approfondimenti di natura penale o contabile. Si legge infatti che «Nel 2018 sono state inviate 20 segnalazioni alla Procura della Repubblica e 19 alla Corte dei Conti. Nei primi 6 mesi del 2019 gli invii alla Procura sono già stati 33 e quelli alla Corte dei Conti sono 29». Condivisibile la chiosa finale al termine della breve presentazione: «Si tratta di una crescita che evidenzia un sensibile miglioramento della qualità delle segnalazioni e di una maggiore fiducia nei confronti dell’istituto».

Vediamo alcune delle singole evidenze rilevate all’interno dell’intero paper costituito da tre distinti allegati. Nel documento “Appunto per la stampa” si riporta come nel 2019 aumentino le segnalazioni provenienti dal Sud e dalla Isole; in leggera flessione quelle dal Centro Italia mentre risultano essere in diminuzione quelle che arrivano dalle amministrazioni del Nord. Nel 2018 le percentuali fatte registrare corrispondevano al: Nord 32,1%, Centro 22,9%, Sud e Isole 41,3% (non indicato nel restante dei casi).

È interessante il “cosa” venga segnalato che – tra le varie casistiche – fa emergere (la conferma) degli appalti illegittimi (22,6%). «In calo i casi di corruzione, cattiva amministrazione ed abuso di potere (passati dal 24,1% del 2018 al 18,7% del 2019). A seguire, concorsi illegittimi (12,3%), cattiva gestione delle risorse pubbliche o vicende di danno erariale (11,5%) e i conflitti di interessi (9%)».

Se il “cosa” può apparire come una indicazione “solo” sommaria degli illeciti, è senza alcun dubbio importante il “come” che invece trova il proprio riscontro mediante le segnalazioni trasmesse dall’Anac alla Procura e alla Corte dei Conti. Di seguito si riportano alcuni “come” presenti nello stesso documento: «Pressioni per la riammissione di un concorrente legittimamente escluso da una gara [Regione del Centro]; Utilizzo illegittimo di permessi sindacali [Comune del Nord]; Nomina illegittima del comandante del corpo di Polizia Municipale [Comune del Nord]; Presunti appalti illegittimi [Comune del Nord]; Presunta mala gestio nonché favoritismi politici che avrebbero portato al mancato recupero di esposizioni debitorie [Ente pubblico Nazionale]; Assunzioni senza procedura di selezione e in carenza di requisiti [Ente pubblico Nazionale]; Favoritismi in favore di alcuni operatori del commercio ambulante [Comune del Centro]; Falsa attestazione della presenza in servizio [Ministero]; Presunti concorsi truccati [ASL del Sud]». Un vero e proprio elenco di malaffare.

Nonostante le forze messe in campo, i numeri sono chiari: l’operato di Anac appare debole rispetto alla forza del suo principale avversario. Basta ricordare il recente monito dell’Uif (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) in occasione della sua relazione annuale: «gli utilizzi intensi e anomali di contante si concentrano nel Centro Nord le cui economie offrono maggiori opportunità per l’infiltrazione di capitali illeciti». Di fatto, nel 2018, le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio, corruzione o finanziamento di terrorismo, ammontato a 98.030 in aumento del 4,5% rispetto al 2017.

L’area di monitoraggio appare troppo vasta e, sebbene gli strumenti adottati abbiano comportato ottimi risultati, sembrano comunque insufficienti per contrastare efficacemente il “fenomeno” nella sua totalità. L’azione dovrà continuare e continuerà ma – si teme – che gli esiti possano essere i medesimi finora raggiunti: insufficienti.

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