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Quella foto tra cronaca e storia

Trump, lontanissimo da un Papa che potrebbe diventare da Santo il più aggiornato protettore dei migranti, è riuscito non dico a rubare ma quanto meno a contendere la scena a Francesco e ai suoi funerali. I Graffi di Damato

Donald Trump, lontanissimo – a dir poco – da un Papa che potrebbe diventare da Santo il più aggiornato protettore dei migranti, è riuscito non dico a rubare ma quanto meno a contendere la scena a Francesco e ai suoi funerali, sui quali è piombato come l’aquila dello stemma degli Stati Uniti in una missione lampo a Roma. Ma mai furto, scippo e simili nella storia è stato probabilmente tanto gradito dalla vittima. Esso è stato forse il primo miracolo di Francesco. Che ha lasciato da morto ieri la Basilica di San Pietro, prima di essere tumulato nella Basilica di Santa Maria Maggiore da lui preferita alla protezione delle mura del Vaticano, facendovi svolgere in un angolo incontri -fra lo stesso Trump e Zelensky, ma per un attimo anche col presidente francese Macron e il primo ministro inglese Starmer- che potrebbero rivelarsi decisivi per la pace finalmente nella “martoriata Ucraina”, Come il compianto Pontefice diceva sempre di quel paese senza mai parlare di una martoriata Russia, per quanto avesse lamentato anche lui, come Putin, l’”abbaiare” della Nato ai suoi confini.

Quella foto di Trump e Zelensky seduti uno di fronte all’altro a San Pietro dopo lo scontro clamoroso avuto alla Casa Bianca in diretta televisiva, e già ridimensionato da successive interlocuzioni a distanza fra i due, riduce obiettivamente gli spazi di manovra di Putin. Che può certamente continuare a boicottare la pace, come anche Trump ha cominciato a rimproverargli dopo averne disinvoltamente rovesciato il ruolo da aggressore ad aggredito. Ma gli sarà a questo punto più difficile prolungare una guerra durata già troppo rispetto ai cinque o quindici giorni previsti della cosiddetta “operazione speciale”, cominciata più di tre anni fa con l’obbiettivo di ammazzare o mettere in fuga Zelensky e di prendersi tutta l’Ucraina per “denazificarla”, come annunciò l’uomo del Cremlino.

Ne è passata di acqua da quei giorni. Anche per Zelensky certo, se avesse davvero pensato di riprendersi la Crimea e qualcosa d’altro. Ma ne è passata ancora di più per Putin considerando il sostegno che Zelensky ha continuato ad avere dall’Europa anche nella crisi intervenuta, dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, nei rapporti fra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Un sostegno, quello europeo, che porta il segno pure di Giorgia Meloni in un ruolo di tessitrice che ne ha rafforzato il prestigio internazionale, per quanto negato, contestato, indigesto agli avversari “sempre in Resistenza” contro di Lei, direbbero forse compiaciuti avvolgendosi con la solita disinvoltura nelle parole e nelle celebrazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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