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Mattarella

Quando parliamo degli abusi dei quirinalisti?

A proposito di Quirinale, abuso d'ufficio e non solo: ci sono certi giornalisti dei quali si può ben dire anche, con un vecchio proverbio, che non c’è sordo peggiore di chi non vuole sentire. I Graffi di Damato

E così, prima di andare in ferie pure lui, anche se negli ultimi momenti utili sul piano costituzionale, il presidente della Repubblica ha firmato la legge che, fra l’altro, abolisce il reato di abuso di ufficio. E che alcuni, sentendo puzza addirittura di “Stato canaglia”, speravano egli rinviasse invece alle Camere. O la firmasse accompagnandola con una lettera di osservazioni spendibile nella cronaca politica come contributo all’opposizione al governo.

Di Sergio Mattarella sono destinati a rimanere nella storia politica non i suoi presunti abusi ma quelli compiuti da retroscenisti e simili nell’attribuirgli continuamente un’azione di sabotaggio, o quasi, del governo di Giorgia Meloni. Della quale non sono mai bastate le smentite, e i racconti della collaborazione sempre trovata al Quirinale ogni volta che ha avuto o avvertito problemi.

L’ultima che è stata attribuita al presidente della Repubblica, non so francamente se per eccesso più di zelo verso la fonte o altro, è “la sorpresa”, come ha titolato ieri il Corriere della Sera, per un incontro chiestogli dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sui problemi delle carceri, del loro sovraffollamento, delle tragedie che vi avvengono. Una sorpresa che stride fortemente, logicamente, politicamente, umanamente con quanto lo stesso Mattarella ha detto a proposito della questione penitenziaria nell’incontro recente con la stampa parlamentare per la consegna del tradizionale ventaglio anche a lui, e non solo ai presidenti delle Camere.

“Vi è un tema -ha detto testualmente il capo dello Stato in quell’occasione- che sempre più richiede una vera attenzione: quello della situazione nelle carceri. Basta ricordare le decine di suicidi, in poco più di sei mesi, quest’anno. Condivido con voi una lettera che ho ricevuto da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile qual è e deve essere l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale”.

A e di chi ha potuto soltanto immaginare, dopo parole del genere, un fastidio del capo dello Stato ad una richiesta di parlarne da parte del Guardasigilli si può dire che “il vero giornalismo in agosto va in vacanza”, come ha dichiarato il ministro della Difesa Guido Crosetto commentando i retroscena che hanno attribuito anche a lui divergenze con Mattarella sulla giustizia e dintorni.

“Non attaccherei mai Mattarella, che considero un pilastro della nostra Nazione, non solo per il ruolo istituzionale che riveste in questi anni ma anche per la sua storia e per l’amicizia che mi lega a lui”, ha detto il ministro della Difesa. Le cui parole non basteranno, temo, a chiarire i suoi rapporti col Quirinale e dintorni a certi giornalisti dei quali si può ben dire anche, con un vecchio proverbio, che non c’è sordo peggiore di chi non vuole sentire.

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