Il conflitto in Ucraina ha profondi impatti sul futuro ordine mondiale, determinato dalla contrapposizione fra le democrazie, facenti capo agli Usa, e le autocrazie, ispirate sempre più al modello cinese.
La contrapposizione non è netta come quella della guerra fredda. Esistono un’interdipendenza economica mondiale e una lotta comune contro fenomeni globali, quali i mutamenti climatici, che impongono un certo livello di cooperazione fra i due blocchi contrapposti.
Determinanti nel confronto sino-americano saranno le scelte delle medie potenze. A parer mio, il tempo lavora a favore dell’Occidente. Lo dimostra la sua reazione all’aggressione russa all’Ucraina. Non è in declino, come pensano Putin e Xi Jinping. Sul “confronto fra democrazie e autocrazie” e sui loro rapporti di potenza incidono le politiche delle medie potenze.
In primo luogo, quella dell’India, che non si è unita alle democrazie nel contrasto all’aggressione russa all’Ucraina. Ha mantenuto una posizione neutrale, non condannando Mosca all’ONU e non aderendo al regime sanzionatorio occidentale. L’India approfitta delle sanzioni alla Russia per comprarne il petrolio a prezzi stracciati. Pensa di sfuggire a ritorsioni da parte dell’Occidente per il fatto che gli USA la ritengono un partner essenziale per contrastare la Cina nell’Indo-Pacifico. Tale fatto risulta evidente nella recente riunione del QUAD.
I motivi della politica dell’India sono diversi. Da un lato, Mosca ha costituito finora un fattore di equilibrio nei contrasti fra l’India e la Cina. Le ha fornito la massa delle armi. Ha evitato il suo isolamento nel corso della guerra fredda, durante la quale Mosca era considerata un alleato naturale dell’India – allora governata dal Partito del Congresso – contro un ritorno dell’imperialismo e del colonialismo europeo. Il “Movimento dei paesi non allineati”, che faceva capo all’India, sostenne di fatto l’URSS contro l’Occidente.
Dall’altro lato, però è probabile che l’India rafforzi i suoi legami con il “club delle democrazie”. Mosca diventa sempre più dipendente da Pechino; quindi meno importante per l’India nell’equilibrare la potenza cinese. Inoltre, da qualche anno l’India tende a diversificare l’approvvigionamento di armi. Le importazioni dalla Russia sono passate dal 75% al 50% dell’ammodernamento militare indiano. Anche per la dimostrazione in Ucraina del basso livello tecnologico delle armi russe. Si rafforzano invece i legami sia multilaterali che bilaterali con Washington.
Tra le altre grandi democrazie, che sinora non hanno partecipato al sostegno dell’Ucraina, vi è anche il Brasile, dichiaratosi neutrale soprattutto per la sua dipendenza dai fertilizzanti russi e per l’importanza che attribuisce al BRIC. E’ probabile che anche quest’ultimo migliorerà i suoi rapporti con gli Usa. Lo farà quando il conflitto evolverà nettamente a favore di Kiev e dei suoi sostenitori occidentali.
Lo stesso accadrà per molti Stati del cosiddetto MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia), la cui crescita economica e militare li collocherà nel gruppo dei paesi in grado d’influire sul futuro del mondo. Non è escluso che il loro avvicinamento agli Usa passi per fasi intermedie, di cui la prima potrebbe essere la ricostituzione di un blocco simile a quello dei paesi non allineati, divisi fra gli interessi economici con la Cina e quelli geopolitici con gli Usa. Le loro scelte saranno fortemente condizionate dall’apertura nei loro confronti della politica e dell’economia americane e europee.