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Qual è il vero problema della giustizia

Giustizia fra realtà, riforme, attese e necessità. Il Canto Libero di Maurizio Sacconi pubblicato su QN

In Italia, da tre lunghi decenni, le istituzioni, l’economia e la società appaiono condizionate da ricorrenti iniziative “temerarie” della pubblica accusa con la propagazione di notizie che determinano danni certi e immediati nei confronti di persone fisiche e giuridiche a fronte di esiti incerti e rinviati nel tempo dei relativi procedimenti.

Il fenomeno è mutato negli anni, al punto che alcuni degli iniziali protagonisti si uniscono alla critica di quello che essi stessi giudicano un sistema viziato.

Ora, le ipotesi di riforma e in particolare la proposta di sdoppiamento dell’organo di autogoverno della magistratura, con ridimensionamento del peso delle correnti, potrebbero rappresentare il passaggio a una separazione dialettica tra magistratura giudicante e inquirente.

Tutto ciò potrebbe costituire anche la spiegazione ultima delle fibrillazioni che nel corso di questi mesi si sono manifestate nella stabilità di alcune istituzioni e nel dibattito politico, inclusi alcuni timori preventivi di nuove iniziative giudiziarie.

A questo punto, dovremmo auspicare un trasparente confronto tra tutti nella sede più idonea, ovvero nel Parlamento, per giungere ad una autentica riforma rivolta a potenziare la indipendenza, la effettività, la velocità e la sobrietà della funzione giudicante. Gli stessi interventi auspicati sulla carcerazione preventiva e sulla certezza, proporzionalità, umanità della pena ne dovrebbero essere il corollario. In gioco è anche la crescita di una nazione troppo a lungo rattrappita dalla burocrazia difensiva che inibisce le decisioni amministrative e dalla caduta della propensione al rischio d’impresa.

L’Italia ha rivelato negli anni migliori del dopoguerra una straordinaria vitalità che in forme diverse potrebbe oggi essere risvegliata dalla fine della sua lunga anomalia

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