Il Ventunesimo secolo non è soltanto quello delle informazioni, bensì pure di tecnologie spaziali e guerre stellari che fino a qualche anno fa immaginavamo leggendo libri, o potevamo vedere soltanto nei film di fantascienza.
Oggi la guerra nello spazio è reale e, nonostante non riusciamo a vederla, ne subiamo gli effetti.
Le inesauribili risorse dello spazio e le loro applicazioni sono diventate accessibili a chiunque possieda un dispositivo collegabile alla rete. Quest’ultimo, nell’era della globalizzazione si è tramutato in un ambiente che ha incubato innovazione tecnologica, sviluppo sociale ed economico. Tuttavia, il ritorno delle guerre tra Stati e gli stravolgimenti geopolitici, economici, climatici e sociali di questo inizio secolo lo hanno trasformato in un vero e proprio ecosistema per spiare, attaccare e salvaguardare interessi economici, dominio di battaglie invisibili e fulcro di comando strategico di sistemi militari delle principali potenze spaziali del mondo, tra cui Stati Uniti, Cina, Russia, India, Francia, Regno Unito, Germania, Brasile e Italia.
SPAZIO E SOSTENIBILITÀ
Il potere spaziale (Space power) rappresenta la capacità di uno Stato o di un’organizzazione di esercitare influenza e controllo nello spazio esterno, attraverso l’uso di satelliti, veicoli spaziali ed altre tecnologie. Si tratta della capacità di accedere e operare al suo interno su molteplici aspetti: comunicazioni, navigazione, ricerca scientifica, sorveglianza, intelligence, monitoraggio ambientale e climatico, al fine di proiettare la propria potenza strategica (non esclusivamente militare), così da influenzare gli affari internazionali.
Il potere spaziale di uno Stato è fondamentale per la sicurezza nazionale, lo sviluppo economico e la cooperazione internazionale. La superiorità spaziale è il grado di controllo nello Spazio di una forza su qualsiasi altra che permette di condurre le proprie operazioni in un determinato momento e luogo senza interferenze proibitive da parte di minacce terrestri e spaziali. Lo scopo e il valore della superiorità spaziale è quello di fornire la libertà di azione nello spazio per perseguire e difendere gli interessi della sicurezza nazionale. Per mantenere la superiorità spaziale può essere necessario l’uso di operazioni offensive e difensive.
Attualmente, secondo recenti dati ESA, nello spazio vi sono circa 7500 satelliti in uso e 26.000 non controllati e/o decaduti, per un totale stimato di 33.500 veicoli spaziali in orbita, in continuo aumento. A seguito delle passate attività nello spazio, un’enorme quantità di detriti, oggetti non più funzionanti e non controllati, è rimasta nell’orbita terrestre e ciò rappresenta una seria sfida per la sua sostenibilità. Una quantità enorme di rifiuti spaziali che circondano la Terra, con la maggior parte di essi concentrata nelle orbite terrestri più utili per le attività umane, ovvero: LEO (Low Earth Orbit – Insieme di orbite terrestri comprese tra circa 200 e la prima fascia di Van Allen, a circa 2000 chilometri di quota; MEO (Medium Earth Orbit – orbite di altitudine compresa tra le fasce di Van Allen e l’orbita geostazionaria, ovvero tra i 2.000 ed i 35.786 chilometri); GEO (Geostationary Earth Orbit – orbita circolare ed equatoriale situata a una altezza tale per cui il periodo di rivoluzione di un satellite che la percorre, coincide con il periodo di rotazione della Terra).
Dal 1957 hanno avuto luogo più di 5.000 lanci, generando 23.200 oggetti catalogati più grandi di 10 centimetri, che rappresentano oltre il 99% della massa totale in orbita, dal peso stimato di oltre 8.000 tonnellate. Questi lanci hanno inoltre generato circa 740.000 oggetti da 1 a 10 centimetri ed oltre 160.000.000 di oggetti da 0,1 a 1 centimetro che non sono elencati.
E sebbene l’universo sia infinito, le orbite intorno al globo terrestre hanno caratteristiche oggettive, uniche e limitate e le risorse orbitali disponibili per gli interessi economici, militari e di ricerca scientifica sono già sovraffollate. I sempre più numerosi veicoli spaziali orbitali possono operare solo mantenendo precisamente le proprie orbite, perché quando c’è un incrocio o una sovrapposizione di quest’ultime, ci sono possibilità di collisione.
Le orbite spaziali e la sicurezza dei veicoli spaziali hanno un duplice obiettivo strategico: in primo luogo, gli Stati cercano di sfruttare i loro vantaggi tecnologici e quantitativi, oltre a registrare e utilizzare il maggior numero possibile di risorse orbitali attraverso convenzioni internazionali. Al contempo, puntano ad assicurarsi che queste orbite non siano occupate o minacciate da altri Paesi.
IL CONCETTO DI SICUREZZA NAZIONALE AEROSPAZIALE
Il ruolo del settore aerospaziale nel progresso della civiltà umana, fino a poco tempo fa cooperativo e pacifico, ha bruscamente assunto una connotazione prevalente negli ambiti difesa e sicurezza nazionale. La sicurezza aerea e spaziale è un’estensione e un ampliamento della sicurezza nazionale nel campo dello spazio aereo atmosferico ed extra-atmosferico, e costituisce uno scudo strategico sia per le attività civili che militari.
La sicurezza spaziale è intesa dello spazio extra-atmosferico, convenzionalmente considerato a partire da un’altitudine di circa 100 chilometri sopra il livello del mare, nota come la linea di Kármán, comunemente utilizzata come riferimento di confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno.
Il suo principale obiettivo è costituito dalla sicurezza delle orbite e dei veicoli spaziali. L’orbita spaziale è la traiettoria del movimento del centro di massa dei veicoli, in particolare di quelli orbitali come i satelliti terrestri artificiali e le stazioni spaziali. Per veicolo spaziale si intende un mezzo che percorra una determinata orbita nello spazio e svolga compiti quali ricerca, sviluppo ed utilizzo dello spazio per attività commerciali, di safety, security e militari. I veicoli spaziali possono essere senza equipaggio (satelliti, sonde spaziali, palloni stratosferici, ecc.), o con equipaggio (sistemi di trasporto spaziali con equipaggio, stazioni spaziali, navette spaziali, ecc.).
La sicurezza spaziale è un concetto che coinvolge le popolazioni a livello globale, sia dal punto di vista tecnologico che per l’impatto ambientale, proprio a causa del crescente numero di satelliti e veicoli in orbita intorno alla terra, quotidianamente lanciati e gestiti da Agenzie statali e da realtà commerciali private, e concerne l’uso sicuro e responsabile dello spazio extraterrestre. La sicurezza spaziale è divenuta un tema di rilevanza strategica per il controllo e la gestione dei satelliti e dei rifiuti in orbita, per prevenire collisioni tra veicoli e detriti, per la cyber security delle infrastrutture spaziali e dei loro dati da minacce ed attacchi esterni, per l’incremento delle attività militari. La sicurezza spaziale di uno Stato ne esprime lo Space power, ed in quanto parte della strategia di sicurezza nazionale rappresenta il risultato dell’integrazione delle politiche industriali, diplomatiche, militari, economiche, scientifiche e tecnologiche del Paese per realizzare e salvaguardare gli interessi generali della sua sicurezza pure attraverso quella aerea e spaziale.
Rispetto alla tradizionale sicurezza terrestre e marittima, la sicurezza aerospaziale rappresenta una nuova forma di sicurezza nazionale.
Per garantire la sicurezza ed il libero accesso nello spazio, i governi dei Paesi Nato stanno cercando di sviluppare nuove politiche e accordi internazionali per regolarne l’uso e prevenire incidenti, attacchi e conflitti. Ci sono anche sforzi per potenziare la difesa spaziale attraverso la creazione di sistemi internazionali di sorveglianza e protezione dei satelliti, delle infrastrutture e delle comunicazioni spaziali, ormai di importanza strategica per la sicurezza dell’Occidente.
La sicurezza aerospaziale copre un’ampia gamma di settori e rappresenta l’integrazione di elementi multidimensionali di sicurezza nazionale e coinvolge l’intero sistema di difesa dello Stato.
Dal punto di vista degli attributi naturali, essa è il risultato inevitabile dell’estensione verso l’alto della categoria di sicurezza tradizionale nello spazio verticale ed è una forma speciale di sistema di sicurezza nazionale nel campo dell’aria e dello spazio.
In termini di potenza, il mantenimento della sicurezza nazionale aerea e spaziale oggi vede assumere un ruolo primario alle Forze armate, che hanno tra i loro compiti istituzionali il comando e il controllo, l’offensiva aerea e spaziale, la difesa aerea e spaziale e il supporto aereo e spaziale, per assicurare la capacità di early warning – allarme rapido strategico – per prevenire, identificare e mitigare le minacce, i rischi potenziali e gli attacchi nello spazio in una fase iniziale, consentendo un intervento e una risposta tempestivi ad eventi negativi prima che degenerino in crisi più gravi.
In termini economici, secondo le recenti stime del settore finanziario statunitense, la space economy globale dovrebbe crescere da 469 miliardi di dollari nel 2021 a più di mille miliardi di dollari entro il 2030. Gli Stati Uniti sono il principale motore di questa crescita grazie al loro ruolo di leader mondiale negli investimenti, nella ricerca, nell’innovazione e nella produzione spaziale. Lo spazio è fondamentale per ogni aspetto della nostra società, compresi i servizi di emergenza, l’energia, i servizi finanziari, le telecomunicazioni, i trasporti, l’alimentazione e l’agricoltura. Tutti si affidano ai servizi spaziali per funzionare, per questi motivi la sicurezza aerea e spaziale riveste un ruolo sempre più strategico, per evitare interruzioni e degrado delle comunicazioni satellitari, del telerilevamento, delle capacità di imaging e soprattutto di per garantire servizi critici durante le emergenze.
In termini di strumenti, il mantenimento della sicurezza nazionale aerea e spaziale comprende l’uso integrato di risorse e veicoli spaziali militari e non militari. In termini di operazioni, il mantenimento della sicurezza nazionale aerospaziale si basa prevalentemente su operazioni militari aeree e spaziali, coordinate ed integrate con organismi non militari utilizzati dallo Stato per la sicurezza nazionale, incluse le policy, l’intelligence, la diplomazia, l’economia, la ricerca scientifica e la cultura. In pratica, il cosiddetto soft power.
La sicurezza nazionale in senso moderno comprende non solo lo spazio fisico tangibile come la terra, il mare e l’aria, ma anche quello intangibile come l’informazione, la rete e lo spettro elettromagnetico, e persino la proprietà intellettuale, il pensiero umano e lo spazio cognitivo.
Dal punto di vista degli attributi sociali, la sicurezza aerospaziale è l’incarnazione concentrata della sicurezza politica, economica, militare, scientifica e tecnologica nazionale, della sicurezza culturale e di altre forme di sicurezza nel settore aerospaziale. Nell’era dell’informazione e della space economy, la sicurezza nazionale è inseparabile da quella aerea e spaziale, senza di essa incompleta e fragile.
LE FONTI DEL DIRITTO E LE DOTTRINE MILITARI DELLO SPAZIO
Le fonti del diritto internazionale concernenti lo spazio si basano sulla Carta delle Nazioni Unite, che prevede che ogni nazione risolva le dispute con mezzi pacifici, si astenga dalla minaccia e dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza di un Paese membro, tuttavia riconoscendo sul piano esplicito e formale il diritto a perseguire l’autodifesa individuale e collettiva. Lo spazio, in quanto bene comune globale Global Common, è libero per l’uso da parte di qualsiasi Paese, come previsto dal criterio di “libero passaggio sul mare aperto”, e deve essere utilizzato solo per scopi pacifici “non aggressivi”. Terminologia che implicitamente rende leciti anche gli usi militari “non aggressivi” dello spazio, ad eccezione di tutti gli esperimenti, armi ed esplosioni di tecnologie ed ordigni nucleari che sono esplicitamente proibiti. Divieto che si estende a tutti i tipi di armi di distruzione di massa (batteriologiche, chimiche, ecc.), alle basi militari, installazioni di basi spaziali con capacità di lancio missilistiche o sviluppo di sistemi d’arma, che non possono essere lanciate in orbita e nemmeno introdotte nello spazio o trasportate su altri corpi celesti.
Alla Carta Onu, durante il lungo periodo della Guerra fredda si sono aggiunti altri accordi: nel 1963 il Limited Test Ban Treaty, nel 1967 l’Outer Space Treaty, nel 1972 l’Anti Ballistic Missile Treaty, nel 1974 la Convention on Registration of Objects Launched in Outer Space, per citare i più importanti che riguardano l’accesso e l’utilizzo dello spazio e delle sue risorse.
Periodo di confronto bipolare in cui le diverse dottrine militari vedevano gli Usa ed i suoi alleati considerare lo spazio finalizzato all’evoluzione tecnologica, integrando tecnologie civili e militari per conseguire una supremazia geostrategica, per operazioni di intelligence, di controspazio, finalizzate a mantenere la superiorità nel controllo dello spazio aereo, cruciale in ogni tipo di azione militare.
L’approccio vincente delle Forze armate statunitensi nell’innovazione tecnologica spaziale è stato quello di finanziare progetti di ricerca e sviluppo da acquisire come End User, senza sobbarcarsi l’onere di essere il motore principale della produzione di queste capacità tecnologiche, lasciando ai privati i benefici commerciali dell’implementazione in ambito civile. Una strategia win-win della Nasa, che ha sempre coinvolto gli istituti di ricerca e l’industria, con una visione di cooperazione che ha portato allo sviluppo di partnership, ricerca scientifica e progetti in grado di far evolvere lo Space power statunitense e al contempo quello dei propri alleati.
L’Unione Sovietica prima e la Russia oggi, invece, hanno sempre adottato una dottrina di sviluppo dello spazio esclusivamente come strumento militare per sviluppare sistemi d’arma utili da integrare alla loro potenza nucleare, in funzione delle mai sopite egemoniche ambizioni espansionistiche del Cremlino.
Le informazioni pubbliche sulle capacità spaziali russe sono abbastanza note, dopo quasi 70 anni di lanci di satelliti, stazioni spaziali, sbarchi sulla Luna, collaborazioni con le agenzie spaziali occidentali e sonde su altri pianeti, la Russia ha acquisito un significativo bagaglio di conoscenze necessarie, le infrastrutture e le tecnologie avanzate per progettare, lanciare ed utilizzare armi spaziali. Ma le sanzioni economiche e l’isolamento internazionale in cui l’ha relegata la guerra di aggressione contro l’Ucraina ne hanno certamente depotenziato le capacità, e reso il loro Space power sempre più dipendente dalla Cina.
Nell’attuale scenario di guerra ibrida, dove tutti i beni comuni globali, e soprattutto lo spazio, sono contesi, la minaccia militare più insidiosa relativamente allo sviluppo di sistemi d’arma spaziali, unitamente a quella rappresentata dalla Federazione russa, proviene dalle tecnologie che sta sviluppando la Repubblica popolare cinese (Rpc). Gli sforzi cinesi per dissuadere e costringere gli Stati Uniti a non intraprendere azioni che Pechino ritiene contrarie ai propri interessi di sicurezza nazionale nel settore spaziale, mirano ad ottenere effetti coercitivi “nello, dallo e verso lo spazio”. I ricercatori dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) hanno valutato che le capacità spaziali giocano un ruolo di primo piano nella deterrenza, nello spionaggio, nelle comunicazioni ed in caso di conflitto con gli Stati Uniti e la Nato.
Gli strateghi militari cinesi valutano le capacità spaziali così strategiche dal punto di vista militare che le considerano un metodo più idoneo ed efficace anche rispetto alla deterrenza nucleare, per influenzare, dissuadere ed attaccare un avversario. Grazie agli enormi investimenti e alla capacità di innovare il proprio arsenale militare, sfruttando le collaborazioni con i centri di ricerca occidentali, e attraverso le molteplici operazioni di spionaggio industriale, la Cina ha acquisito tecnologie e know-how che stanno consentendo all’Armata popolare di liberazione di adeguare la propria dottrina dello spazio alla assertiva politica di Pechino, che ha come principio fondante il concetto di Space dominance e pertanto estremamente determinata nello sviluppo di sistemi d’arma che operino nello spazio extra-atmosferico e interstellare.
ESCALATION NELLO SPAZIO E SPACE WARFARE
Degli oltre 7500 satelliti lanciati, ufficialmente per scopi di ricognizione, comunicazione, rilevamento e ricerca scientifica da nazioni e imprese private, nessuno è stato classificato come arma spaziale. Si tratta di un escamotage che con una denominazione teorica permette di bypassare i trattati. Ma tutti gli addetti ai lavori sono a conoscenza che centinaia di questi satelliti supportano le operazioni militari e di intelligence dei loro sponsor, compreso il puntamento di sistemi d’arma, di siti e forze militari, e molti di quelli che non supportano operazioni militari, utilizzano tecnologie dual use che possono essere impiegate in caso di conflitto. Il dispiegamento di armi spaziali offensive è stato tuttavia ufficialmente impedito per oltre mezzo secolo dall’adesione agli accordi internazionali sopracitati, tra i quali il “Trattato sui principi che regolano le attività degli Stati nell’esplorazione e nell’uso dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e altri corpi celesti” del 1967, firmato inizialmente da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica, a cui si sono successivamente aggiunte altre 14 nazioni come parti.
Tuttavia, la Space Warfare che vedevamo nei film di James Bond si combatte non solo nel Metaverso, ma nella realtà. Cos’è la Space Warfare? Secondo quanto riportato nella New Joint Force Space Doctrine 3-14, la versione aggiornata e non ancora resa pubblica della Pubblicazione Congiunta 3-14 che contiene la dottrina Space Warfare del US Space Command (SPACECOM), si tratta di “operazioni spaziali offensive e difensive” supportate principalmente da “capacità dirette”, ossia da “attacchi che hanno un impatto sull’avversario”.
La guerra spaziale riguarda 5 ambiti principali, tutti elementi invisibili all’occhio umano, che sono:
- Space Domain (Dominio Spaziale)
- Cyberspace
- Electromagnetic – EM (Campo Elettromagnetico)
- Information (Comunicazioni)
- Cognitive (Cognitivo)
La guerra spaziale consiste nelle operazioni OSC – Offensive Space Control – condotte per la negazione dello spazio, dove la negazione comporta misure per ingannare, interrompere, negare, degradare o distruggere sistemi o servizi spaziali. Gli avversari, sia attori statali che non statali, sfrutteranno la disponibilità di capacità spaziali per sostenere le loro operazioni. Le azioni OSC volte a colpire le capacità e le forze spaziali di un nemico possono utilizzare mezzi reversibili e/o non reversibili.
Le misure OSC consistono in:
(1) Deceive – Ingannare. Misure progettate per fuorviare un avversario attraverso la manipolazione, la distorsione o la falsificazione di prove o informazioni in un sistema, per indurre l’avversario a reagire in modo pregiudizievole per i suoi interessi.
(2) Disrupt v Interrompere. Misure progettate per compromettere temporaneamente l’uso o l’accesso di un sistema da parte di un avversario per un certo periodo, di solito senza danni fisici al sistema colpito.
(3) Deny – Negare. Misure progettate per eliminare temporaneamente l’uso, l’accesso o il funzionamento di un sistema da parte di un avversario per un certo periodo, di solito senza danni fisici al sistema colpito.
(4) Degrade – Degradare. Misure progettate per compromettere in modo permanente (parzialmente o totalmente) l’uso di un sistema da parte dell’avversario, di solito con qualche danno fisico al sistema colpito.
(5) Destroy – Distruggere. Misure progettate per eliminare definitivamente l’uso di un sistema da parte dell’avversario, di solito con danni fisici al sistema colpito.
Le operazioni DSC, invece, consistono in tutte le misure attive e passive adottate per proteggere le capacità spaziali amiche da attacchi, interferenze o pericoli. Le misure DSC salvaguardano le risorse da pericoli quali attacchi diretti o indiretti, detriti spaziali, interferenze a radiofrequenza e fenomeni naturali come le radiazioni, e possono essere applicate alla difesa di qualsiasi segmento di un sistema spaziale, di collegamento o di terra.
Tra gli eventi più eclatanti si possono certamente citare quelli riguardanti alcune costellazioni satellitari attaccate durante le varie fasi dell’aggressione russa del Donbass nel 2014. Il “guasto temporaneo” dell’intero sistema satellitare russo GLONASS, verificatosi durante la crisi ucraina il 2 aprile 2014, è stato molto probabilmente un attacco di avvertimento per il Cremlino, l’equivalente spaziale delle sanzioni economiche emanate subito dopo. La perdita del satellite di comunicazione russo Express-AM4R, costato al Cremlino 200 milioni di dollari, avvenuta il 16 maggio, avrebbe rappresentato una forma ancora più seria di deterrenza. Naturalmente, alcuni di questi “guasti” satellitari possono essere stati causati da malfunzionamenti tecnici o errori non intenzionali, ma di certo si sono verificati in momenti di elevatissima tensione internazionale.
Inoltre, è difficile credere che 22 avarie satellitari in un periodo di sei mesi siano puramente accidentali o ambientali. Il satellite russo Express-AM4R avrebbe dovuto fornire la copertura delle comunicazioni alle milizie separatiste sostenute dalla Russia, che armate di mezzi blindati, carri armati e artiglieria occuparono alcuni palazzi governativi nelle regioni di Donetsk, Luhans’k e Charkiv, dopo l’annessione della Crimea alla Federazione russa. Il sistema GLONASS avrebbe dovuto fornire supporto a qualsiasi forza russa che avesse invaso l’Ucraina. Inoltre, un altro incidente, la perdita del veicolo di lancio russo Proton-M e del carico utile del satellite, si è verificato proprio nel momento in cui Putin si trovava a Pechino per firmare un accordo multimiliardario per la fornitura di gas naturale alla Cina, anche questo un elemento ostile contro l’economia Ucraina.
A conferma di una vera e propria guerra spaziale, gli esperti ritengono che il fallimento del lancio del satellite europeo Galileo il 22 agosto possa essere stata una risposta russa contro quel sistema di navigazione, per vendicare gli attacchi ai satelliti di navigazione GLONASS, e come deterrenza contro qualsiasi reazione Ue in difesa dell’Ucraina. I satelliti Galileo vennero lanciati da un razzo russo Soyuz pochi giorni prima della grande invasione russa dell’Ucraina orientale.
Più recentemente, la guerra spaziale è ripresa con i controversi interventi del miliardario Elon Musk, sempre sul teatro di guerra ucraino. Il proprietario di Space X ha inizialmente donato alle forze militari ucraine più di 1300 terminali per utilizzare la sua costellazione privata di satelliti Starlink, con un grande beneficio per le comunicazioni e il coordinamento tra le forze militari di Kiev. Successivamente, ha deciso di negargliele per evitare che l’esercito ucraino attaccasse la flotta russa sul Mar Nero. Alla fine di febbraio 2024, lo stesso Musk avrebbe permesso l’utilizzo dei medesimi satelliti di Starlink anche all’esercito russo nei territori occupati, in particolare nella regione di Donetsk. Un comportamento ambiguo e contraddittorio che fa comprendere quanto potere (ingovernabile) hanno acquisito singoli personaggi ultramiliardari, proprietari di Big Tech con capacità tecnologiche, finanziarie e strategiche di in grado di esercitare un potere spaziale capace di influenzare gli affari internazionali, senza rispondere ad alcuna istituzione o mandato politico democratico.
In questa fase, anche nel conflitto in Medioriente la guerra spaziale si concentra principalmente sui satelliti, che sono quotidianamente esposti ad attacchi cyber, esattamente come tutte le altre infrastrutture cibernetiche terrestri, che possono essere condotti da attori statali o non statali, da una serie di gruppi o organizzazioni diverse.
Le grandi potenze che si affidano ai sistemi spaziali per la loro difesa o che ritengono che i loro potenziali avversari dipendano dalle capacità spaziali per condurre una guerra terrestre, stanno accumulando notevoli capacità in ambito Space Warfare. La guerra spaziale aggiunge quindi nuovi e più sottili gradini alla scala di escalation dei conflitti, dove gli Stati ed i loro proxy possono effettuare attacchi hacker di intelligence, service disruption, extortion or ransom e perfino di loss of satellite control. Attacchi che rendono praticamente impossibile l’attribuzione e la determinazione certa di chi li compie, e soprattutto senza necessariamente provocare un conflitto terrestre.
La guerra ibrida si combatte anche nello spazio da diverso tempo, ma difficilmente i mass media ed i cittadini ne vengono a conoscenza.
ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA DELLO SPAZIO?
Il “patto d’acciaio” fra Mosca e Pechino, al quale si sono recentemente agganciate anche Pyongyang e Teheran, oltre ad alleviare gli effetti delle sanzioni imposte dall’Occidente, sta garantendo alla Russia di ricevere rifornimenti di armi e materie prime dual use necessarie alle industrie belliche russe, ed effettuare scambi di tecnologie missilistico-nucleari. Tra queste, una nuova minaccia è rappresentata da nuovi sistemi d’arma spaziali anti-satellite russi, progettati per impiegare la tecnologia ad impulso elettromagnetico HEMP (High-altitude Electromagnetic Pulse waveform amplitudes at satellite orbits) per disabilitare satelliti in orbita, per attaccare le centrali nucleari, le reti elettriche e di comunicazione internazionali, creando il caos e milioni di morti a livello globale. Nonostante i pochi dettagli parzialmente resi pubblici dai funzionari dell’intelligence statunitense e dai membri del Congresso, che hanno avuto accesso a informazioni riservate lo scorso febbraio 2024, la Russia sarebbe in possesso di queste nuove armi, che sembrano simili a quelle riportate nel rapporto pubblicato nel luglio 2020 dalla Task Force on National and Homeland Security statunitense, sulla dottrina militare cinese, che prevede l’utilizzo di vettori stratosferici (lo sono anche i palloni aerostatici stratosferici) per effettuare attacchi HEMP contro gli Stati Uniti come arma di distruzione di massa per prevalere in una potenziale guerra. Fatti esplodere ad altissima quota, gli EMP potrebbero mettere fuori uso le centrali nucleari e le comunicazioni degli Stati Uniti, provocando un caos diffuso per diverso tempo e per di più senza sparare un colpo a terra.
Secondo gli esperti militari, un attacco EMP sulla costa orientale potrebbe far fondere decine di reattori nucleari, uccidere il 90% della popolazione entro un anno dall’attacco, provocare l’evacuazione di milioni di persone dalle grandi città e dalle aree circostanti gli impianti nucleari. Inoltre, lo scorso 1° maggio in un’audizione al Congresso Usa, l’assistente del segretario alla Difesa per la politica spaziale John Plumb ha svolto un briefing sul report dell’intelligence statunitense relativo alle capacità anti-satellite della Russia, che potrebbe aver sviluppato un’arma nucleare spaziale.
Armi che, se implementate nella loro fattispecie spaziale, rappresenterebbero l’ennesima violazione dei trattati e dei regolamenti che governano lo spazio extraterrestre e gravitazionale elaborati in ambito Onu. Ma, soprattutto, l’uso di un sistema di bombardamento orbitale con armamento nucleare (hypersonic glide vehicle – HGV) potrebbe consentire di eludere i sistemi di Distant Early Warning Line facenti parte del North American Aerospace Defense Command (NORAD).
Per quanto riguarda l’Europa, sono certamente degne di nota le dottrine dello spazio della Francia, e del Regno Unito, potenze nucleari che hanno sviluppato il proprio Space power grazie ad una proficua collaborazione tra Forze armate, industria e centri di ricerca scientifica all’avanguardia.
Sia la Francia che l’Inghilterra gestiscono numerosi satelliti per remote sensing, intelligence e per le comunicazioni, utili soprattutto per le proprie flotte di sommergibili nucleari d’attacco, dotati anche di armi atomiche ed in pattuglia continua nell’Atlantico, nel Mediterraneo e recentemente anche nell’Indo-Pacifico.
La conquista e la militarizzazione dello spazio rappresenta, quindi, un nuovo formidabile deterrente strategico, dove assume un ruolo decisivo la coercizione dello spazio come dominio bellico. La coercizione dello spazio è uno dei tipi di operazioni di una escalation in questo dominio, oltre alle operazioni di supporto informativo, di blocco, alle operazioni di attacco e alle operazioni di difesa spaziale.
In tale contesto, lo scopo fondamentale dell’atto strategico per la sicurezza nazionale dello spazio è quello di utilizzare in modo completo le forze di sicurezza e i mezzi politici, economici, diplomatici, scientifici, tecnologici, giuridici e di altro tipo, in particolare le forze militari come attore principale, per realizzare lo sviluppo razionale, l’utilizzo scientifico, la gestione efficace, la difesa legittima e la cooperazione internazionale dello spazio, che ha un impatto sugli interessi nazionali, attraverso l’attuazione di efficaci politiche idonee a realizzare e salvaguardare gli interessi e la sicurezza generale dello Stato.
La sicurezza aerospaziale è una barriera di alto livello per gli interessi fondamentali di uno Stato, la base e il prerequisito di una potenza spaziale e per lo sviluppo nazionale.
(L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero del quadrimestrale di Start Magazine)