Quando per la prima volta tutto il mondo andò al Polo Nord e non fu per restituire la visita a Babbo Natale, ma per recuperare Umberto Nobile, precipitato dal dirigibile “Italia” sulla banchisa, nella famosa Tenda Rossa: 1928.
Le spedizioni: in parte guidate dall’idea di contribuire al progresso umano. In parte mandate per fare un proprio passettino “nazionale” nella conquista dell’Artico. Navi e aerei da Italia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica convennero alle Svalbard. Perfino Roald Amundsen, l’eroe delle esplorazioni glaciali, si unì alle ricerche: un’incredibile storia nella storia.
Dietro al movente scientifico, appunto, si celava quello politico. Per la cronaca Nobile, pur salvato, fu scaricato da Mussolini che fino a quel momento aveva inzuppato il pane nelle sue imprese. Si aspettava da lui il Polo Nord come trofeo. E invece un dirigibile chiamato “Italia” fu spazzato via dal vento, metà dell’equipaggio perì, e i superstiti furono riscattati grazie alle navi mandate da Stalin: disastro “narrativo”, si direbbe oggi. Il Duce mise Nobile sotto processo e questi, furioso per essere additato come capro espiatorio, si rifugiò proprio in URSS. Fu riabilitato dopo la guerra e nel 1946 fu eletto alla Costituente.
Cent’anni dopo, lo scioglimento dei ghiacci riporta il mondo al Polo. E innesca lo stesso dilemma: l’umanità si metterà d’accordo per una gestione comune, o prevarranno gli appetiti nazionali?
Quali appetiti? Ma quelli sulle nuove terre emerse! Una gran fame. Tanti le vogliono: per l’agricoltura, le basi strategiche (posizione unica: a cavallo tra Nord America ed Eurasia – cercate le Svalbard su una mappa), o per trovarvi risorse naturali.
Tra queste, la più appetibile è il gas. Lo sappiamo bene: l’energia ridisegna la geopolitica: si calcola che la regione nasconda una quantità di gas pari a tre volte le riserve di petrolio USA.
Gli attori più coinvolti sono Scandinavia, USA/Canada e Russia. Ma c’è anche la Cina. Passando per l’Artico, i suoi container risparmierebbero tempo per raggiungere i porti dell’Occidente. Evitando le turbolenze di Suez. Sempre che i dazi americani ed europei non blocchino tutto.
In più, Pechino scarseggia di fonti energetiche. Ma può impiegare il suo enorme surplus per finanziare miniere, pozzi, porti, trasporti. Guadagnando così punti preziosissimi nella competizione globale.
In collaborazione con Mosca: che ha la flotta di rompighiaccio (51) più grande, per di più difesa dalla sua marina. Gli USA ne hanno in funzione 2. La Cina 1. Fu proprio una rompighiaccio (la Krassin) a vincere la gara per trovare Nobile.
Una lezione che torna utile, ora che la corsa all’oro bianco è ricominciata.