Una mappa rovesciata dell’Africa – come sarebbe se non fosse mai stata colonizzata – e otto piccole considerazioni sul Piano Mattei.
1. L’interesse per il grande continente a meridione dell’Europa è meritorio e necessario per l’Italia – proiettata dal punto di vista geografico e culturale verso il Mediterraneo, il Vicino Oriente e l’Africa, ma spesso impegnata a dimenticarselo.
2. L’Europa è circondata da scenari problematici o di crisi: Russia, Turchia-Caucaso, Siria, Palestina, Mar Rosso, Libia, Sahel. Costruire cooperazione e intesa con il nostro vicinato è assolutamente sensato e prioritario. Una priorità che – oltre che dall’Italia – è stata trascurata anche dagli altri stati europei: si veda la fine che ha fatto la Francia in Sahel.
3. Il summit “Italia-Africa”. L’Italia ha 59 milioni di abitanti. L’Africa 1,4 miliardi. Per non parlare della superficie. E delle enormi differenze geografiche, culturali e politiche interne. Demograficamente, l’Italia è il Paese più vecchio d’Europa. L’Africa, il continente più giovane del mondo. Mantenere le proporzioni giuste è il presupposto di una politica coerente.
4. L’obiettivo del Piano: accelerare lo sviluppo “dell’Africa” per diminuirne il disagio, che poi si riversa “su di noi” – vedi immigrazione. Corretto, ma, senza fare facile demagogia (l’Italia non ce la fa a risolvere i suoi problemi, figuriamoci quelli degli altri) bisogna essere consapevoli che un singolo stato può incidere ben poco su un intero continente. Assumendoci l’iniziativa di stimolare l’Europa, ci assumiamo anche una bella responsabilità.
5. Servirebbe dunque una cornice multilaterale sia da questo lato (la UE, o almeno un insieme di paesi europei o mediterranei. E istituzioni economiche internazionali), sia dal lato africano. Non esiste infatti “l’Africa”, ma tanti stati, regioni e scenari complessi con caratteristiche ed esigenze diversissime. I fenomeni che ci interessano, come il cambiamento climatico, i flussi migratori, il commercio di risorse naturali ed energia, sono tutti di larga portata.
6. Ci sono gravi e profonde questioni internazionali aperte in molti stati africani, come il rapporto politico-militare con Francia o Russia. O quello economico-finanziario con gli emirati del Golfo Persico o la Cina: ignorandole non si va lontano.
7. Condizionare il settore dell’energia e quello delle risorse verso una transizione energetica più rapida e pulita sarebbe fantastico, vera geopolitica – dal punto di vista strategico e industriale Europa e Italia ne avrebbero enorme bisogno. Per farlo però serve una quantità di investimenti pari alle enormi quantità che in quest’ambito muovono gli USA o la Cina.
8. Nodo credibilità. Simbolicamente ci siamo. Ma se non segue niente di concreto? Dove sono le risorse? Il resto della UE è disposto ad appoggiare il governo italiano? Non possiamo proprio permetterci una figura da opportunisti o superficiali.
(Analisi tratta dal profilo LinkedIn di Riccardo Pennisi)