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Periferie e cultura

Il post di Federica Schiaffino, vice sindaco di Bonassola

Ci sono periferie che non sono, come si potrebbe pensare, i lembi estremi, grigi ed anonimi di città grandi e piccole.

Ci sono periferie fatte di interi paesi. Paesi dove l’unica attività economica è il turismo e la “vita” riprende soltanto in funzione degli arrivi delle folle di visitatori più o meno stanziali.

Questi sono luoghi in cui l’emergenza sociale (certamente non economica) e soprattutto culturale, non è meno drammatica che nelle grigie, dimenticate periferie metropolitane.

Accade che in uno di questi luoghi, un borgo affacciato sul Mar Ligure, dove l’arco costiero si avvicina al meraviglioso territorio delle 5 Terre, da molti anni siano ospitati un laboratorio del Cnr (stazione Mareco) e un centro di divulgazione scientifica, Cepas.

La posizione è strategica.

Il mare su cui il paese (800 abitanti, tutto compreso),  si affaccia, è teatro di straordinarie mareggiate, uniche per espressione di potenza, spettacolarità dei fenomeni marini e interesse scientifico.

Per questo è stato scelto e per questo è una delle poche realtà in cui il Cnr ha sia un laboratorio che un centro divulgativo, gestito da un ricercatore che, oltre al lavoro di ricerca, vanta al suo attivo decine di interventi pubblici, tra conferenze e lezioni per centinaia di studenti di scuole medie e superiori, provenienti anche da fuori Regione.

Sembrerebbe che nulla e nessuno, in un mondo normale, possa pensare di rompere un “giocattolo” di così grande, evidente valore ed invece no.

Il sindaco del paese, affiancato da un ”competente” assessore, decide a novembre, con una delibera della Giunta, di cui è membro anche il vice sindaco che si oppone inutilmente con voto contrario, che il centro di divulgazione Cepas debba essere chiuso.

Recede unilateralmente dal contratto di comodato d’uso per il locale che lo ospita, applicando quanto previsto da un articolo inserito, in occasione dell’ultimo già tormentato rinnovo del febbraio 2020, che rende chiara l’intenzione di sottomettere l’attività del Cnr agli ”umori” dell’amministrazione nonché la prevedibilità della revoca anzitempo rispetto ai 3 anni concessi.

La convenzione con il Cnr viene così cancellata e l’Amministrazione rinuncia con questo atto a tutta la produzione scientifica e divulgativa che il Cnr aveva sempre condiviso con il Comune.

Questi i fatti.

Oggi il sindaco tenta di giustificare un comportamento tanto scellerato, confezionando una debole e postuma ipotesi di ”alternativa” , (chissà perché non contenuta nella delibera, né mai manifestata ai destinatari della revoca) ed afferma di avere in mente un locale diverso da destinare al Cepas.

Un mediocre tentativo di recupero.

Nella sua goffaggine, il sindaco ignora che il locale, messo a disposizione del Cnr da Amministrazioni evidentemente ben più preparate culturalmente ed illuminate della sua, non era stato scelto a caso nel centro del borgo.

Quella collocazione era ed è garanzia di massima visibilità.

Garantiva e garantisce la presenza ”fisica” della ricerca e della scienza tra la gente, una presenza rivoluzionaria e sorprendente in un luogo che non ha scuole, né centri culturali, né altro e che incarna il valore irrinunciabile della cultura da sostenere sempre e con ogni mezzo.

La ricerca deve rimanere tra la gente e non deve vivere isolata in una irraggiungibile torre d’avorio.

La ricerca è futuro, il nostro futuro, da difendere, sostenere e promuovere, come garantisce la Costituzione e come dovrebbe essere compito di qualunque amministrazione all’altezza del proprio ruolo.

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