I PERCHE’ DEL NO DELLA SPAGNA DI SANCHEZ
“Controproducente”, “irragionevole”, “incompatibile con il nostro Stato sociale”: il primo ministro socialista, Pedro Sanchez, ha rifiutato di adottare l’obiettivo del 5 per cento del Pil assegnato ai membri della Nato per le loro spese di difesa entro il 2035 e assume il rischio di una reazione di Donald Trump durante il vertice dell’Alleanza il 24 e 25 giugno a L’Aia. È “impossibile” per la Spagna raggiungere il 5 per cento “se non a costo di un aumento delle tasse sulla classe media, di una riduzione dei servizi pubblici e delle prestazioni sociali per i nostri cittadini, e di un arretramento nel nostro impegno per la transizione ecologica e la cooperazione internazionale allo sviluppo”, ha spiegato Sanchez nella sua risposta al segretario generale della Nato, Mark Rutte, svelata da El Pais e di cui il Mattinale Europeo ha ottenuto una copia.
LA SPESA PUBBLICA SPAGNOLA TRA DIFESA E PENSIONI
La lettera contiene tre pagine di argomenti, tanti quanti i punti sollevati da Pedro Sanchez. La Spagna ha raggiunto quest’anno l’obiettivo del 2 per cento a cui aveva aderito nel 2014. Il 5 per cento per la difesa significherebbe un aumento delle spese di circa 80 miliardi di euro all’anno, quasi la metà della spesa per le pensioni, sottolinea El Pais. Sanchez è consapevole che questo rifiuto può provocare la collera o addirittura misure di ritorsione da parte di Trump, ma “ogni governo ha il diritto legittimo di decidere se assumersi o meno i sacrifici imposti. In quanto alleato sovrano, la Spagna ha scelto di non accettarlo”, sostiene il primo ministro spagnolo. En passant, è una buona opportunità per deviare l’attenzione dallo scandalo per corruzione che ha colpito il suo Partito socialista.
IL FORCING DELLA SPAGNA
Il rifiuto della Spagna di assumersi l’obiettivo di aumento delle spese di difesa assegnato ai membri della Nato costringe l’Alleanza a negoziare una nuova dichiarazione con una procedura che esclude la Spagna dall’impegno del 5 per cento. Pedro Sánchez afferma di non avere “alcuna intenzione di limitare le ambizioni per le spese (militari) degli altri paesi, né di ostacolare l’esito del vertice” dell’Aia. Il primo ministro spagnolo propone due alternative: includere nella dichiarazione “una formula più flessibile”, che renda l’obiettivo del 5 per cento facoltativo, o esentare la Spagna dal suo rispetto. “Eccezioni simili sono state concesse in passato ad altri alleati e ci sono ragioni imperative per farlo ora”, sottolinea Sanchez nella lettera a Rutte. Diversi paesi della Nato considerano l’obiettivo del 5 per cento del Pil difficile da raggiungere, anche con l’artificio del 3,5 per cento per le capacità di difesa e dell’1,5 per cento per le spese legate alla difesa, per diluire lo sforzo. La posizione assunta dalla Spagna farà effetto valanga e rovinerà il primo vertice di Rutte?