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Fayez Serraj Libia

Perché per stabilizzare la Libia l’Italia deve coinvolgere l’Egitto. Report Cesi

L'analisi di Lorenzo Marinone per il CeSI (Centro Studi Internazionali) sulla situazione in Libia 

Seconda parte del report Cesi sulla Libia; la prima parte si può leggere qui

Alla stessa logica rispondono anche quelle forze di Misurata (la coalizione al-Buniyan alMarsus) e di Zintan (le milizie agli ordini di Emad Trabelsi), che sono entrate nella capitale il 2 settembre su richiesta di Serraj per bloccare l’avanzata dei rivali.

Infatti, entrambi questi gruppi erano stati cacciati da Tripoli tra il 2014 e il 2017, non sono stati coinvolti al summit di Parigi e, dunque, hanno tutto l’interesse a tornare a occupare un ruolo di primo piano, anche stringendo alleanze di comodo.

In questo senso è emblematico l’atteggiamento di Zintan, che è passata da esprimere supporto ad Haftar in chiave anti-tripolina a stringere un’alleanza con i rivali di Misurata, lo scorso marzo, proprio in ragione del comune status di esclusi dalla capitale.

Va sottolineato che, in questo modo, però, non solo non si dà alcun incentivo alle milizie affinché spostino la competizione su un piano prettamente politico, ma si gettano anche le basi perché l’esito del voto non venga riconosciuto da larga parte del Paese, che sarebbe così condannato a una nuova, imprevedibile fase di caos.

In questo contesto, l’Italia può contribuire concretamente a stemperare le tensioni. Infatti, Roma mantiene un proficuo dialogo con le diverse realtà misuratine e rappresenta, allo stesso tempo, uno dei principali sostenitori del GUN.

A prescindere da eventuali cambiamenti del panorama di milizie presenti a Tripoli, questi scontri potrebbero costituire un’occasione per ribadire l’imprescindibilità del GUN, in quanto istituzione, nel processo di riconciliazione nazionale, e renderlo più inclusivo e rappresentativo attraverso una consultazione sia con le realtà della Tripolitania finora escluse, sia con gli attori della Cirenaica.

A tal fine può risultare fondamentale il recente riavvicinamento con l’Egitto, tradizionale sostenitore di Haftar. Benché la ripresa di questo dialogo possa corrispondere ad un irrigidimento della diplomazia francese, finora imperniata anche sull’asse con Il Cairo, è del tutto evidente che nessuna soluzione politica duratura possa essere messa in campo efficacemente senza il consenso di un attore regionale così importante come l’Egitto.

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