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Democrazia Stati Uniti

Come cambiano le politiche tecnologiche negli Stati Uniti

Lo slancio su una serie di questioni legate alla politica tecnologica, dal governo della privacy online alla regolamentazione della gig economy, si è arenato a Washington

La politica tecnologica torna a essere una questione di Stato, non più federale, ma locale. Il 2020 si preannuncia con un cambio di passo secondo quanto riportano Kim Hart e Margaret Harding McGill di Axios. Non sarà Washington l’ago della bilancia ma ogni singolo Stato che compone gli Usa.

COME SI È ARRIVATI A QUESTO PUNTO

Ma come si è verificato questo scatto improvviso? Secondo Hart e Harding McGill di Axios “lo slancio su una serie di questioni tecnologiche, dal governo della privacy online alla regolamentazione della gig economy, si è arenato a Washington, mentre l’impeachment e le campagne elettorali stanno di fatto consumando tutta l’attenzione”. Per questi i vertici dei vari Stati americani e i parlamentari locali “stanno intervenendo per colmare il vuoto” come racconta anche Gigi Sohn della Georgetown Law Institute for Technology Law & Policy ed ex consulente della FCC: “È davvero interessante vedere la metamorfosi degli Stati passare dall’essere giocatori in panchina a battitori di punta. Questo succede perché non si può fare affidamento sul Congresso e sul governo federale per proteggere i consumatori”.

LA QUESTIONE DELLA PRIVACY

In definitiva, secondo quanto ricostruito da Axios, agli Stati sono passate questioni importanti a cominciare dalla privacy: “La legge sulla privacy dei consumatori, punto di riferimento della California, entra in vigore questo mese mentre altri Stati stanno valutando di attivare propri sforzi sulla privacy visto lo stallo al Congresso su una legge nazionale bipartisan. Gli stakholder del settore si aspettano di vedere emergere una legislazione sulla privacy a New York, Washington e Illinois nel 2020, anche se alcuni a Capitol Hill sperano ancora in una svolta”.

NEUTRALITÀ DELLA RETE, LAVORO, RICONOSCIMENTO FACCIALE E AFFITTI BREVU

Secondo punto su cui i singoli Stati potrebbero intervenire è la neutralità della rete: “La California e il Vermont stanno affrontando un contenzioso per i loro tentativi di imporre le proprie norme sulla neutralità della rete dopo che la FCC ha abrogato le regole dell’era Obama sulla rete aperta. Il governatore di New York Andrew Cuomo ha dichiarato che intende promuovere una legislazione sulla neutralità della rete in tutto lo Stato”.
Discorso simile anche per quanto riguarda il lavoro e i lavoratori: “La California sta iniziando ad attuare una nuova legge che codifica una sentenza della Corte Suprema dello Stato rendendo difficile per le aziende trattare i lavoratori della gig-economy come appaltatori indipendenti piuttosto che come dipendenti – si legge su Axios -. Il New Jersey ha recentemente multato Uber per aver erroneamente classificato gli autisti come appaltatori indipendenti e non come dipendenti”.
Altro punto dolens il riconoscimento facciale: “La California ha vietato per tre anni ai dipartimenti di polizia di usare il riconoscimento facciale sui filmati delle telecamere, mentre le città di San Francisco e Berkeley hanno vietato l’uso di questa tecnologia al governo locale. Anche i sobborghi di Boston Brookline e Somerville hanno attuato divieti simili”.
Infine la condivisione della casa: “In alcuni Stati come il Tennessee e l’Arizona sono state approvate leggi che pongono restrizioni ai siti di affitti a breve termine come Airbnb e HomeAway”.

L’ANTITRUST PROCEDE SU UN BINARIO PARALLELO

Diverso dall’aspetto legislativo in senso stretto è il lavoro che sta svolgendo in parallelo l’Antitrust americano: le indagini sulla concorrenza avviate nei confronti delle principali aziende tecnologiche stanno procedendo in parallelo sia a livello federale che statale. I procuratori generali di 50 Stati e territori, guidati dal Texas, hanno avviato un’indagine antitrust congiunta su Google, sottolinea Axios. Ma non solo. “New York sta guidando una coalizione di 47 Stati che sta indagando su Facebook. Sempre New York e la California stanno guidando lo sforzo interstatale per bloccare la fusione T-Mobile-Sprint, che è stata benedetta dalle autorità federali”.

CAOS PER I LOBBISTI

Insomma, avverte Axios, sembra si stia profilando il caos a livello di regolazioni delle aziende tecnologiche: “Le battaglie politiche in ogni singolo Stato rischiano di trasformarsi in un grattacapo per tutte le aziende coinvolte. È costoso distribuire i lobbisti negli edifici delle capitali statali, occuparsi della politica locale e seguire i vari processi legislativi. I principali attori economici preferirebbero di gran lunga che il Congresso o le agenzie federali adottassero regole nazionali per prevenire un mosaico di leggi statali diverse”.

LA RIVINCITA DELLE CITTA’

Ma secondo Hart e Harding McGill di Axios c’è anche un altro aspetto importante da tenere in considerazione e cioè il fatto che in un quadro simile anche le città stanno affermando il loro potere su questi temi e, nell’ambito di tale processo, stanno combattendo o cercando di plasmare leggi a livello statale che spesso precedono le ordinanze a livello cittadino. Ad esempio, le città stanno assumendo un ruolo guida nella regolamentazione delle biciclette elettriche e degli scooter elettronici, così come delle aziende di trasporto su strada come Uber e Lyft. Ma a fronte di ciò ci sono 15 Stati (tra cui Pennsylvania, Texas e Colorado) che impediscono alle città di costruire le proprie reti comunali a banda larga”.

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