Skip to content

migranti

Perché Meloni è irritata con la Cassazione sulla Diciotti

La decisione della Cassazione sui clandestini soccorsi nel 2018 dalla Nave Diciotti e la frustrazione di Giorgia Meloni. I Graffi di Damato

Ho sfilato dalla mia libreria un dizionario della lingua italiana appena appresa la notizia della decisione della Cassazione a sezioni unite che, smentendo una sentenza d’appello, ha riconosciuto il diritto al riconoscimento dei danni ai clandestini soccorsi nel 2018 dalla nave Diciotti, della Guardia Costiera. Ma trattenuti per nove giorni, prima dello sbarco, nel tentativo del governo allora in carica di ottenere una loro distribuzione fra i paesi dell’Unione europea, i cui confini marittimi sono italiani.

Ho sfilato, in particolare, il dizionario di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, alquanto malmesso dopo tanto uso, anche in epoca elettronica. E sono andato a consultarlo ala voce “provocazione”, a pagina 1501, trovando parole dalle quali mi sento autorizzato a questo modestissimo commento. Che è di critica a quello che il dizionario definisce “un atto diretto a provocare una reazione irritata o violenta”.

Irritata è sicuramente stata la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dichiaratamente “frustrata”, e di tutti gli altri esponenti del governo espressisi contro una decisione nella quale hanno avvertito l’ennesima invasione giudiziaria di campo in tema di lotta all’immigrazione clandestina. Una invasione peraltro aggravata da almeno due circostanze. La prima delle quali è il riferimento della Corte di Cassazione all’obbligo del soccorso in mare che il governo, in particolare l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, avrebbe disatteso. Eppure quei migranti erano sulla nave della Guardia Costiera proprio perché soccorsi. E non rischiavano certamente l’affogamento in mare stando su quella nave.

La seconda circostanza è la recente assoluzione con formula piena di Matteo Salvini in primo grado dall’accusa di sequestro di persona per un caso analogo accaduto nell’anno successivo, sfociato in un processo penale per l’autorizzazione data dal Parlamento dove era intervenuto un cambiamento di maggioranza. Per cui i grillini che avevano evitato a Salvini il processo per la vicenda della nave Diciotti lo permisero per l’analoga- ripeto- vicenda della nave Open arms, braccia aperte in italiano.

Questa seconda circostanza espone peraltro maggiormente Salvini al rischio di un ricorso contro la sua assoluzione con argomenti appesi anche alla decisione della Cassazione, sia pure a sezioni civili unificate, di considerare i pur immigrati clandestini trattenuti sulla nave Diciotti danneggiati tanto da meritare un risarcimento.

Di fronte a questo ennesimo prodotto dei rapporti anomali, a dir poco, fra giustizia e politica penso che la cosiddetta popolarità della magistratura abbia poco da guadagnare e molto da perdere ancora. Se ne vedranno gli effetti, credo, nel referendum sulla riforma costituzionale della giustizia all’esame delle Camere e contestata dal sindacato delle toghe. Cui la Cassazione non ha fatto un grande piacere con la sua provocazione, ai sensi – come si dice in gergo giuridico- del dizionario della lingua italiana.

Torna su