skip to Main Content

Giorgetti

Perché Meloni e Berlusconi non si stimano tanto

Che cosa dicono i giornali sui rapporti fra Meloni e Berlusconi. I Graffi di Damato

 

Mentre a Repubblica si godono lo spettacolo della “Destra nelle sabbie mobili” dei rapporti fra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, al Giornale di famiglia dello stesso Berlusconi si sono concessi una “pausa di riflessione” aspettando con Forza Italia, come dice un titolo di modesta apertura, “un segnale da Fdi”, che è il partito appunto della Meloni. Un segnale, si deve ritenere, di disponibilità, nella trattativa per la formazione del nuovo governo, ad un “comportamento” meno arrogante, prepotente e altro ancora di quello avvertito dall’ex presidente del Consiglio in un “pizzino”, come lo hanno chiamato gli avversari, da lui stesso esposto nel suo banco di Palazzo Madama ai fotografi che naturalmente dalle tribune non se lo sono lasciato scappare. E ciò mentre i forzisti cercavano inutilmente di boicottare l’elezione di Ignazio La Russa a presidente, avvenuta con una ventina di voti giunti dalle opposizioni.

Ma Giorgia Meloni, dichiaratamente orgogliosa di non essere “ricattabile” da Berlusconi o da altri, e comunque ben viva e operativa, non come quella mosca schiacciata recentemente dall’ex presidente del Consiglio in diretta, mentre parlava davanti ad una telecamera, non risulta tentata, almeno al momento, da qualche iniziativa di chiarimento, riappacificazione e simili. Anzi, alla Stampa risulta che, ancora offesa da quei giudizi esposti come “pizzini”, la leader della destra voglia “le scuse di Silvio”. Ma scuse vere, non finte come quelle che, per esempio, vengono espresse in qualche intervista in risposta a domande più o meno di comodo.

La situazione deve essere apparsa abbastanza compromessa anche ad un amico e sostenitore di Berlusconi come il direttore di Libero Alessandro Sallusti. Che ha scritto nel suo editoriale: “Se qualcuno, soprattutto delle parti di Forza Italia, pensa che viceversa sia meglio la strada del “crepi Sansone con tutti i filistei”, beh si accomodi pure ma sappia che sarà davvero l’ultimo atto di una storia politica che non meriterebbe di finire così tristemente”.

Lo scenario del “crepi Sansone con tutti i filistei” è quello immaginato, auspicato, coltivato sul Fatto Quotidiano di un Berlusconi talmente deciso a vendicare una Licia Ronzulli contrastata dalla Meloni come ministra di un certo peso da salire al Quirinale “da solo” per le consultazioni e indicare al Capo dello Stato “un altro nome” come presidente del Consiglio. Sarebbe lo scenario immaginato anche dal manifesto con quel titolo di copertina “Coltelli d’Italia”.

Fratelli coltelli, del resto, non è solo uno sfortunato film comico del 1997. È anche, o soprattutto, la rappresentazione abbastanza frequente di una realtà sociale e politica contro la quale sentirono di scommettere a suo tempo Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Guido Crosetto non immaginando – credo – neppure loro dove avrebbero potuto arrivare insieme come “fratelli d’Italia”, prima di provare i coltelli degli alleati di centrodestra.

Back To Top