Per anni e anni Silvio Berlusconi il nome dell’ amico di una vita, nonché stretto collaboratore Marcello Dell’Utri, ex amministratore delegato di Publitalia, a capo di quei 27 uomini azzurri primo nucleo fondatore di Forza Italia, ex senatore era quasi costretto a non pronunciarlo in parlamento. “Marcello” era ancora recluso prima a Parma in carcere di massima sicurezza, poi a Rebibbia. Ma il Cavaliere non si era certamente dimenticato di lui. Per suo conto lo andava costantemente a trovare in carcere l’ex parlamentare di FI, uno di quegli ex uomini azzurri di Publitalia, Massimo Palmizio. E una volta, quando sembrava ormai che l’uscita dal carcere dell’amico di una vita, peraltro molto malato, fosse ancora troppo lontana, Berlusconi, già fatto decadere da senatore per la condanna definitiva Mediaset, e ancora oggetto dei procedimenti collegati all’infamante accusa di mafia, proseguiti fin dopo la sua morte, come scrissi in un articolo scoop per il quotidiano “Il Dubbio”, in una riunione riservata con i suoi in Senato si sfogò con le lacrime agli occhi così: “Io sono ancora qui, ma prego ogni mattina e ogni sera per Marcello, ancora in carcere e gravemente malato”.
Ora che la Cassazione dopo un calvario durato per anni e anni in cui l’ex premier, fondatore di Forza Italia e del centrodestra, è stato bersaglio con Dell’Utri di accuse collegate a un reato infamante, la figlia dell’ex premier, presidente di FI, Marina Berlusconi scrive una lettera-accusa a certa magistratura, “una parte” di questa, “che si considera contropotere ideologico”. La lettera è pubblicata oggi sulla prima pagina del quotidiano “Il Giornale” di Alessandro Sallusti. Denuncia, la primogenita del Cavaliere, presidente di Mondadori e Fininvest: “Davanti alle tante discussioni sterili su presunte – e assurde – emergenze democratiche, mi permetto di dire che la nostra grande e vera emergenza è da tempo e resta ancora oggi la giustizia. Purtroppo, e lo dico da figlia, nemmeno la migliore delle riforme servirà più a restituire a mio padre trent’anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse”. Prosegue: “In Italia c’è una ‘parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica. È per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese ‘giustizialista’, dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica”. Per questo motivo Marina Berlusconi si dice “fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario’ che preveda la ‘separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici’ e ‘la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti’.
A stretto giro di posta la replica del presidente dell’Anm, Cesare Parodi che dichiara: “Chi fa queste affermazioni mi sembra di capire abbia avuto una risposta in termini di giustizia. E allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva a un risultato che viene condiviso?”. E, dunque, conclude Parodi: “Rallegriamoci che, in definitiva, le sentenze siano giuste, e non concentriamoci sul fatto che ci sia un percorso lungo e difficile per arrivare a risolvere casi che, a volte, sono incredibilmente complessi”. Controattacca il capo dell’Anm: “Qualcuno, però, ha deciso fin dall’inizio che i magistrati hanno sbagliato ed è troppo facile fare questo discorso. Vediamo la giustizia nel suo insieme. Vediamo quante sentenze arrivano a ricostruire la sostanziale verità dei fatti. Perché si dimentica tutto questo e si vedono solo le criticità”.
Resta il fatto che per trent’anni inchieste e procedimenti giudiziari hanno costituito un’ombra pesante sull’immagine pubblica dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, parlamentare, capo dell’opposizione, e dell’ex senatore Dell’Utri. I procedimenti giudiziari hanno oggettivamente condizionato la politica e l’opinione pubblica con l’uso politico che si è fatto della giustizia da parte dei media e degli avversari di Berlusconi.
Antonio Tajani, segretario di FI, vicepremier e ministro degli Esteri afferma: “La Corte di Cassazione ha definitivamente chiarito ciò che era ovvio per noi e per tutti gli italiani in buona fede: non è mai esistito alcun legame tra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa nostra. Per anni abbiamo assistito ad un accanimento giudiziario nei confronti del Presidente Berlusconi, strumentalizzato cinicamente da molti avversari politici per sconfiggere attraverso la magistratura il leader scelto da milioni di italiani”. Conclude il segretario azzurro: “Oggi si cancellano anni di menzogne e calunnie, mettiamo la parola fine a una storia vergognosa e rendiamo giustizia alla memoria di un grande italiano”.
Stefania Craxi, figlia dello statista socialista morto drammaticamente a Hammamet, oggi senatrice di Forza Italia, presidente della commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama afferma: “La sentenza della Corte di Cassazione rende finalmente giustizia alla figura di un uomo che ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia repubblicana, e che per questo qualcuno ha voluto ostracizzare, combattendolo non con gli ordinari strumenti democratici, ma con le armi della giustizia politica”. Prosegue la Craxi: “Il teorema del Berlusconi mafioso ben si prestava a quest’opera di delegittimazione, e non c’è nulla di più infamante per un uomo onesto del vedere associato il proprio nome al mondo criminale. Il teorema non ha retto innanzitutto agli occhi dell’opinione pubblica, che ha continuato nel corso degli anni ad esprimere fiducia e consenso per il leader di Forza Italia”. E questo “teorema oggi viene definitivamente sconfessato dalla suprema magistratura della Stato. Resta però un dato di fondo: chi risarcirà Berlusconi e Dell’Utri per le umiliazioni e le sofferenze subite? Chi pagherà per gli errori che sono stati commessi?”. Dalla senatrice Craxi: “A Dell’Utri giunga anche in questa circostanza la mia vicinanza. Alla memoria del presidente Berlusconi dedico un pensiero commosso”.
Per trent’anni Berlusconi è stato votato da milioni di italiani nelle alterne fasi della sua vicrnda politica, ma sempre inseguito da quell’accusa infamante. Ha tirato dritto da Palazzo Chigi a tutti i Palazzi della politica anche con l’angoscia nel cuore per la sorte dell’ amico di una vita “Marcello”.






