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Primo Maggio

Perché le scuole non vanno ingabbiate

L'intervento di Suor Anna Monia Alfieri

Il Covid ha costituito una sfida epocale per la scuola pubblica italiana tutta, statale e paritaria. I presidi e i loro collaboratori si sono trovati come generali sul fronte di battaglia, impegnati a difendere popolazioni inermi (gli studenti) in faccia al nemico.

Come si può comprendere, le condizioni erano molto variegate in quel settembre 2020, alla ripresa delle lezioni, e i presidi si sono confrontati con la dura realtà di una ripresa dei contagi, dopo un’estate trascorsa a riorganizzare gli spazi delle loro scuole per accogliere in sicurezza bambini e ragazzi. Certamente anche al momento presente occorre tenere in debita considerazione i numeri degli studenti nelle singole scuole, non sempre abbastanza ampie per le esigenze dei protocolli anti Covid, e lo studio delle possibilità per evitare assembramenti soprattutto di bambini senza mascherina.

Dato per scontato questo aspetto, però, tutta l’organizzazione deve essere condotta secondo una logica e con il solo scopo di garantire agli studenti di tutte le età, oltre la sicurezza sanitaria, anche la libertà dell’apprendimento e della socializzazione in un clima il più possibile sereno.

Ad oggi, senza voler cantare vittoria troppo presto, la situazione pandemica è migliorata rispetto alle settimane precedenti, prima e dopo le vacanze natalizie; si va verso la fine dell’inverno e pertanto è possibile garantire l’areazione delle aule in modo sempre più efficace e salubre. Pertanto sono poco comprensibili e forse poco opportune regole eccessivamente strutturate, che “ingabbiano” ogni movimento spontaneo e innocentemente socializzante di bambini e ragazzi. Certe merende consumate a file alterne davanti alle finestre spalancate, in perfetta immobilità, appaiono destabilizzanti per l’immaginario dei più giovani.

Occorre tenere presente che, mentre il Covid può essere debellato (come sta avvenendo) le ricadute psicologiche legate alla situazione pandemica hanno strascichi lunghi e di gestione non facile. Tra l’ossessione per il Covid e la crescita equilibrata dei bambini e dei ragazzi non c’è dubbio sulla scelta della seconda. Ovviamente è necessario insistere sul senso di responsabilità per sè e per gli altri, ma questa raccomandazione è altro rispetto all’ingenerare il panico da contatto.

Tra l’altro le nuove misure introdotte dal Governo per contrastare il contagio vanno proprio in questa linea di attenzione e di serietà, che non rinnega una sana prudenza.
L’efficacia delle misure è un dovere, ma occorre non dimenticare che la scuola è il luogo dell’incontro, non della separazione, del sospetto o peggio del “terrorismo psicologico”.

Il Covid ha sfidato le Regioni, le singole scuole, il singolo nella sua capacità di gestire l’autonomia, così spesso rivendicata, con buon senso. È un dato di fatto che certi protocolli e indicazioni di comportamento sono andati nella direzione opposta. Non si intende affermare che nelle scuole sia mancato o manchi la saggezza: sarebbe ingiusto affermarlo, anche se alcuni episodi sono lampanti nella loro esagerazione.

È sempre bene ritrovare il senso della misura, soprattutto se si ha a che fare con le vite degli altri e dei giovani, con il loro diritto a crescere in modo equilibrato, che non deve essere intaccato dalle paure degli adulti. Questi ultimi devono tutelare i bambini e i ragazzi, in quanto più fragili, ma senza minare la loro crescita sana ed equilibrata. È chiaro che la situazione è ancora complicata, sia dal punto di vista sanitario che di gestione del personale.

La scuola è una organizzazione complessa al cui interno interagiscono varie figure: dirigenti, docenti, sindacati, famiglie e studenti. A questa sfida non è opportuno rispondere con la continua lamentela, ma affrontando la situazione con equilibrio e segnalando le eventuali criticità, come è stato fatto a proposito della gestione dei piccoli dell’Infanzia nelle quarantene: con un caso si chiudeva la classe, ma ora la situazione è cambiata, grazie anche alla diffusione dei vaccinati.

Stesso discorso per l’assalto ai tamponi, che è stato drasticamente ridotto, come pure si sta ponendo mano all’acquisto, da parte delle Scuole, di mascherine FFP2 presso farmacie convenzionate, in numero adeguato allo storico di ciascuna sede scolastica senza sprechi né carenze.

D’altra parte gestire situazioni complesse nel quotidiano è sempre stata una caratteristica “feriale” della Scuola.

Di conseguenza, pur non negando l’aggravio di lavoro per i dirigenti, il personale di segreteria e ATA, il corpo docente, non si può negare che le Scuole siano restate aperte. Delle due l’una: o si gestisce la complessità e si rimane aperti oppure si chiude. Ma con tutte le tragiche conseguenze del caso, già sperimentate nella primavera del 2020.

Tre parole per concludere la riflessione sugli eccessi organizzativi di certe norme anti Covid nelle scuole: sano realismo che riporta ai gesti concreti possibili, coraggio nel segnalare ciò che potrebbe essere migliorato, consapevolezza che la scuola aperta e funzionante è la pietra di base per la rinascita del Paese. Sic et simpliciter.

In questi giorni parleremo delle nuove regole Covid!

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