Victor Hugo è stato forse il primo con “Novantatré” ad attribuire un valore emblematico al numero di un anno. Ma il suo romanzo dava una visione storica complessiva degli sviluppi della Rivoluzione francese. I posteri invece ne hanno fatto un uso da cabala. L’anno è stato usato per indicare un singolo evento o soltanto un fenomeno. Così il ’68 è tout court la contestazione studentesca come se nel mondo non fosse successo nient’altro. E in Italia il 1992 vuol dire solo l’inchiesta di Mani pulite o gli attentati di mafia. Tutto corretto ma in questo modo si dimenticano altri pezzi della nostra storia.
“L’altro 1992. Quando l’Italia scoprì le riforme” di Giuliano Cazzola (IBL Libri, 185 pagine, 18 euro) rimette in equilibrio le cose raccontando quella parte di verità che troppo spesso è stata ignorata dalle ricostruzioni storiche. Meglio tardi che mai, a distanza di trent’anni, viene ricordato che il 1992 non è stato soltanto Mani pulite ma anche una fase cruciale in cui sono state prese decisioni importanti ed è stata avviata la trasformazione del paese. Il paradosso che, prima di Cazzola, saggisti e opinionisti avevano trascurato di sottolineare è che tutto questo avviene non con nuovi leader e partiti ma proprio con quella classe politica messa sotto accusa per la sua corruzione e destinata ineluttabilmente a sparire.
Il dato di fatto è che senza le riforme del 1992 e senza alcuni provvedimenti sicuramente impopolari ma senza dubbio coraggiosi l’economia italiana non avrebbe mai superato le criticità di quel periodo e nemmeno sarebbe stata in grado di affrontare gli anni successivi, quelli della cosiddetta seconda repubblica, durante i quali le riforme sono rimaste incompiute e si sono viste più leggi ad personam che decisioni coraggiose. Grazie al libro di Cazzola quanto accaduto nel 1992 viene riesaminato in maniera oggettiva. Più che un saggio storico è quasi un reportage giornalistico che permette di dare a quell’anno drammatico una luce diversa. Non c’è bisogno di enfasi, basta raccontare i fatti.
E di decisioni determinanti prese nel 1992 si potrebbe fare un lungo elenco. La svalutazione della lira ha tenuto a galla le esportazioni italiane per diversi anni. La trasformazione di Iri, Eni ed Enel in società per azioni non è stata solo un processo di privatizzazione per fare cassa ma una rivoluzione per introdurre criteri di efficienza ed eliminare in prospettiva la voragine di perdite delle aziende pubbliche. E riforme sono state iniziate anche in altri settori come la sanità e la previdenza. Tutte o quasi le decisioni di quel periodo portano la firma dell’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato. Il “dottor sottile” (così soprannominato per la sua competenza di giurista) s’è trovato al timone di una nave che stava affondando ma è riuscito comunque a condurla in porto. Di sicuro bisognerebbe essergliene riconoscenti e invece alcuni preferiscono ricordarlo per l’impopolare prelievo forzoso sui conti correnti. Anche questo è un modo sbagliato di raccontare la storia dimenticando mezza verità a cui “L’altro 1992” di Giuliano Cazzola cerca finalmente di rimediare.