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Google Htc Tassa Minima

Perché la tassa minima ai giganti del web (e non solo) cambierà poco

La tassa minima ai giganti del web è davvero una vittoria? L'articolo di Fabio Pavesi per Dagospia

E’ stato definito come un accordo storico dai protagonisti del G7 riuniti a Londra sabato scorso. Quel pavimento di tassazione al 15% per le grandi multinazionali è stato venduto come un successo epocale. Certo aiuta a evitare la concorrenza al ribasso sull’ottimizzazione fiscale, per quei gruppi che scelgono i paradisi fiscali per pagare le tasse (poche) anzichè venire tassati nei Paesi dove fanno ricavi e utili.

Ma davvero è una grande vittoria? Ieri l’economista Piketty ha demolito tanta esultanza, definendo l’accordo ridicolo. A guardare i numeri dei colossi del Web e della tecnologia e non solo come dar torto all’economista francese? La nuova aliquota minima rischia di essere solo un buffetto ai colossi multinazionali, capace solo di scalfire appena la loro potenza finanziaria.

Tanto che sia Facebook che Google non si sono opposti a caldo alla riforma, anzi di fatto l’hanno avvallata.

Zuckerberg e i vertici di Google possono infatti stare tranquilli, poco o nulla cambierà come impatto sui loro bilanci floridissimi. Basti pensare alla rutilante cavalcata di fatturato e profittabilità che dura da anni e che rendono i giganti della tecnologia vere potenze finanziarie, tali da oscurare qualsiasi realtà industriale.

Solo i primi 5 attori americani i famosi Faamg (Facebook; Apple, Amazon, Microsoft e Google) nel 2020 hanno portato a casa ricavi totali per la bellezza di oltre 1000 miliardi di dollari, il 5% dell’intero Pil americano.

Tra l’altro incrementando anno su anno il flusso dei ricavi. In media Google e C. aumentano il loro giro d’affari del 20% medio annuo. Una cavalcata trionfale inarrestabile. Microsoft ad esempio nel 2020 ha fatturato 143 miliardi, erano solo 46 nel 2017. Facebook ha raddoppiato il suo fatturato salito da 40 miliardi tre anni fa a 86 attuali. Amazon oggi fa vendite per 386 miliardi contro i soli 177 miliardi del 2017.

Google (oggi Alphabet) ha aggiunto altri 70 miliardi di nuovi ricavi ai 110 che produceva solo nel 2017 Più vendite, più utili con un tasso di redditività netta che nel caso di Microsoft raggiunge il 30% dei ricavi.  L’azienda di Seattle ha infatti l’anno scorso realizzato un utile netto di 44 miliardi su 143 miliardi di ricavi. Google si “ferma” a 40 miliardi di profitti netti su 182 miliardi di incassi. Facebook ha portato gli utili a 29 miliardi oltre il 30% del suo fatturato.

Amazon ha un grande giro d’affari ma l’ecommerce è meno redditizio. In ogni caso l’azienda di Bezos ha prodotto 21 miliardi dii utili netti su 386 miliardi di ricavi. Alla fine i soli 5 cavalieri del web tech Usa hanno realizzato 200 miliardi di profitti nel 2020 su quei 1000 miliardi di ricavi totali.

Non c’è industria nel mondo e settore che vantano così tanto redditività. Tra l’altro crescente nel tempo.

L’altro settore che storicamente fa utili capienti è il farmaceutico. Big pharma a livello globale fattura poco più di 1.300 miliardi di dollari annui.  Il tasso di redditività è meno costante nel tempo, dipende molto dai prodotti blockbuster e dalle scadenze brevettuali.  In ogni caso i giganti del pharma non si discostano da un  margine di profitto intorno al 20 per cento.

Pfizer che godrà delle vendite del suo vaccino anti Covid è attesa superare nel 2021 i 20 miliardi di utili netti su 72 miliardi di ricavi. Merck nel 2020 ha realizzato utili netti per 7 miliardi su 48 di fatturato.  La Glaxo ha prodotto 5,7 miliardi di profitti netti su 34 miliardi di giro d’affari. Ma non è solo la potente redditività a fare dei giganti del tech e del pharma degli unicum finanziari. Tanta profittabilità spesso finisce per essere talmente elevata da eccedere qualsiasi spesa per ricerca e gli investimenti.

La cassa liquida dei colossi del web tech cresce ogni anno che passa.  Come documenta un recente report dell’Area studi di Mediobanca la liquidità nei bilanci delle prime 25 società tech a livello globale è salita a 589 miliardi di dollari; 70 miliardi in più rispetto al 2019 in era pre-Covid.

La solo Microsoft ha in pancia 120 miliardi di denaro liquido; Google supera i 100 miliardi; Amazon oltre i 60 miliardi di dollari.

Con così tanta disponibilità di cassa, i colossi possono dettare legge. Hanno fior di cartucce da usare per fare investimenti finanziari o meglio per comprarsi i concorrenti più deboli aumentando il loro potere monopolistico. Veri colonizzatori moderni dei mondi.

L’area studi di Mediobanca ci ricorda che, grazie all’elusione fiscale, in questi ultimi 5 anni le aziende del settore hanno risparmiato 46 miliardi di imposte altrimenti dovute. Fanno 9 miliardi l’anno spalmati su tutti i protagonsti.

Con un tax rate effettivo che è stato la metà di quello che pagano le normali aziende nel mondo.

Certo la minimum tax costerà qualcosa in più nei conti dei nuovi padroni del mondo, ma la loro potenza non sarà intaccata. Solo un buffetto alla fine.

Articolo pubblicato su Dagospia, qui la versione integrale. 

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