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Perché il governo Meloni sta con Israele

Qual è la posizione del governo Meloni su Israele e Iran. La nota di Sacchi

Se da Palazzo Chigi si auspica la de-escalation, anche se la maggioranza di centrodestra è netta nel sottolineare le violazioni riscontrate sul nucleare dall’Iran e la necessità di sostenere Trump perché l’Iran non si doti del nucleare, e si ricorda, come fa Matteo Salvini che non si può stare dalla parte di chi “vuole che uno Stato (Israele, ndr) sparisca dalla faccia della terra”, dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, arriva una dichiarazione dove non si registrano condanne del regime degli ayatollah. Ma si denuncia “l’attacco unilaterale di Netanyahu all’Iran”.

Cosa che suscita immediatamente la forte indignazione di una importante voce eretica che viene dalla sinistra riformista, Claudio Velardi, direttore del giornale “Il Riformista”. Parole di fuoco da Velardi registrate in un video: “Scusate, non fregherà niente a nessuno, ma ho letto una dichiarazione in cui la Schlein tra Netanyahu e Iran si schiera con gli ayatollah.Tra la mia visione delle cose e quella del Pd della Schlein si va scavando un solco incolmabile: il Pd della Schlein sta dalla parte di un regime sanguinario oscurantista, pur di schierarsi contro l’unica democrazia del Medioriente”. Velardi difende a spada tratta i “valori” dell’Occidente che la “way of life” di Israele rappresenta e punta il dito su quei “tanti dirigenti e militanti del Pd che stanno in cuor loro dalla parte della democrazia ma non dicono una parola”. Conclusione molto amara e dura: “È veramente una deriva orribile questa del Pd”. Ma cosa aveva detto Schlein?

La leader del Pd condanna “l’attacco unilaterale di Netanyahu all’Iran” e chiede al governo di “non schiacciarsi su Trump”, invocando un non ben precisato ruolo di mediazione della Ue e a Tajani – già pesantemente attaccato in un’informativa su Gaza nonostante contenesse anche forti critiche al premier israeliano pur sottolineando che la guerra nasce dal massacro da parte di Hamas il 7 ottobre – di riferire in parlamento. Secondo Schlein, “l’attacco unilaterale di Netanyahu all’Iran rischia di provocare una escalation, che porta il conflitto su scala globale, facendo saltare il negoziato tra Stati Uniti e Iran, mediato dall’Oman, sul nucleare”. Intervistata a “Repubblica delle idee”, Schlein invita il governo a “non schiacciarsi su Trump” che, a suo avviso, “ha un problema di credibilità, perche’ dopo i negoziati sul nucleare con l’Iran ha apertamente appoggiato Israele”.

Intanto, Giorgia Meloni presiede un vertice in videoconferenza per valutare le conseguenze dell’escalation militare in Medio Oriente. Ci sono Tajani, l’altro vicepresidente Matteo Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e i vertici dell’intelligence italiana.

Si afferma in una nota di Palazzo Chigi: “Nel corso della riunione, si sono registrati con preoccupazione i rapporti dell’AIEA che hanno trovato l’Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi nucleari”. “In questo quadro – prosegue il comunicato – è stato riaffermato il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali ospitate a Roma, e sottolineato come una soluzione diplomatica debba restare l’obiettivo prioritario”.

Infine, l’annuncio che “il Governo italiano continuerà a lavorare con tutti i partner per promuovere una de-escalation e per garantire al meglio la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani presenti nella regione”. Per cui, “il coordinamento è convocato in forma permanente per assicurare un monitoraggio costante della situazione che permetta in ogni momento di adottare le misure che si rivelino necessarie”.

Dopo il vertice un lungo pomeriggio di telefonate per Meloni, che inizia con Donald Trump, Ursula von der Leyen e Friedrich Merz, e si conclude con il colloquio con Benjamin Netanyahu. A tutti gli interlocutori, la presidente del Consiglio esprime la disponibilità dell’Italia a intraprendere ogni azione che possa favorire “una soluzione diplomatica”, come già fatto con le due tornate negoziali tra Iran e Stati Uniti, che si sono tenute a Roma.

Nel corso del colloquio con il premier israeliano, poi, Meloni “condivide la necessità di assicurare che l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare, auspicando al contempo che gli sforzi condotti dagli Stati Uniti per giungere ad un accordo possano ancora avere successo”. A Netanyahu, viene sottolineato, il premier ribadisce ancora una volta l’urgenza di garantire l’accesso dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile della Striscia di Gaza.

Nel corso della giornata, Meloni ha contatti telefonici anche con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohamed bin Salman Al Saud; re Abdallah II di Giordania; il sultano dell’Oman, Haytham bin Tariq Al Said, e Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, confrontandosi su come lavorare insieme per favorire una soluzione diplomatica. Che è l’obiettivo numero uno del governo di fronte all’esplodere di un nuovo e ancora più insidioso fronte di guerra.

Ma la maggioranza di governo a differenza del Pd di Schlein nella ricerca della de-escalation tiene dritta la barra che si poggia sulla netta condizione di base che è la difesa dei valori dell’Occidente che Israele rappresenta.

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