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G7 Hiroshima

Perché i risultati del G7 a Hiroshima non sono banali

I leader dei 7 Paesi hanno, per la prima volta da diversi anni, affrontato in modo unito e deciso tutti i temi in agenda e hanno preso delle posizioni chiare. Il punto di Chiara Oldani sulla chiusura del G7 in Giappone

 

Il G7 a guida giapponese si è chiuso a Hiroshima con dei risultati politici davvero rilevanti, se guardiamo al documento finale. I leader dei 7 paesi hanno, per la prima volta da diversi anni, affrontato in modo unito e deciso tutti i temi in agenda e hanno preso delle posizioni chiare. I leader dei paesi che sono stati invitati al meeting, India, Brasile e molti altri, sono considerati alleati strategici, attivamente coinvolti nelle soluzioni di complesse problematiche. Oltre al sostegno all’Ucraina, queste coinvolgono anche le tensioni tra la Cina e Taiwan, tra Israele e Palestina, in Afghanistan, in Sudan e tra il Kosovo e la Serbia; pacificazione, ricostruzione e diplomazia.

Le risorse messe sul piatto hanno una destinazione chiara; $600 miliardi entro il 2027 per finanziare, insieme a capitali privati, le infrastrutture dei paesi in via di sviluppo al fine di ridurre il loro gap con i paesi avanzati. $100 miliardi annui dal 2020 al 2025 in fondi di finanza destinati al clima per raggiungere gli obiettivi dell’Agenza 2030. Altri fondi per la lotta alla fame e alle malattie endemiche, come la malaria.

Una tale coesione politica tra i 7 paesi non si osservava da tempo; pandemia a parte, le tensioni americane create della precedente presidenza repubblicana limitavano le opportunità di coordinamento e hanno ridotto progressivamente il peso politico globale degli Stati Uniti, che ha raggiunto il punto minino con l’abbandono dell’Afghanistan. Joe Biden, politico navigato e abile, ha ricostruito una leadership forte in poco tempo; ora dovrà tornare a Washington a gestire un debito pubblico monstre. Il presidente francese Emmanuel Macron ha sfruttato il palco giapponese per rilanciare un piano industriale che dovrebbe ridurre la dipendenza industriale dalla Cina, questione su cui tutti concordano tranne, forse, i rappresentanti (uscenti) dell’UE. Il presidente giapponese Kishida ha dato sfoggio delle molte virtù, non solo economiche, del Paese leader in Asia. Mentre il nostro primo premier donna era su tutte le testate mondiali, le foto della Romagna allagata distoglievano l’attenzione sul suo operato. Giorgia Meloni ha dovuto lasciare prima del termine i lavori per rientrare a Roma e prendere parte al consiglio dei ministri straordinario.

La strada verso la Puglia, regione del Sud Italia sede del G7 2024, è aperta e i temi della Presidenza italiana saranno probabilmente in continuità con quelli del 2023. Stabilizzazione geopolitica, lotta al cambiamento climatico, rafforzamento dell’economia e della diplomazia, per affermare il ruolo di leadership politica del 7 paesi.

La scelta del periodo del prossimo meeting dei leader del G7, la seconda metà di giugno 2024, è però rilevante poiché si saranno già tenute le elezioni europee, ma non si avrà ancora la nomina dei rappresentanti dell’Unione, che partecipano al meeting. Italia, Germania e Francia non hanno nascosto le loro perplessità sulle stringenti regole climatiche che l’UE sta implementando, che rischiano di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili per creare quella dalle batterie cinesi.

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