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Perché è insensato parlare della riapertura del Forlanini a Roma

Il "Senno di Po", l'audio-blog di Ruggero Po, con il segretario generale della giunta della Regione Lazio, Andrea Tardiola

Il “Senno di Po”, l’audio-blog di Ruggero Po, con il segretario generale della giunta della Regione Lazio, Andrea Tardiola

 

“Chi chiede oggi la riapertura dell’ex Forlanini asseconda la pancia delle persone, giustamente preoccupate della straordinaria e difficile situazione sanitaria, ma non offre nessuna soluzione vicina alla realtà”. Così scrive in un lettera aperta il Collegio di direzione dell’azienda ospedaliera San Camillo-FORLANINI di Roma: “Leggiamo in questi giorni di iniziative, mozioni e petizioni aventi ad oggetto la riapertura dell’ex ospedale, chiuso 5 anni fa dopo una dismissione iniziata 12 anni, fa quale risposta all’emergenza Covid, ma già all’epoca il nosocomio non rispondeva più ai requisiti strutturali ed organizzativi necessari a garantire l’erogazione di prestazioni ad alta complessità assistenziale”. “Chi oggi, quasi non curante del grave momento che l’intero Paese sta vivendo sotto il profilo sociale, economico e soprattutto sanitario, chiede la riapertura del FORLANINI – evidenzia la lettera – lo fa non conoscendo sia lo stato attuale del presidio, né i principi sui quali oggi si basano i progetti di realizzazione di moderni e funzionali plessi ospedalieri. Riteniamo oggi per il bene del nostro Paese – e in particolare dei cittadini della nostra Regione – dannoso e strumentale dare spazio a un bisogno nostalgico qual è ‘la riapertura del FORLANINI’ evocando il ritorno di qualcosa che realmente non esiste. La battaglia che l’intero sistema sanitario sta combattendo contro la diffusione del virus si consuma giorno per giorno, ora dopo ora”. “In questo scenario difficile che vede noi professionisti – ognuno per la propria funzione schierata in una lotta collettiva – ci chiediamo – scrive il Collegio – come sia possibile anche solo ipotizzare di poter destinare risorse umane ed economiche per riaprire una struttura obsoleta con nessuna potenzialità funzionale attuale e prospettica. Siamo invece consapevoli del grande sforzo che la Regione Lazio sta compiendo in queste ore critiche, mettendo in campo una macchina organizzativa in grado di fronteggiare la diffusione del Covid per la tutela della salute dei nostri cittadini”.

“In questa ottica chiediamo di ampliare l’investimento di responsabilità nei confronti del nostro ospedale. Una struttura già nell’ordinario capace di risponde a quanto richiesto nell’ambito delle iniziative regionali di gestione emergenziale Covit, e – a fronte di investimenti finalizzati- immediatamente pronta ad ampliare e rafforzare il proprio contributo”, ricorda la lettera. “Se altri sforzi e investimenti andranno fatti, devono essere destinati al nostro ospedale che superata l’emergenza Covit saprà nel tempo valorizzare gli stessi nell’ordinaria assistenza ai nostri pazienti”, concludono i firmatari della lettera: Francesco Musumeci; Pier Luigi Marini; Giuseppe Maria Ettorre; Maria Giovanna Salerno; Gianluca Bellocchi; Paola Grammatico; Vittorio Donato; Lucia Grillo; Roberto Faggiani; Roberto Cianni; Angelo Longo; Lucia Mitello; Cinzia Monaco; Marcello Valensise; Paolo D’Aprile; Miriam Piccini e Francesca Puglia.

“La sindaca Raggi ha la memoria corta e continua ad affermare cose inesatte. Vogliamo ricordarle che la sanità del Lazio è uscita dal commissariamento solo 2 mesi fa. Rimettere a posto i conti, dopo i guasti delle precedenti giunte Storace-Polverini è stato un percorso lungo e doloroso di razionalizzazione che ha raggiunto l’obiettivo grazie all’operato attento e minuzioso della giunta Zingaretti”. Così in una nota il gruppo del Pd Capitolino. “La proposta di rimettere in sesto il FORLANINI per l’emergenza coronavirus è una evidente sciocchezza, anzi da una sindaca, in queste ore difficili, appare più come una inutile provocazione. Cara Raggi te lo ripetiamo ancora una volta: per rimettere in sesto il FORLANINI, come affermano gli stessi tecnici che per decenni ci hanno lavorato, servirebbero anni e molti milioni. – continua la nota – In questa fase servono strutture operative in 10 giorni. Insistere su una proposta del tutto irrealistica è solo pretestuoso. Cara sindaca le ricordiamo che proprio per i problemi strutturali del nosocomio i malati vennero spostati per metterli in sicurezza, quando lei non era ancora neanche consigliera comunale, nei nuovi padiglioni del San Camillo”.

“Se la sua proposta mira a realizzare un ospedale da campo nei giardini del FORLANINI, forse questo è possibile, ma prima di arrivare a quel punto è meglio esperire altre strade come l’apertura dei Covid, giunti ora e a quota 5 a cui si aggiungerà presto anche l’ospedale del Celio. – prosegue la nota del Pd Capitolino – Insistere sull’indicazione di strutture seriamente compromesse con evidenti infiltrazioni d’acqua e impianti inutilizzabili non rende merito alla sua intelligenza e lancia messaggi fuorvianti. Durante la presidenza di Renata Polverini per tenere aperti pochissimi reparti, come radiologia centrale, malati terminali e medicina nucleare, il dg dell’epoca affermava che erano necessari 20 milioni di euro l’anno. “Le grandi strutture a corpo unico, afferma chi ha lavorato al FORLANINI, hanno altissimi costi di manutenzione. Per questo motivo si è data priorità allo Spallanzani e al San Camillo, che da tempo sono le due eccellenze che hanno ereditato molte delle funzioni allora svolte nel FORLANINI. La preghiamo vivamente di rinunciare a polemiche sterili e alle menzogne e pensi a fare qualcosa di utile per la città dopo che per 4 anni Roma ha vissuto nell’abbandono, immersa nell’immondizia, con trasporti pubblici del tutto inefficienti, – conclude la nota – con strade accidentate per le buche e il verde pubblico ridotto a giungla urbana. Sindaca pensi al suo lavoro, ogni istituzione oggi è chiamata a fare bene la sua parte. Quindi anche lei si sbrighi e adotti rapidamente tutti gli atti votati in Assemblea Capitolina venerdì 13 u.s. in merito alle misure urgenti per affrontare la grave emergenza cui è sottoposta Roma”.

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