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Perché è fragilina la fiducia incassata da Theresa May

Il Punto di Daniele Meloni

 

Come prevedibile, Theresa May ha superato indenne la mozione di sfiducia alla Camera dei Comuni. La maggioranza Tories-Unionisti Nordirlandesi ha retto l’urto del voto contrario sulla Brexit. Ma non c’è un attimo di respiro per il Primo Ministro, che entro lunedì deve presentare il suo Piano B per l’uscita del Paese dall’Unione Europea.
La maggioranza ha salutato con favore l’esito della votazione ai Comuni, che ha visto 325 “no” opporsi ai 306 “sì” sulla mozione di sfiducia presentata dai laburisti.

Gli Unionisti hanno subito rimarcato come i loro 10 MPs siano stati decisivi per tenere vivo il Governo, e hanno ribadito nei colloqui con il Primo Ministro, come la risoluzione della questione riguardante il confine nordirlandese sia fondamentale per loro.

A uscire scornato dalla giornata di ieri è stato il Leader dell’Opposizione, Jeremy Corbyn. Il suo obiettivo di sfiduciare il Governo e ottenere nuove elezioni è andato in frantumi. In più, 71 deputati laburisti hanno firmato una lettera in cui chiedono un nuovo referendum, in aperto contrasto con la linea – definita dell’ “ambiguità costruttiva” – di Corbyn. Non è sfuggito però ai seguaci del segretario laburista l’atteggiamento ondivago dei Tories, che, il giorno prima avevano votato in massa contro il loro Governo sul tema cruciale di questa legislatura.

Dall’account Twitter di Momentum, il gruppo di volontari corbynistas duri e puri, sono partiti centinaia di tweet ai 118 parlamentari conservatori che hanno votato la fiducia a May, dopo avere mandato gambe all’aria il suo accordo sulla Brexit con Bruxelles. “Scusi Onorevole – recitava il tweet simile inviato a tutti i deputati Tories – come può avere votato contro Theresa May sulla Brexit ieri, e oggi averle dato la fiducia?”. Corbyn è stato, tra l’altro, l’unico leader a non partecipare alle consultazioni convocate da May nel suo ufficio ai Comuni dopo avere ottenuto la fiducia dell’aula.

Quanto durerà ancora Theresa May come Primo Ministro? La doppia fiducia ottenuta prima a dicembre dai suoi deputati, e ieri, dalla sua maggioranza, è più fragile di quanto si pensi. Certo, il regolamento interno al partito prevede che nessuno per un anno possa sfiduciarla. Ma se sulla Brexit sarà ancora troppo incline ad ascoltare i diktat di Bruxelles, e se il nuovo accordo sarà bocciato, non è detto che i Tories la convincano a gettare la spugna.

Ieri in aula, il Ministro dell’Ambiente, Michael Gove, ha canzonato Corbyn dicendo che il suo vice, Tom Watson, nel suo discorso non l’ha mai citato come possibile futuro Primo Ministro del Regno Unito. May l’ha applaudito a lungo. Sul suo blog, il noto opinionista John Rentoul ha scritto: “Applausi scroscianti di May a Gove. Stava già applaudendo il nuovo Primo Ministro?”. Chissà. Un nome per il futuro post-May? Quello del Ministro degli Esteri, Jeremy Hunt.

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