Siamo all’antivigilia. Purtroppo, non di un bell’evento natalizio ma dell’Armageddon. Mercoledì in Parlamento si consumerà forse l’ultimo atto del Governo Draghi, o magari il primo giorno del suo bis.
La situazione ad ora non è chiara ma neanche completamente incomprensibile. Il Movimento 5 Stelle è nel caos più completo, paragonabile ai frammenti che seguono una serie di esplosioni. Di qui l’oscurità situazionale.
Mentre Pd, Renzi e Calenda pongono lo scottante e motivato tema economico e finanziario di una necessaria continuità draghiana, coniugata in un appello al sinistro “non mollare!”, Fratelli d’Italia alza la barricata della coerenza sul ricorso immediato ad elezioni repentine.
Come si è capito immediatamente al nascere della crisi, l’ago della bilancia e la decisione ultima su questa importante vicenda politica cade nel dialogo e nelle volontà di Salvini e Berlusconi.
Forza Italia e la Lega devono, in fin dei conti, optare per mantenere in vita la maggioranza Draghi o cominciare definitivamente a lavorare per il centrodestra elettorale e probabilmente di governo del futuro.
Un’interessante considerazione è venuta da Fedele Confalonieri che sul Corsera ha consigliato al fraterno amico Berlusconi di puntare sulla Meloni e sull’avvenire di un partito conservatore.
Vale la pena prendere in seria considerazione questa indicazione, non soltanto per l’autorevolezza della voce ma anche per le cose stesse che sono richiamate.
È vero che il nostro paese è economicamente commissariato; è vero che la mostra sovranità è strutturalmente limitata. Ma questa nota situazione rende ancora più necessario che i negoziatori politici della causa nostrana siano avvocati della difesa e non magistrati dell’accusa.
Fuori di metafora, un partito conservatore, specialmente a guida Meloni e con una salda alleanza di centrodestra, sicuramente non avrà la bacchetta magica sui conti disastrosi dello Stato, ma permetterà di presentarci con una forza democratica e compatta di governo ai vari momenti della verità che ci attendono. Anche per la sinistra un quinquennio di opposizione farebbe meglio di ogni reiterato e richiamato senso delle istituzioni. Si cresce quando si deve riorganizzare se stessi, non quando ci si nasconde sotto la coltre del timore e della paura: vale nella vita e vale ancor più in politica.
Oggi all’Italia serve stabilità, al centrosinistra serve fare opposizione e al centrodestra serve governare. Il resto non ha stelle.
Confalonieri, insomma, ha ragione: meglio quaranta giorni di tentazioni elettorali nel deserto, se poi ci possiamo trovare a Natale con un governo forte, compatto, democratico e conservatore.
Se Meloni ha da essere, ebbene che Meloni sia. Prima è, meglio è. Presto e bene.