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Governo Meloni

Perché concordo con Fedele Confalonieri sul partito conservatore

L'analisi del professore Benedetto Ippolito, storico della filosofia

 

Siamo all’antivigilia. Purtroppo, non di un bell’evento natalizio ma dell’Armageddon. Mercoledì in Parlamento si consumerà forse l’ultimo atto del Governo Draghi, o magari il primo giorno del suo bis.

La situazione ad ora non è chiara ma neanche completamente incomprensibile. Il Movimento 5 Stelle è nel caos più completo, paragonabile ai frammenti che seguono una serie di esplosioni. Di qui l’oscurità situazionale.

Mentre Pd, Renzi e Calenda pongono lo scottante e motivato tema economico e finanziario di una necessaria continuità draghiana, coniugata in un appello al sinistro “non mollare!”, Fratelli d’Italia alza la barricata della coerenza sul ricorso immediato ad elezioni repentine.

Come si è capito immediatamente al nascere della crisi, l’ago della bilancia e la decisione ultima su questa importante vicenda politica cade nel dialogo e nelle volontà di Salvini e Berlusconi.
Forza Italia e la Lega devono, in fin dei conti, optare per mantenere in vita la maggioranza Draghi o cominciare definitivamente a lavorare per il centrodestra elettorale e probabilmente di governo del futuro.

Un’interessante considerazione è venuta da Fedele Confalonieri che sul Corsera ha consigliato al fraterno amico Berlusconi di puntare sulla Meloni e sull’avvenire di un partito conservatore.
Vale la pena prendere in seria considerazione questa indicazione, non soltanto per l’autorevolezza della voce ma anche per le cose stesse che sono richiamate.

È vero che il nostro paese è economicamente commissariato; è vero che la mostra sovranità è strutturalmente limitata. Ma questa nota situazione rende ancora più necessario che i negoziatori politici della causa nostrana siano avvocati della difesa e non magistrati dell’accusa.

Fuori di metafora, un partito conservatore, specialmente a guida Meloni e con una salda alleanza di centrodestra, sicuramente non avrà la bacchetta magica sui conti disastrosi dello Stato, ma permetterà di presentarci con una forza democratica e compatta di governo ai vari momenti della verità che ci attendono. Anche per la sinistra un quinquennio di opposizione farebbe meglio di ogni reiterato e richiamato senso delle istituzioni. Si cresce quando si deve riorganizzare se stessi, non quando ci si nasconde sotto la coltre del timore e della paura: vale nella vita e vale ancor più in politica.

Oggi all’Italia serve stabilità, al centrosinistra serve fare opposizione e al centrodestra serve governare. Il resto non ha stelle.

Confalonieri, insomma, ha ragione: meglio quaranta giorni di tentazioni elettorali nel deserto, se poi ci possiamo trovare a Natale con un governo forte, compatto, democratico e conservatore.

Se Meloni ha da essere, ebbene che Meloni sia. Prima è, meglio è. Presto e bene.

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