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importante vincere

Perché alle Olimpiadi è importante vincere

“Quando l’importante vincere” di Andrea Goldstein letto da Tullio Fazzolari

Più esplicito e più tempestivo di così il premier indiano Narendra Modi non poteva essere. Già dieci mesi prima che iniziassero le Olimpiadi di Parigi ha dichiarato senza mezzi termini che il suo paese non s’accontenta più di buone prestazioni sportive ma “vuole medaglie e vittorie”. Qualcuno forse potrebbe apprezzare la sincerità di Modi dettata sicuramente da una sorta di orgoglio patriottico. Ma le sue parole sono l’ennesima conferma che quasi tutti hanno dimenticato la celebre massima del barone de Coubertin secondo il quale ai giochi olimpici “l’importante è partecipare”. Le Olimpiadi sono diventate tutt’altra cosa e lo sport rischia d’essere la facciata per interessi economici e disegni politici.

Andrea Goldstein con “Quando l’importante  vincere” (Il Mulino, 176 pagine, 13 euro) svela segreti e misteri dei giochi olimpici. E c’è di tutto: episodi frequenti di corruzione, casi di doping a volte puniti e altre invece no, interessi di sponsor e multinazionali, manovre alquanto disinvolte di numerosi governi. Quanto basta per far impallidire i mitici cinque cerchi colorati che sono il simbolo delle Olimpiadi. Dovevano essere il tempio dello sport, un grandioso palcoscenico riservato a chi lo pratica per passione e non ai professionisti ben pagati. Ma i cosiddetti dilettanti sono una razza pressoché estinta.

Chi vince una medaglia riceve quasi sempre un premio in denaro dal proprio paese. La cifra varia a seconda della generosità di ciascun governo o comitato olimpico nazionale. Entro limiti ragionevoli un riconoscimento più concreto a chi ha ben figurato dopo migliaia di ore di allenamento ci può stare ma resta clamoroso il caso dell’atleta saudita premiato con circa un milione di euro per aver vinto una medaglia d’argento. Il business, quello vero, sta altrove.

Le Olimpiadi, come scrive Andrea Goldstein, costano “un botto” e la spesa per ospitarle è costantemente in crescita: da una media di 1,2 miliardi di dollari all’epoca dei giochi di Tokyo e Monaco di Baviera si è arrivati ai 7,2 miliardi delle Olimpiadi più recenti. E quelle di Atene, Montreal e Londra sono state le più costose in assoluto. Mai una previsione di investimenti è stata rispettata. Nel caso di Londra la spesa finale ha raggiunto i 9,3 miliardi di sterline contro i 4 inizialmente preventivati. E talvolta, come sottolinea Goldstein, finiti i giochi non restano che infrastrutture di nessuna utilità come il velodromo di Roma poi demolito. Nonostante ciò governi nazionali e città hanno sempre fatto di tutto per ottenere l’assegnazione delle Olimpiadi. E pur di vincere si mobilitano i grossi calibri. Alla riunione di Singapore per decidere dove tenere i giochi del 2012 scesero in campo Chirac e Hillary Clinton ma la vittoria andò a Tony Blair. Quanto alla Cina, che ottenne l’assegnazione per il 2008, restano fondati sospetti che abbia comprato il voto favorevole dei delegati CIO di alcuni paesi africani. Ammesso e non concesso che ormai “l’importante è vincere” sarebbe meglio farlo in maniera più sportiva.

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