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lettere mogli

Perché aleggia l’ipocrisia sulle lettere di Melania Trump, Olena Zelenska e Emine Erdoğan

Le lettere delle mogli, sempre concretamente solidali con i loro partner, sembrano pateticamente inutili. L’intervento di Alessandra Servidori

Le lettere che le tre mogli dei “capi” (Trump, Zelensky e Erdogan) si sono scambiate e hanno inviato a loro volta in difesa dei bambini trucidati appaiono come iniziative di supporto ai vari premier occupati a dialogare con le bombe, mentre tacciono le consorti di Putin e Netanyahu ovviamente restie a intervenire.

Per cercare di capire sotto il profilo simbolico le iniziative delle tre signore, mi pare un tentativo di ammorbidire la ferocia di guerre che colpiscono e annientano soprattutto intere generazioni di piccoli, cercando di far emergere i sentimenti sulla ragione su un terreno dove le ideologie e il potere offuscano la mente degli uomini di Stato.

Ma l’ipocrisia aleggia poiché non vi è guerra in cui il desiderio di potere non cerchi di giustificarsi con motivazioni nobili e ideali. Le guerre in corso sono combattute soprattutto sul piano economico e culturale. Vero è che la minaccia della guerra nucleare è uno dei motivi che costringe le maggiori potenze a dare prova di prudenza, ma anche a sfidarsi con accordi neanche troppo nascosti di dominio e siamo consapevoli di credere che le parole di Papa Leone – per quanto intelligente e accattivante – possano davvero influire sul modo in cui gli Stati perseguono sulla scena internazionali interessi difficilmente conciliabili.

Dunque le iniziative delle mogli sempre concretamente solidali con i loro partner, sembrano pateticamente inutili e addirittura irritanti poiché di fronte a tanta ferocia, sarebbe utile invece cercare di incontrarsi coraggiosamente e difendere i piccoli vittime di sterminio in ogni guerra. Ovviamente senza presunzione di completezza ma con una iniziativa meno sterile. E’ il momento adesso di far muovere le organizzazioni femminili con obiettivi che peraltro sono stati precedentemente condivisi .Come componente del gruppo di lavoro del CIDU ( Comitato interministeriale diritti umani) donne pace e sicurezza è utile ricordare che a livello internazionale ci siamo impegnati come Paese nel promuovere la piena, equa ed efficace partecipazione delle donne in tutti i processi negoziali e a tutti i livelli decisionali (locale, nazionale ed internazionale) volti alla prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti armati.

Ci siamo impegnati nella difesa dei diritti fondamentali delle donne così come prescritto dalle Convenzioni internazionali, ed in particolare nella condanna di ogni forma di violenza di genere in situazioni di conflitto armato o di emergenza umanitaria. Su questo tema si è sviluppata una filiera parallela di Risoluzioni negli anni, tra cui l’importante Ris. 1820 del 2008. Ci siamo impegnate a perseguire l’incriminazione degli individui che commettano violenza contro le donne e i bambini, il rafforzamento della tutela delle donne nella legislazione nazionale e il sostegno alle organizzazioni femminili a livello locale.

Infine vogliamo l’adozione di una prospettiva di genere nelle azioni di assistenza umanitaria. Ecco su queste azioni sarà utile muoversi anche per coerenza visto che abbiamo sottoscritto gli impegni in consessi autorevoli che valgono moto di più che uno scambio opportunista di lettere ancillari.

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