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Pd spiazzato da Papa e Calenda

Dossier migranti, casi Lombardia e Lazio, offensiva M5S e attivismo di Calenda su Moratti. Tutte le spine del Pd. La nota di Paola Sacchi

 

Dopo esserne stato contestato per il sostegno all’Ucraina e la conferma dell’asse euro-atlantico, il Pd di Enrico Letta si ricongiunge ai “pacifisti” anti-Nato nella “guerra” al governo Meloni sull’immigrazione clandestina.

L’esecutivo adotta come in passato la linea umanitaria per lo sbarco dei più fragili, ma linea ferma contro gli ingressi clandestini, a difesa dei confini nazionali, che sono anche europei. I provvedimenti dei ministri Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa) e Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti) impongono alle navi Ong la linea dell’accoglienza dei migranti nei Paesi di cui le imbarcazioni battono bandiera. È la richiesta all’Europa di assumersi le responsabilità nell’accoglienza perché “l’Italia non diventi il campo profughi”. Il braccio di ferro è in atto di fronte alle nostre coste.

Letta e il fronte della sinistra protestano contro “la linea illegittima, che viola i principi umanitari”. Ma l’esecutivo, con Crosetto, replica: “Da noi umanità e fermezza”. Il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, si reca a Catania per salire a bordo di una delle navi. Sembra lo scenario di sempre. Ma non è così. È la voce alta di Papa Francesco che rompe gli schemi. La voce del Papa si leva a difesa del governo Meloni, cui augura “il meglio”, cui dà atto di seguire i principi umanitari “per salvare vite” come in passato, e invita l’Europa a non lasciarlo solo. Il pontefice di ritorno dalla visita in Bahrein richiama gli altri Paesi della UE a accordi per la redistribuzione dei migranti, che non può avvenire solo con intese tra Italia, Spagna, Grecia e Cipro.

Sono parole, che escono dall’ambito dello scontro politico, ma che spiazzano in qualche modo la sinistra già sul piede di guerra per sfidare Piantedosi in parlamento e da sempre ritenutasi in una posizione di privilegiata interlocuzione con il pontefice.

Giorgia Meloni ringrazia anche per il messaggio di Papa Francesco di invito alla maggioranza a sostenere unitariamente l’esecutivo. Scrive il premier: “Ascoltiamo sempre con grande attenzione le parole del Santo Padre che sono un perenne monito alla saggezza e alla carità. E lo vogliamo ringraziare sentitamente per il suo incoraggiamento e soprattutto per il suo invito alla concordia nazionale e internazionale”. Per Meloni, “le grandi sfide che abbiamo davanti non si possono vincere se non unendo gli sforzi di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

Un grazie sentito al “Santo Padre” anche da parte di Salvini, la cui linea ferma gli è costata quattro processi, di cui alcuni in corso. Scrive il leader leghista, vicepremier e ministro delle Infrastrutture: “Grazie al Santo Padre per le parole di grande saggezza. L’Italia non può essere lasciata sola e non può accogliere tutti“.

Salvini fa “riferimento all’intervento di Papa Francesco sull’Unione Europea che ‘deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all’Italia e alla Spagna, la responsabilità di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge”.

Nel Mediterraneo è braccio di ferro, ma la maggioranza stavolta non registra distinguo. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e coordinatore di FI, sottoscrive la linea e richiama a sua volta la Ue al “rispetto delle regole”. “In Italia si entra solo in legalità e sicurezza”, scandisce il sottosegretario leghista all’Interno, Nicola Molteni. Giorgio Mulè (FI), vicepresidente della Camera, ricorda: “I confini dell’Italia nel Mediterraneo sono quelli dell”Europa”.

Sul Pd, intanto, si abbatte anche il caso Moratti. La ex vicepresidente della Lombardia, ex del centrodestra, annuncia la sua candidatura alle Regionali con il “terzo polo”. Carlo Calenda aggiunge che nel Lazio l’opzione sarà sull’assessore dem Alessio D’Amato, ma non vuole i Cinque Stelle. E in Lombardia ipotizza un ticket tra Letizia Moratti e il neo-senatore del Pd Carlo Cottarelli. Sembrano però i conti senza l’oste. Il Pd lombardo, con il coordinatore Vinicio Peluffo, gela Calenda: “Moratti non è un’opzione”. La Lega liquida con sarcasmo “Moratti che va a sinistra”. Si consolida la candidatura dell’attuale governatore Attilio Fontana. Mentre per il Pd, stretto a tenaglia tra Conte e “terzo polo”, nella sua linea zig-zag tra Ucraina e immigrazione clandestina, sembra essere ricominciato lo stesso giro dell’oca che lo portò alla sconfitta elettorale. Stavolta però sotto l’insidia egemonica di Giuseppe Conte.

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