Skip to content

orban

Perché bisogna parlare con Orban

Con Orban ha parlato persino il Papa (come insufficientemente evidenziato dalla stampa italiana), perché in questo momento il suo potenziale ruolo mediatore rispetto al conflitto russo-ucraino è prezioso. Il corsivo di Battista Falconi.

I nostri giornalisti e politici non sono peggiori dell’italiano medio ma ci si allineano perfettamente, il che è però un problema poiché, per il ruolo che svolgono, dovrebbero essere capaci di migliorarlo. Lo hanno confermato con l’arrivo di Viktor Orban, che ha incontrato la premier Meloni e il di lei vice Salvini suscitando uno scandalo e una sorpresa degni di Alice nel Paese delle meraviglie: “Il leader ungherese è contro l’Europa e filorusso! È contro l’Unione europea! E quei due gli parlano!”.

Citiamo per tutti Flavia Perina dalla Stampa: “Arriva dal vecchio amico Viktor Orban l’atto di delegittimazione più esplicito e bruciante che Giorgia Meloni ha dovuto subire nei suoi tre anni da premier… un’escalation di strappi dalla linea del governo di Roma e di Bruxelles… lo sfregio all’Europa”.

Che novità! Come la pensi Orban è stranoto. E anche come la pensino i due leader italiani. Meloni, sulla Russia, ha compiuto la conversione più coraggiosa e rischiosa della propria linea politica, inventandosi una furba semplificazione della resistenza ucraina all’invasione come patriottismo e addossando tutta la colpa a Mosca, sbrigativamente stigmatizzata come aggressore. Salvini è da sempre ancor più simpatizzante di Putin e ha comodamente ammantato questa sua fascinazione di pacifismo. Entrambi sono poi da sempre critici sull’Ue: il primo ministro si barcamena, avendo un suo fedelissimo in Commissione, il secondo ha le mani polemicamente più libere.

Riguardo all’Ue, poi, c’è un’annotazione supplementare. Più o meno tutti la criticano, quasi nessuno nega che si tratti di un’istituzione obsoleta, debole, ininfluente, costosa, farraginosa. Un carrozzone, come suol dirsi, più o meno lo stesso giudizio che si dà dell’Onu. Solo che molti leader, ex tali e opinionisti sostengono che, data la situazione, la cura sarebbe “rafforzare” queste istituzioni, per esempio portare l’Unione a livello compiutamente federale. Peraltro, Meloni arriva da un partito che a suo tempo scandiva nelle piazze lo slogan “Europa nazione rivoluzione”. Solo che questo refrain, quello stesso per il quale per esempio medici, Asl e ospedali chiedono più fondi per la sanità, rifiutando qualunque osservazione sul loro lavoro, sembra solo un tentativo di difesa corporativa. Un’auto-tutela nel proprio interesse, non in quello dei cittadini. Stiamo sciorinando una fiera delle ovvietà, lo capiamo bene, ma tali non paiono ancora per i nostri ingenui (definiamoli così, per benevolenza) opinion leader.

Ma soprattutto, con Orban ha parlato persino il Papa, come insufficientemente evidenziato dalla stampa italiana, perché in questo momento il suo potenziale ruolo mediatore rispetto al conflitto russo-ucraino è prezioso.

Non c’è nulla di nuovo sotto il Sole, roba stranota. Così come la posizione del governo e del suo capo verso i “cattivi” con i quali, come dice lei, è ancor più utile parlare per cercare di risolvere i non pochi problemi del nostro pianeta: incontrarsi con amici con cui vai perfettamente d’accordo lo è molto meno. Xi Jinping è un sincero democratico? E Modi, Lula, Maduro, Al Sisi, Erdogan? La geopolitica è piena di dittatori e autocrati, piccoli e grandi, se rifiutassimo loro i colloqui la diplomazia chiuderebbe bottega. Trump strizza l’occhio persino a Kim, il famigerato Cicciabomba nord-coreano. Oppure pensiamo a Milei, che l’hanno pure premiato di nuovo col voto (possibile che gli argentini non leggano Repubblica e non guardino La7? Nemmeno quelli di origine italiana?).

Torna su