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Guerra

Il Papa sull’Ucraina mi pare un po’ trumpiano

Che cosa ha detto e che cosa ha lasciato intendere Papa Francesco su Ucraina, Russia e non solo. I Graffi di Damato

Nella modesta attesa di tanti di vedere che bandiera sventolerà domani in Abruzzo, quella di Giorgia Meloni con la conferma del presidente regionale uscente di centrodestra, o quella di Giuseppe Conte, più che di Elly Schlein, con la vittoria del concorrente di un campo che l’uno chiama “giusto” e l’altra “largo”, la realtà ci obbliga a vedere un’altra bandiera che sventola sullo scenario internazionale, Ed è a sorpresa quella bianca della resa consigliata in una intervista dal Papa al presidente ucraino Zelensky per trattare con Putin, piuttosto che preparare un’altra controffensiva con gli aiuti reclamati dall’Occidente dopo quella sostanzialmente mancata o fallita dello scorso anno,

Con l’impietosità dell’ironia vignettistica Stefano Rolli sul Secolo XIX fa sventolare come bandiera bianca la stessa figura del Pontefice avvolta nella sua tonaca dello stesso colore.

Contemporaneamente L’Osservatore Romano propone su tutta la sua prima pagina un Papa quaresimale che confessa sovrastato dal titolo su Dio che “non si stanca mai di perdonare”, E il perdono questa volta riguarda non la penitente ripresa dal giornale della Santa Sede ma Putin. Che il Papa allo scoppio del conflitto, due anni fa, sembrò considerare responsabile dell’aggressione e deciso, con l’appoggio del Patriarca di Mosca, a “denazificare” e moralizzare un’Ucraina troppo attratta dal modello occidentale di vita. Evidentemente il Papa ha cambiato idea, non avendola nel frattempo cambiata Putin, che ha continuato la sua guerra minacciando anche il ricorso alle armi nucleari per venirne a capo.

Nei “quattro passi di pace” su cui titola Avvenire occupandosi anche delle parole e degli interventi del Papa sì intravvede, oltre alla bandiera bianca di Zelensky, quella di Israele a Gaza per interrompere l’offensiva di reazione al pogrom dei terroristi palestinesi di Hamas del 7 ottobre.

Di fronte ad un’America tentata dal disimpegno internazionale dell’ex presidente Donald Trump, in vantaggio nei sondaggi su quello uscente Joe Biden, l’Europa sembrava tentata invece da un maggiore impegno contro dittatori e terroristi. “L’Europa stavolta – scrive Paolo Mieli sul Corriere della Sera – non può permettersi chiacchiere a vuoto, non può consentirsi di dire per poi diasdire, deve assumere decisioni immediate che consentano a Zelensky di riprendere in mano l’iniziativa. O quantomeno non soccombere Ma lo deve fare entro il prossimo 5 novembre, giorno n cui Biden sarà forse costretto a uscire di scena., Non oltre”.

Ma il Papa non sembra proprio in sintonia con questa Europa auspicata da Mieli. Tutt’altro. Sembra un Papa piuttosto trumpiano. L’opposto forse di quello che sarebbe stato al suo posto il compianto Giovanni Paolo II, il Pontefice polacco che volle e seppe mettere nell’angolo l’Unione ancora Sovietica.

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