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Palestinesi Via Da Hamas Lasciano Gaza

I palestinesi non vogliono morire per Hamas

Che cosa emerge dalle corrispondenze dalla Striscia di Gaza

Buone notizie finalmente dal Medio Oriente, anche a costo di scandalizzarvi o di essere scambiato per un pazzo da chi, come me stesso d’altronde, era ieri inorridito a vedere sul Giornale la foto di quel neonato ebreo in fasce crivellato di colpi, e forse pure decapitato, dai terroristi palestinesi penetrati sabato scorso in territorio israeliano dalla striscia di Gaza. O striscia di sangue, stampata in rosso da qualche giornale per denunciare quello che vi sta scorrendo e scorrerà forse ancora di più nei prossimi giorni per il ritorno delle truppe ritirate a suo tempo da Sharon nella illusione di una pacificazione.

Quelle file di poveri Cristi in fuga, in esodo e quant’altro con i loro familiari, le loro cose e animali fra macerie, o auto in sosta e palazzi ancora in piedi, obbedendo agli appelli di chi vorrebbe risparmiare le loro vite e disobbedendo invece agli ordini cinici di chi vuole che restino per continuare a fare da scudi umani alle milizie e centrali sotterranee di guerra, mi fanno tornare a credere che davvero i palestinesi non siano Hamas e viceversa.

Quelle file di gente disperata eppur vogliosa di vivere e lasciar vivere smentiscono la paura avvertita quando i terroristi si sono vantati di avere preparato per due anni il sabato 7 ottobre 2023 e a molti di noi, credo, è venuto spontaneo chiedersi come mai nessuno in tanto tempo si fosse accorto di nulla e avesse avvertito il bisogno di scappare e parlare in coincidenza con l’incredibile debolezza dei pur mitici servizi segreti israeliani.

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 Mi consola leggere sul Foglio l’inviata che scrive così del primo venerdì seguito a sabato scorso: “A Gerusalemme c’è il silenzio, e questa quiete -per Hamas- è sinonimo di sconfitta. Il venerdì della preghiera non è stato il grande venerdì della rabbia. L’appello dei terroristi rivolto a tutti i palestinesi per incendiare la città e la Cisgiordania non ha attecchito e il messaggio è: i palestinesi non sono disposti a morire per Hamas, e Hamas non incarna la causa palestinese. Questa non è la nostra guerra”. E non sarà necessaria una guerra come quella di un’ottantina d’anni fa per combattere un altro Olocausto.

Di fronte a queste notizie o sensazioni  provenienti dal Medio Oriente sorrido ai teatrini della politica italiana, come quello dei tribunali che si passano la palla- da Catania a Firenze e ora a Potenza- nella partita contro il governo per disapplicare il cosiddetto decreto Curto sull’immigrazione e delegittimarlo al posto della silente Corte Costituzionale. Alla quale si è deciso ieri a richiamarsi il sottosegretario a Palazzo Chigi, e magistrato, Alfredo Mantovano. Ma se la Corte Costituzionale è silente, in attesa che qualcuno l’investa finalmente del problema, la Camera non è da meno. Ieri a discutere del problema nell’aula di Montecitorio erano in due soltanto. Ha avuto molta buona volontà Il Messaggero a titolare: “Migranti, altolà ai giudici: debbono applicare le leggi”, non disattenderle.

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