Non vorrei apparire blasfemo. Ho ricevuto nei giorni scorsi diverse comunicazioni in cui si ricordavano gli effetti miracolosi delle preghiere dei rosari, ritenute tra l’altro capaci di condizionare l’esito di alcuni conflitti a favore dei cristiani ma soprattutto di ottenere la pace. E ho ascoltato le dichiarazioni di esponenti politici che accreditano la tregua in fieri tra Israele e Hamas non ai tentativi diplomatici di Donald Trump ma ai “milioni” di persone che in tutto il mondo si sono mobilitate a tale scopo.
C’è un’analogia evidente tra chi crede nelle profezie della Madonna di Pompei o di Fatima e chi pensa che la Flotilla sia servita ad ammorbidire le parti ostili in Medio Oriente. Chiamiamola una confidenza o sopravvalutazione delle intenzioni. E la pace, in generale e tra Israele e palestinesi, è un obiettivo tanto importante e difficile da raggiungere che non importa certo a chi se ne attribuisca il merito. In parte, il discorso si riferisce anche ai notabili di Oslo che dovranno decidere a chi assegnare il Nobel, attenzionato quest’anno in modo particolare.
La storia dell’assegnazione del premio più famoso del mondo, sia per la pace sia per la letteratura, ma anche per la scienza, è da sempre controversa e contraddetta. Ne sono stati insigniti leader quanto meno cinici, di dubbio merito e ricercatori rei di militanza nazista, di derive razziste e anti-scientiste, di conclamati imbrogli ed esclusioni proprio per accaparrarselo in esclusiva. Dal cinico Kissinger alla triade Arafat, Peres e Rabin, sulla quale all’epoca si ironizzò e protestò molto, dal sopravvalutatissimo Obama a Luc Montagnier, sostenitore dell’omeopatia contro qualunque prova ed evidenza, da Lorenz a Watson, che fece fuori la collega Franklin. Fino a Ross, che congiurò al fine di negare all’italiano Grassi i meriti sulla ricerca per una profilassi contro la malaria, storia di cui si parla in un recente e bel libro di Paolo Mazzariello edito da Neri Pozza.
Nulla di male, quindi, se si crede che basti pregare con fede per cambiare le sorti del mondo, il che è in qualche misura vero anche per chi non è religioso, giacché chi si rivolge a Dio tende a disporre il proprio animo verso il meglio. E si modifica persino sul piano bio-psichico, ci dicono le ricerche scientifiche, al punto da poter agevolare la guarigione o il decorso di una propria malattia. Più prosaica e politicamente tendenziosa la tesi di chi sostiene che a convincere Netanyahu e Hamas a sedersi al tavolo siano stati i militanti di piazza, magari non proprio le frange che andavano a spaccare vetrine e tirare le uova contro i poliziotti. E che anche Flotilla abbia concorso all’esito auspicato, anziché ostacolarlo come qualcun altro sostiene.