Matteo Salvini assolto definitivamente. La Cassazione respinge il ricorso della Procura di Palermo alla Corte Suprema contro la sentenza in primo grado nel processo “Open Arms” di un anno fa – era quasi Natale anche allora – di assoluzione “perché il fatto non sussiste”. La formula più piena possibile, commentò allora l’avvocato, senatrice della Lega, Giulia Bongiorno. La stessa, avvocato difensore del leader della Lega, imputato da ministro dell’Interno del governo Conte/1, ora ministro delle Infrastrutture e Trasporti, vicepremier del governo Meloni, che dice: “Questo processo, fondato sul nulla (accusa: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, ndr), non sarebbe dovuto proprio iniziare”.
Sono quasi le 7 della sera quando la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel discorso in Senato in vista del Consiglio Europeo sull’Ucraina – dopo che il voto alla Camera ha fotografato la spaccatura delle opposizioni in ben 6 risoluzioni ed è emersa l’unità ancora una volta della maggioranza di governo, trovata sul no all’invio dei soldati italiani in Ucraina e sulla richiesta di non forzare sugli asset russi – chiama l’Aula all’applauso per il senatore Salvini. E pensare che la vicenda dell’invio a processo per Open Arms era proprio iniziata da qui.
Era una giornata afosa dell’estate del 2020 quando Salvini dalla stessa Aula fu mandato a processo, con il Sì della sx, di Iv di Matteo Renzi, decisivo ago della bilancia per il pollice verso, proprio mentre si rinnovavano le presidenze delle commissioni. Particolarmente attenzionata dai renziani la presidenza della commissione Bilancio alla Camera fino ad allora presieduta dall’economista leghista, Claudio Borghi.
Nelle ombre della sera romana, mentre Salvini era già tornato al suo Papeete, dove lo attendeva il figlio, la cronista vide di spalle un paio di figure davanti a lei che dicevano con tono sicuro: “Lo abbiamo sistemato”. Della serie: anche questa è fatta, in quanto a metodo di uso politico della giustizia da parte della sinistra contro gli avversari politici, da Craxi, Berlusconi a Salvini.
Era passato solo un anno dai giorni del Papeete tanto ridicolizzato ossessivamente dai Renzi e da tanti altri di sinistra. Seppur in realtà la spina al governo Conte/1 Salvini ufficialmente la tolse in un comizio a Pescara, tutto vestito, e non con un costume da bagno. Cosa che nella narrazione forzata moralistica di una opposizione, ricorsa alla forca ancora una volta, perché priva di argomenti, faceva molto gioco coreografico.
Pier Ferdinando Casini, senatore eletto come indipendente dal Pd renziano, fu l’unico di quel centrosinistra, perennemente in affanno e tutt’oggi irrisolto nella leadership e nella stessa identità, che platealmente si ribellò. “Oggi a Matteo, domani a me e noi. Qui viene colpita l’autonomia della decisione politica dal potere giudiziario”, ammonì secco.
Quel grave precedente, come lo definì sempre Casini, ha inciso così tanto sulla politica che, oltre che ad amareggiare la vita personale di Salvini e della sua famiglia, condizionò le stesse trattative per la formazione nel 2022 del governo di Meloni. Il leader leghista venne escluso dall’incarico di ministro dell’Interno. Se non è uso politico della giustizia questo, che altro deve accadere? Salvini sui social: difendere i confini nazionali non è un reato. La stessa cosa che scrive subito la premier Meloni.
A “Matteo” va “l’abbraccio” del leghista Lorenzo Fontana, presidente della Camera. Felicitazioni dal presidente del Senato, Ignazio La Russa. L’altro vicepremier, ministro degli Esteri, segretario di FI Antonio Tajani ricorda di essere stato sempre “convinto dell’innocenza di Salvini” e della validità del suo operato. Tajani sottolinea poi: “Ora con il governo andiamo avanti”. Suona anche questa come una indiretta risposta al governatore azzurro della Calabria, Roberto Occhiuto. Che ha dato vita alla “corrente” “In Libertà”, in una giornata in cui la “scossa liberale”, da lui richiesta, sembra però piuttosto essere venuta dalla definitiva assoluzione del segretario federale leghista.




